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Le donne di Pasqua, dal Calvario al giardino della Resurrezione

WOMAN, RESURRECTION, EASTER

William-Adolphe Bouguereau, Public domain, via Wikimedia Commons

Paola Belletti - pubblicato il 02/04/21

Oggi è Venerdì Santo e nella redazione di For Her abbiamo provato a entrare nei misteri della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù come suggerisce Sant'Ignazio, mettendoci dentro i luoghi, vicino alle persone che vivono quei fatti, provando a farci contemporanee degli eventi della nostra salvezza. Ci hanno aiutato tante voci: Monica Mondo, Ilaria della Bidia, Serena Di, Debora Vezzani, Mariachiara Martina, Anita Baldisserotto, Laura Magli, e molte altre.

Non siamo nuove a queste situazioni, in redazione: arriviamo di corsa, con un po’ di tachicardia e ansia da “non so se faremo in tempo”. C’è una di noi, in particolare, che ha imparato alla scuola di Chesterton che se val la pena fare una cosa, allora vale la pena farla male.

L’idea era di comporre una arazzo di brevi meditazioni, femminili, che mostrassero come i misteri pasquali stanno tessendo la vita di noi donne di questi giorni.

Che facciamo? Affidiamo a ciascuna un ruolo? Chiediamo a Monica di immedesimarsi nella Madonna, a Debora di pensare di essere una Veronica, a Chiara di fare come fosse lei stessa la Maddalena e ad altre di piangere il pianto delle donne di Gerusalemme?

No, non si riesce. Troppo poco preavviso.

Perché allora non lasciamo piena libertà di dirci cosa succede in loro meditando su questo cammino, quello che ha cambiato definitivamente le sorti di ogni uomo, che resti per un minuto solo o per lunghi anni in questa vita terrena?

Ne sono venuti fuori brevi reportage come di un impatto catastrofico in senso teatrale (rivelatorio, culminante, risolutivo e sì, anche doloroso e sconvolgente): quello tra Cristo e queste anime. Immagini mosse, sporche, vere.

Nel cammino dietro Cristo e la Croce che va dal Venerdì Santo alla mattina della Resurrezione, tu dove sei?

Ecco cosa si sono trovate nelle chat di WhatsApp le donne che abbiamo coinvolto in questa impresa e che con disarmante disponibilità e tipica sollecitudine femminile ci hanno risposto. Tra loro ci sono giornaliste, donne consacrate, imprenditrici, cantautrici, insegnanti, ostetriche, blogger, scrittrici, madri e non.

➡️ APRI LA GALLERY PER LEGGERE LE MEDITAZIONI ⬅️

Prima di lasciarvi entrare in questa galleria di immagini e voci vogliamo accompagnarvi per un breve tratto vicino alle donne della Pasqua.

Ecco Tua Madre

Maria, la Madonna, è per eccellenza la donna della Passione, Morte e Resurrezione. La sua capacità di vivere la sofferenza è per noi anime redente ma ancora in piena lavorazione ad opera della grazia un mistero inarrivabile. La sua capacità è creaturale certo, ma lei è la pre-salvata (preservata di fatto è una salvezza anticipata) per i meriti di Cristo. E’ lei quella “normale” sul serio, in senso radicale e definitivo: umana e compiutamente femminile, la Madonna arriva sotto la Croce dopo che ha già concepito in sé, gestato e fatto nascere in modo verginale il Figlio; lo ha già cresciuto e amato, lo ha accompagnato, ha già obbedito a Lui come discepola; e così ora, quell’ora, Lei può soffrire tutto, a fianco, sotto il fianco di suo Figlio che la “partorisce” come madre per noi. E che si può dire al riguardo? Io proprio niente.

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. 26 Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». 27 Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

Giovanni, 19,25-27

All’Ecco di Gesù possiamo dire solo eccoci, anche noi.

