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Frate 97enne: non fa prediche, mostra come è bello essere amici di Dio

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Arman Novic | Shutterstock

Chiara Bertoglio - pubblicato il 05/03/21

Come è bello lasciar brillare "il nome e la croce" di Cristo nel profondo del cuore, e come anche la mia vita potrebbe essere bella se fossi come Dio sogna che io sia.

Quest’anno, la Quaresima si è intrecciata con le prove della Passione secondo Giovanni di Bach, un capolavoro che ho sempre sognato di poter cantare (insieme con la sua “sorella” secondo Matteo, s’intende…) e che finalmente posso assaporare “dal di dentro”.

Si vive diversamente la musica di Bach quando si può entrarvi di persona; si vive diversamente la Passione di Cristo quando la musica di Bach ti ci porta dentro nella pienezza delle sue parole, dei suoi sentimenti, dei suoi avvenimenti.


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Passione secondo Giovanni di Bach

Il coro della Passione secondo Giovanni è proprio come noi esseri umani: siamo quelli che gridano “Kreuzige, kreuzige” (“crocifiggilo, crocifiggilo”) e quelli che intonano uno dei miei corali preferiti: “Im meines Herzens Grunde / dein Nam und Kreuz allein / funkelt all’Zeit und Stunde / drauf kann ich fröhlich sein”:

Nel profondo del mio cuore brilla in ogni tempo e ogni ora il tuo nome e la tua croce, e per questo posso essere gioioso.

Il nome e la croce di Cristo che brillano nel profondo del cuore: davvero è in questo che possiamo essere salvati, noi che spesso, per superficialità, malvagità o debolezza, siamo lì a gridare “crocifiggi, crocifiggi”.

Noi, impastati di luce e di fango; noi, in cui abita una scintilla divina e noi, che così spesso la affoghiamo nel nostro egoismo, nel nostro “non dire di no” al male.

Ieri abbiamo provato (l’articolo è del 14 aprile 2019 NdR.) gli ultimi cori della Johannes Passion nei locali di una chiesa dedicata al santo che più di tutti promosse la venerazione al “nome di Cristo”, quel nome che brilla nel profondo del cuore.

Dopo le prove di Bach… il canto per un frate di 97anni

Dopo la prova, alcuni membri del coro sono venuti con me a fare un dono molto speciale: cantare un altro brano che amo alla follia, If ye love me di Thomas Tallis, come regalo di compleanno per un frate che compiva novantasette anni.

Io questo frate lo conosco da qualche anno, e ho avuto modo, nel tempo, di conoscere la sua grandezza, nascosta sotto un apparire molto umile, piccolo e fragile. I miei amici cantori non lo conoscevano, e il loro dono del loro tempo e della loro musica è perciò ancora più prezioso.

Questo frate è innamoratissimo della musica e delle cose belle; dice sempre che la musica, i fiori e la Vergine Maria aprono la porta del cielo.

Nel profondo del cuore di questo frate così anziano brilla davvero “solo” il nome e la croce di Cristo; si vede dai suoi occhi, liberi, limpidi e trasparenti, che dicono una lunga vita vissuta nella bontà e nel servizio.




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Io ho avuto la grande grazia di potermi confessare da lui tante volte. E ogni volta ne ho ricevuto una felicità unica e nuova, tanto forte da commuovermi spesso fino alle lacrime. Perché percepisci che questo frate ti guarda con lo sguardo di Dio; e quello sguardo di Dio è più misericordioso di quanto tu sia con te stessa.

Io so perfettamente quanto fango c’è, intorno alla scintilla di luce che Dio ha seminato nel mio cuore; so benissimo quante volte non sono come dovrei, non amo come potrei, non ascolto la voce di Dio che sussurra al mio cuore.

Come è bello essere amici di Dio

Ma questo frate non mi fa prediche, non mi dice come dovrei essere, né tantomeno mi rimprovera per come sono. Invece, mi semina in cuore una nostalgia infinita di bellezza e di bontà, perché mi mostra, in modo innegabile ed inequivocabile, come è bello essere amici di Dio, come è bello lasciar brillare “il nome e la croce” di Cristo nel profondo del cuore, e come anche la mia vita potrebbe essere bella se fossi come Dio sogna che io sia.

Io poi ricado, ogni volta, sempre manco di fedeltà a quel sogno; ma quel sogno continua a brillare, perché è nascosto proprio in quel “nome” e in quella “croce”.

Oggi, domenica delle Palme ((l’articolo è del 14 aprile 2019 NdR.), ancora una volta abbiamo ascoltato la narrazione della Passione di Cristo; abbiamo sentito parlare di quella croce, di quel nome appeso in un cartellino sopra di essa, di quell’Uomo che è morto lì, per me, per te, per noi.

Di quell’Uomo le cui ultime parole sono state:

Oggi sarai con me in Paradiso.

La misericordia di Cristo è senza fine; il suo cuore è sempre aperto per me, per te, per noi. Anche all’ultimo istante, le porte del Cielo possono aprirsi, la felicità può nuovamente sgorgare in ogni cuore.


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Se è così, val la pena di andare in Cielo!

Ieri, quando abbiamo cantato per lui, il frate novantasettenne ha sorriso dicendo:

Se è così, val la pena di andare in Cielo!

Beh, sicuramente non abbiamo cantato come gli angeli, ma quella gioia che la musica più pura può dare è un’anticipazione del paradiso promesso a tutti coloro che si fermano a contemplare quel nome e quella croce. E trovano, fra quelle braccia spalancate, il perdono e la pace.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA CHIARA BERTOGLIO

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