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Una visione davvero terrificante della crocifissione di Gesù

Jean-Leon_Gerome_Consummatum_est-1.jpg

Public Domain

Lucien de Guise - pubblicato il 27/02/21

Un'ombra della Croce è l'unica indicazione della barbarie che ha appena avuto luogo

I 40 giorni che Cristo ha trascorso nel deserto devono essere stati un tormento grande quasi quanto la crocifissione. Trovare immagini che combinino questi due aspetti delle ultime settimane di Nostro Signore è quasi impossibile.

Questo dipinto del 1867 ospitato nel Museo d’Orsay, a Parigi, mostra un senso di abbandono e isolamento nel deserto, ed è una delle mie evocazioni preferite delle crocifissione, con le ombre che offrono l’unica indicazione della barbarie che ha appena avuto luogo.

Jean-Leon_Gerome_Consummatum_est-1.jpg
Public Domain

L’artista, Jean-Léon Gérôme, conosceva bene la Terra Santa e ha deciso di rappresentare la morte di Cristo in un luogo che sembra selvaggio e remoto in modo innaturale. In lontananza si intravede la città di Gerusalemme. In primo piano ci sono le pietre della desolazione. Il tempo si adatta alla situazione, con nuvole tristi visto che “si fecero tenebre su tutto il paese fino all’ora nona” (Luca 23, 44-46).

Il sole è davvero oscurato, il che fa chiedere all’osservatore da dove venga la luce per gettare quelle forti ombre sui massi. È chiaramente celestiale. Tra la folla che va via, ci sono due individui che fanno un saluto romano alle tre figure. Potrebbero essere tra i primi gentili convertiti? Uno di loro è forse Longino? Entrambi i soldati hanno delle lance.

L’unica ombra che si può discernere chiaramente come quella di un uomo crocifisso è al centro. È una scena terribile, ma non è cruenta. Non è visibile nessuna persona che piange. Potremmo osservare questa scena attraverso gli occhi della Vergine Maria o di San Giovanni Evangelista. Lo spettatore è come un testimone lasciato solo in quel luogo con ben poche speranze.

Gérome non si è guadagnato la sua reputazione con temi cristiani, ma è rimasto affascinato dal mondo classico e dalla Terra Santa. Questo dipinto è l’unico che rappresenta il Calvario. Tra le tante immagini dell’antica Roma ce n’è una con dei martiri cristiani che vanno incontro alla propria fine in quello che è probabilmente il Colosseo. Come con il suo dipinto Consummatum est, questo capitolo della storia si basa molto sull’immaginazione dell’artista. Le tracce di orrore sono relativamente sottili. Gli spettatori devono guardare con attenzione per vedere il numero di cristiani su dei crocifissi improvvisati per il piacere dei cittadini di Roma. Le vittime vengono arse vive e non crocifisse.

Il Museo della Croce in modalità virtuale

La scena della crocifissione è accompagnata da alcune rocce nella collezione del Museo della Croce, la prima istituzione dedicata alla diversità del simbolo più potente e dalla portata più ampia della storia. Dopo dieci anni di preparativi, il museo era quasi pronto per l’apertura, ma poi è scoppiata la pandemia di Covid-19. Nel frattempo, il museo virtuale ha avviato un account Instagram per coinvolgere i lettori di Aleteia e la storia dei loro crocifissi: @crossXmuseum

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