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Alice e Armida: la ciclista miracolata e la beata che l’ha aiutata

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Kzenon / Shutterstock

Domitille Farret d'Astiès - Rachel Molinatti - i.Media per Aleteia - pubblicato il 22/03/21

Papa Francesco ha autenticato un miracolo attribuito ad Armida Bartelli, che nel 1989 ha guarito una ciclista investita da un camion.

«Nessun danno cerebrale». Ecco il frutto della preghiera rivolta nel 1989 alla venerabile Armida Barelli: il miracolo, avvenuto in Toscana, è stato appena riconosciuto dalla Chiesa, e papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a pubblicare il decreto che riconosce la causa soprannaturale di questa guarigione scientificamente inspiegabile. Questo apre la strada alla beatificazione per la dirigente dell’Azione Cattolica. Ma cosa è accaduto di preciso?

Zero conseguenze

Siamo a Prato, in Toscana; è il 5 maggio 1989: Alice Maggini, 65enne del posto, andava in bicicletta quando venne violentemente urtata da un camion. Lo choc provocò una grave commozione cerebrale e la ferita fu immediatamente trasportata in ospedale, in uno stato molto grave.

Per i medici la cosa era evidente: con un simile incidente, le conseguenze neurologiche sarebbero state inevitabilmente gravi. Facevano però i conti senza la famiglia della ciclista, che impetrava l’intercessione di Armida Barelli. In maniera scientificamente non spiegabile, Alice Maggini si sarebbe ristabilita completamente. La diagnosi finale avrebbe provocato lo stupore generale: la donna non avrebbe riportato alcuna conseguenza dell’incidente e sarebbe vissuta in totale autonomia fino alla morte, sopraggiunta nel 2012.

Ma chi fu Armida Barelli, che nel primo Novecento si batté per i diritti delle donne e operò perché queste ultime potessero partecipare alla vita della società civile e della Chiesa?

Una femminista cattolica ante litteram

Sono universalmente note le figure di Giovanna d’Arco, Caterina da Siena o – più recentemente – Medeleine Delbrêl. Ciascuna a modo proprio, hanno contribuito a porre questioni sul posto della donna nella Chiesa e nella società. Conosciamo davvero, invece, la venerabile Armida Barelli (1882-1952), dirigente dell’Azione Cattolica impegnata per la causa delle donne?

Armida si batté per le donne del suo tempo: nata in una famiglia della borghesia milanese, avrebbe presto rinunciato a fondare un proprio focolare e avrebbe invece scelto di mettersi al servizio dei poveri e dei bambini abbandonati, offrendo tutta la sua vita al servizio delle opere sociali laicali. Vicina al francescano Agostino Gemelli, anch’ella entrò nel terz’ordine francescano nel 1910.

Impegnata per i diritti delle donne

Si batté perché le donne potessero partecipare alla vita della società civile e della Chiesa. Molto impegnata nella difesa dei loro diritti, specialmente il diritto di voto, nel 1917 avrebbe fondato la Gioventù Femminile Cattolica Milanese, presto estesa a tutta Italia.

Nel 1918 fu nominata presidente nazionale della Gioventù Femminile Cattolica: avrebbe fondato anche quello che oggi si chiama Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, e avrebbe avviato l’Istituto Benedetto XV per il nord della Cina, che forniva delle doti alle giovani cinesi povere desiderose di abbracciare la vita religiosa.

Infaticabile, avrebbe poi fondato l’Opera della Regalità, la cui missione era l’avvicinamento dei laici alla liturgia. A partire dagli anni 1920, e fino alla fine della seconda guerra mondiale, avrebbe affrontato l’ostilità del regime fascista (che giudicava incompatibile con la formazione della gioventù femminile), il tutto anche opponendosi all’avanzata politica dei socialisti e dei comunisti.

ARMIDA BARELLI
Armida Barelli

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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