Maria di Cleofa

Con Lei ci sono le altre due Marie; la mamma di Giacomo il minore e, secondo alcuni studi, anche di Simone e Giuda Taddeo, oltre che di un Giuseppe. Maria di Cleofa è una delle donne che ha da subito servito e seguito Gesù e lo farà fino alla fine e fino al nuovo inizio: c’è anche lei tra quelle che vanno il prima possibile al Sepolcro, la domenica mattina, per ungere il corpo e per prime scoprono che quel corpo non ha più bisogno di essere unto perché è risorto.

Da questa figura imparo che si può essere legati da vincoli di parentela, (era la cognata di Maria Santissima, Giacomo è cugino di Gesù) e arrivare a vivere, persino coi parenti, legami di fratellanza e di consanguineità smisuratamente più forti, vincolanti e definitivi, quelli della fede.

E poi c’è la Maddalena, l’apostola degli apostoli, come dice S. Tommaso. Spesso confusa con altre donne dei vangeli, negli ultimi secoli presa in prestito per tessere trame impudiche, sarà invece la donna chiamata ad avvisare gli altri della Sua Resurrezione.

E’ la più vicina ma non lo riconosce ancora:

Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! 

Giovanni 20, 14-16

Non basta che Cristo sia risorto e che sia proprio lì a un passo da lei; serve che Lui la chiami per nome. Solo allora Lo riconosce.

Che meraviglia; non spetta anche a noi tutti un appuntamento del genere? Avere Cristo a due passi, e noi, tutti presi dal pianto e dall’angoscia, che ci ostiniamo a scambiarlo per il giardiniere (bellissimo equivoco, è davvero il nuovo custode nel nuovo giardino che la sua redenzione ci ha aperto!); fino a che non si mostra per chi è davvero: il nostro, il mio maestro.

Veronica

C’è Veronica (figura leggendaria o sovrapposta ad altre ma dal significato sublime) e ci siamo tutte noi, dopo di lei, che vorremmo avere avuto la sua stessa idea e la sua stessa occasione; Signore, mentre sali questo impossibile sentiero, fermati e asciugati il viso proprio qua, su questo pezzetto di stoffa casalinga e quotidiana. Lasciaci un’immagine, per imparare i tuoi tratti, i tuoi pensieri, i tuoi stessi sentimenti.

Non piangete su di Me

Le donne che lo seguono e piangono senza saper bene come si piange il vero Innocente; ecco chi siamo, spesso, tutte noi. Siamo le donne di Gerusalemme che, poverette, davano quel che credevano di poter dare: lacrime, lamenti, colpi sul petto.

 «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: ‘‘Cadete su di noi!’’, e alle colline: ‘‘Copriteci!’’.
Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».

Anche il nostro dolore va educato, persino il pianto si impara.

Fino a qui tutte donne da prima pagina, nel racconto della Passione. Tutte protagoniste, modelli nei quali è facile che vogliamo identificarci.

“Anche tu eri con il Nazareno”

Ma ce n’è una, ancora ai prodromi della Passione, nei panni della quale nessuno ha voglia di infilarsi e che forse per questo ci assomiglia particolarmente. La serva del sommo sacerdote che intercetta Pietro e lo riconosce come uno di quelli che seguono il Galileo.

Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote 67 e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù».  Ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». 

Marco, 14, 66-69

E’ lei che offre a Pietro l’amara occasione di rinnegare il Signore. Insiste, è sicura: tu sei uno di loro. Lo dice agli altri, “lui è di quelli”.

Perché lo fa? Per il gusto di infierire su chi è finito dalla parte degli sconfitti, per la rassicurante sensazione di trovarsi dalla parte dei forti, di quelli che decidono? Per la soddisfazione di parlare, di dire quel che sa, che ha rubato con gli occhi seguendo quel manipolo di uomini che percorrevano le strade dietro a quel maestro; tanto magnifico allora, ma adesso guardatelo! Pfh

Non siamo capaci anche di questo?

E Cristo non ha sentito singolarmente tutte queste nostre colpe, le ha sofferte una a una e le ha pagate? Allora sì, lo ammetto. So essere terribile. Nel fondo del mio cuore possono crescere queste passioni, germogliarne di orribili. Lo si può riconoscere, una volta scoperto quanto grande è la Sua misericordia.

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