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Iraq: il Papa andrà nel terzo luogo più sacro dell’islam, dove riposa Alì

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Tasnim News Agency (CC BY 4.0) via Wikimedia Commons

La moschea dell imam Alì con la sua cupola doro, terzo luogo più sacro al mondo per gli islamici.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 05/03/21

Sabato 6 marzo tappa clou del Viaggio Apostolico in Iraq: il pontefice approderà a Najaf. Qui, secondo gli islamici, sono seppelliti anche Adamo, Eva e Noè

Papa Francesco approda il 6 marzo nel terzo luogo più sacro dell’Islam, cioè Najaf. Lo farà nel giorno forse più importante del suo viaggio apostolico in Iraq (5-7 marzo). Qui incontrerà l’Ayatollah Al Sistani, massimo leader religioso sciita.

L’arrivo del Papa in questa città ha un valore simbolico davvero importante. Principale centro religioso sciita iracheno, meta di pellegrinaggio per gli sciiti di tutto il mondo, Najaf, infatti, ospita la tomba di una delle figure più riverite dell’islam. Cioè Ali ibn Abi Talib, noto anche come Imam ʿAlī, cugino e genero di Maometto, e primo uomo ad essersi convertito all’islam.

La tomba del primo Imam degli sciiti è collocata all’interno della Moschea Imam ʿAlī, considerata uno dei luoghi più sacri dell’islam, con la sua cupola placcata d’oro e le sue pareti ricoperte di oggetti preziosi. Ed è situata nei pressi del centro della città.

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Public Domain | Martin H. | Via Wikimedia

All'interno della moschea si trova la tomba del Profeta Alì.

Il successore di Maometto

Cugino di Maometto e sposo di sua figlia Fatima, per gli sciiti Alì era considerato il vero successore del Profeta. Fu invece soltanto il quarto Califfo e venne ucciso in battaglia. I racconti convergono nel parlare di una pugnalata a tradimento, scrive Mondo e Missione (4 febbraio 2021).

Si sostiene che fu sepolto segretamente per evitare profanazioni del suo corpo da parte dei nemici, fedeli al capostipite della nuova dinastia califfale espressione della maggioranza sunnita, gli Omayyadi.

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Public Domain | Aputró | via Wikimedia

Alì, a destra, durante l'investitura da Califfo.

Il “fiume secco” e l’arca di Noè

Dunque il sangue di Ali e quello poi versato pressoché analogamente, non distante da Najaf, da suo figlio, l’imam Hussein, sono la vera fonte sorgiva di un fiume di fede che non si è mai essiccato. A differenza di quello della mitologia secondo cui il nome Najaf deriva da “fiume secco”.

Sempre qui Noè avrebbe costruito la sua arca. E un altro racconto ne farebbe il “posto che non può essere raggiunto dalle acque”, lì dove trovarono rifugio Abramo e Isacco.


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Il cimitero più grande del mondo

Najaf dunque affonda le sue origini nella mitologia dell’antica Mesopotamia e del suo ruolo nelle origini dei monoteismi abramitici. Questa storia oggi è sottostante le vestigia islamiche della città. E quando il Papa vi giungerà, ancor prima di vedere i due minareti e la cupola della moschea di Ali, ne coglierà l’enorme valenza osservando il più grande cimitero del mondo nelle adiacenze.

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Public domain | جبار محسن | via Wikimedia

L'immenso cimitero di Najaf dall'alto.

L’ingresso in Paradiso

Quel cimitero, chiamato Wādī al-Salām, ospita 5 milioni di tombe di sciiti, che da tutto il mondo islamico, attraverso i secoli, hanno fatto di tutto per riuscire ad essere sepolti vicino ad Ali. Gli sciiti, infatti, credono che essere sepolti a Najaf, città sacra, garantisca l’ingresso in paradiso.




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L’incontro con la massima autorità sciita in Iraq

Alle 9:00 di sabato 6 marzo 2020, il Papa arriverà si trasferirà presso la residenza del Grande Ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani, che si trova all’interno della maestosa moschea dell’Imam Alì.

La prima struttura della moschea, costruita proprio sulla tomba di ʿAlī, caratterizzata da una cupola verde, risale al 786. Gli sciiti credono che al suo interno siano stati seppelliti anche Adamo ed Eva e Noè.

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HO | AFP
Al Sistani.

La strage di Saddam Hussein

Nel 1991, nel corso dell’insurrezione seguita alla guerra del Golfo, la moschea è stata danneggiata dalla Guardia repubblicana irachena di Saddam Hussein. Nel luogo di culto si erano rifugiati i membri dell’opposizione sciita al regime che sono stati tutti massacrati.


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