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“Il traffico di medicinali falsi uccide 300.000 bambini in Africa”

HARAMBEE

Harambee

Dolors Massot - pubblicato il 19/03/21

Duni Sawadogo, Premio Harambee, mette in guardia su questo male e calcola che questo traffico produca 25 volte più guadagni della droga

“Appartengo a quella bassissima percentuale di donne della Costa d’Avorio che hanno avuto la fortuna di realizzare studi universitari”. Duni Sawadogo si riferisce al 7,6% di donne che hanno accesso agli studi superiori nel Paese, una cifra molto scarsa rispetto alla media mondiale, che secondo dati della Banca Mondiale del 2019 è del 41,6%.

La Sawadogo è una delle più importanti scienziate africane. Insegna Ematologia Biologica presso la Facoltà di Farmacia dell’Università Felix Houphouet Boigny, in Costa d’Avorio. Insegna anche Ematologia presso la Facoltà di Medicina, e lavora nei laboratori dell’ospedale universitario di Abidjan, la capitale del suo Paese. Ha studiato Farmacia e Biologia in Costa d’Avorio, e in seguito ha conseguito un master presso l’Università di Navarra, in Spagna.

Il traffico di medicinali falsi

Ricevere a Madrid il Premio Harambee 2021, destinato alla promozione dell’uguaglianza della donna africana, le è servito come altoparlante per far conoscere alcuni dati circa i vaccini contro il Covid-19, il gigantesco traffico dei medicinali falsi e la cura di malattie che le persone di razza bianca non conoscono.

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Quanto ai medicinali falsi, afferma che “è un mercato che genera guadagni enormi, ma provoca anche moltissime morti. Anche se non disponiamo di cifre esatte, si calcola che la vendita di medicinali falsi in tutto il mondo apporti 25 volte più denaro della droga e 5 volte più del tabacco. Questo problema non è specifico dell’Africa, ma colpisce questo continente in modo speciale”.

“Il traffico di medicinali falsi uccide ogni anno 300.000 bambini in Africa”, lamenta. Nella maggior parte dei casi si tratta di bambini che soffrivano di polmonite e paludismo.

Questo traffico di medicinali falsi, manipolati o di bassa qualità “è direttamente collegato alla resistenza agli antibiotici e all’aumento dei pazienti con insufficienza renale”.

Scienziata cattolica con vocazione di servizio

La Sawadogo è cattolica e proviene da una famiglia cattolica e musulmana. La sua vocazione di servizio si esprime in un lavoro al microscopio in laboratorio, da cui cerca di curare i malati del suo Paese e di tutta l’Africa.

“Ottenere questo premio mi dà la possibilità di ringraziare per il lavoro silenzioso del gruppo farmaceutico Pierre Fabre, che contribuisce ampiamente al miglioramento della salute in Africa e che patrocina questo premio”.

Una malattia che attacca quasi solo le persone di colore

“Pierre Fabre indaga e tratta la drepanocitosi, una malattia che attacca quasi solo le persone di colore”. Si tratta di un’anomalia genetica dell’emoglobina di cui soffrono persone con antenati di colore. Fino al 1970, i pazienti non superavano i 14 anni. Oggi, con studi e trattamento, l’aspettativa arriva ai 40 anni.

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“Ho delle amiche”, spiega la scienziata, “che lavorano in Congo, Senegal, Mali e Burkina Faso nella lotta alla drepanocitosi, e posso manifestare pubblicamente quello che fa Pierre Fabre senza che nessuno se ne renda conto”.

Maggiore accesso equo ai vaccini

La Sawadogo fa parte del comitato di esperti della Costa d’Avorio contro il Covid-19. È l’AIRP (Autorité Ivoirienne de Régulation Pharmaceutique), che veglia sul fatto che le medicine siano sicure e a basso prezzo.

Finora, ha affermato, “c’è un tasso molto basso di mortalità (circa 150 vittime in totale) e abbiamo solo 22.000 casi”, ma l’esperta chiede una “maggiore collaborazione internazionale nell’accesso ai vaccini per evitare disuguaglianze, visto che in alcuni Paesi superano il triplo delle dosi necessarie, mentre in altri non stanno arrivando”.

La chiave è l’istruzione della donna

Duni Sawadogo crede che il Premio Harambee contribuisca a promuovere il ruolo della donna scienziato in Africa: “La donna è l’asse della famiglia africana, e l’uguaglianza reale della donna richiede che ci sia un miglioramento trasformatore nel suo accesso all’istruzione. È la via che porterà a un vero progresso in Africa”.

“L’UNESCO stima che nel mondo ci siano circa 132 milioni di donne tra i 6 e i 17 anni non scolarizzate. Questo implica che abbiano uno status inferiore, rimanendo in povertà e con un maggior rischio di ammalarsi”, ha affermato.

La Sawadogo – laureata in Farmacia e in Biologia Cellulare – ha voce nei forum internazionali, tra cui l’American Society of Hematology (ASH), di cui è membro.

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