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L’omaggio di una chiesa a pazienti e medici vittime del Covid-19

VENEZUELA

@leoperiodista

Ramón Antonio Pérez - pubblicato il 07/04/21

Il numero di medici e personale sanitario vittime del coronavirus aumenta in Venezuela. La Chiesa, preoccupata per i sanitari, li ha ricordati nelle sue preghiere per la Settimana Santa

Il Giovedì Santo, la ONG Médicos Unidos de Venezuela ha reso noto di 16 nuovi decessi tra il personale sanitario per via del Covid-19, il che porta la cifra a 424. I portavoce ufficiali hanno riferito di 1615 morti in totale nel Paese, anche se per alcuni medici la realtà è diversa. Per ogni numero ufficiale nella popolazione ci sono 7 morti per il virus, casi che restano fuori dalle statistiche.

“Non siamo eroi, ma vittime della negligenza ufficiale”, pubblicano costantemente i medici sulle reti sociali per darsi coraggio e richiamare al rispetto delle misure preventive. “I veri eroi usano le mascherine”, dicono senza essere presi in considerazione dallo Stato.

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I sanitari denunciano che il Governo di Nicolás Maduro non li ascolta. “Stiamo letteralmente lasciando la vita in questa lotta contro la pandemia”, ha detto uno degli interpellati. Tra le richieste urgenti ci sono le attrezzature di biosicurezza, i farmaci e il fatto di essere tenuti in conto come personale con priorità di ricevere i vaccini.

Una visita di Aleteia all’ospedale Doctor Luis Domingo Salazar dell’Instituto Venezolano de los Seguros Sociales ha permesso di constatare le carenze del personale sanitario e le condizioni in cui lavora. “La morgue è in cattivo stato, ci consegnano una mascherina al mese, non ci sono progetti per la vaccinazione e vogliamo stipendi degni. Abbiamo voglia di lavorare, ma non ci sono risorse”, hanno denunciato.

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Il sacrificio dei medici e dei pazienti Covid

La Chiesa si è unita alle campagne preventive con la donazione di attrezzature di biosicurezza per aiutare. L’altro ausilio è costituito dalla preghiera, dalla denuncia pubblica e dall’appello a fare attenzione. Durante la Settimana Santa, la Chiesa ha sospeso o modificato alcune cerimonie per evitare assembramenti e impedire i contagi.

Tra le proposte significative ci sono stati i percorsi del Nazareno de San Pablo in più di 40 settori di Caracas, come anche nelle città in cui si pratica questa devozione del Mercoledì Santo. Le statue più varie dei “nazarenos” sono state portate su dei veicoli per ricordare l’Uomo che ha portato la salvezza al mondo.

Quest’anno, tuttavia, un’attività ha spiccato per originalità. Senza nulla togliere al senso religioso che caratterizza il Giovedì Santo, la commemorazione dell’Eucaristia, si è realizzato un monumento eucaristico dedicato al personale sanitario e ai pazienti malati di Covid-19 e altre malattie. È stato insediato giovedì 1° aprile nella basilica minore Inmaculada Concepción, nell’arcidiocesi di Mérida.

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Accanto al monumento eucaristico e all’inginocchiatoio per l’adorazione c’erano un’infermiera e un paziente sdraiato su una barella e con gli strumenti medici collegati al corpo. Sullo sfondo, il manifesto del dottor José Gregorio Hernández con la scritta Haz el bien (Fai il bene) è stato il modo di ricordare che il 30 aprile si svolgerà la cerimonia di beatificazione del “medico dei poveri”.

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Affaticati e stanchi per le malattie

“Quest’anno, alle porte principali dei templi parrocchiali, e tenendo le altre chiuse, verrà collocato il monumento per il trasferimento del Santissimo Sacramento, e ricordiamo che si tratta di riserva e non di esposizione nelle custodie”, ha affermato monsignor Luis Enrique Rojas Ruiz, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Mérida.

L’intenzione era far sì che “le persone, brevemente ed evitando qualsiasi tipo di assembramento, adorassero il Signore Gesù Sacramentato”, aggiunge il messaggio ricevuto da Aleteia.

“Kike” Rojas, com’è noto il vescovo, ricordava di “collocare durante tutta la settimana e le celebrazioni l’audio preregistrato sulle norme di biosicurezza”.

Il senso era “sottolineare la grandezza e l’onnipotenza di Cristo come Dio figlio che ha dato la vita per noi e mantiene la promessa di restare con noi per sempre nel Sacramento dell’Eucaristia, e il Giovedì Santo è l’istituzione del Sacramento del Sacerdozio e dell’Eucaristia, Cristo nostro centro e nostra vita e l’Eucaristia centro e culmine di tutta la vita cristiana”.

La rappresentazione del personale sanitario “con un panno bianco con il volto di Gesù” “ci ricorda la sesta stazione della Via Crucis, quando la Veronica pulisce il volto di Cristo”, ha affermato il vescovo ausiliare di Mérida.

“Oggi medici e personale sanitario diventano le veroniche che aiutano e puliscono il volto di Gesù attraverso i loro pazienti, che si sentono affaticati, stanchi e sofferenti per questa malattia del Covid e per molte altre”.

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Dio non dimentica e non abbandona

Il malato, ha sottolineato, “rappresenta il paziente che in mezzo alla sofferenza si avvicina a Dio, ed Egli non lo abbandona perché è verificato che la sofferenza, in tutte le sue espressioni, avvicina a Dio, ed Egli non ci dimentica mai e non ci abbandona”.

Nel “monumento vivente” si è visto anche che “gli angeli non sono in alto, ma sulla terra. E oggi dobbiamo essere tutti angeli di Dio sulla terra per aiutarci gli uni gli altri”, ha precisato il vescovo ausiliare.

Quanto al futuro beato del Venezuela, ha affermato: “Davanti, nella parte più alta, c’è l’immagine del medico di tutti i Venezuelani, che dal cielo ci invita a fare il bene e intercede per tutti noi che gli chiediamo di aiutarci in tempi di pandemia”.

Intorno all’altare c’erano molti medicinali, “oggi necessari per combattere questo male. Chiediamo a Dio che non ci manchino”.

Monsignor Rojas Ruiz ha infine ringraziato quanti hanno collaborato all’inedita proposta di “rendere possibile questo altare”: “seminaristi, personale della cattedrale insieme a sacerdoti, parroco e vicario, e la Clínica El Valle per tutta la collaborazione offerta”. Buona Pasqua ai medici!

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