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23 milioni di aborti spontanei l’anno. Alle donne si dice solo: provaci ancora

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fizkes | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 29/04/21

Un editoriale della prestigiosa rivista medica The Lancet riporta i dati di tre ricerche internazionali denunciando la scarsa attenzione che viene prestata all’aborto spontaneo e ai suoi effetti psicologici.

Sull’edizione del 28 aprile di Vanity Fair News e di quella del giorno precedente dell’Agi vengono riportati due articoli che danno conto di un editoriale apparso sulla prestigiosa rivista medica The Lancet – che riporta i dati di tre ricerche internazionali – centrato sulla scarsa attenzione che viene prestata all’aborto spontaneo e ai suoi effetti psicologici. 

23 milioni di gravidanze si interrompono per un aborto spontaneo

Ogni anno 23 milioni di gravidanze si interrompono più o meno precocemente per un aborto spontaneo, il 15% del totale, e l’11% delle donne registra una gravidanza fallita almeno una volta nella vita. Il due per cento – tra cui Zara Phillips, nipote della Regina Elisabetta –  ha subito due aborti spontanei, meno dell’uno per cento ne ha avuti tre o più (Vanity Fair). 

Sono molte le donne famose che hanno raccontato la loro esperienza al riguardo: da Michelle Obama a Chriss Teigen fino ad arrivare a Meghan Markle

La necessità per le donne di ricevere un’adeguata assistenza sanitaria

I livelli di assistenza per le donne che vanno incontro ad un aborto spontaneo sono molto diversi tra i vari Paesi, ma in generale i ricercatori hanno concluso che:

un nuovo sistema è necessario per garantire che gli aborti spontanei siano meglio riconosciuti e che le donne ricevano l’assistenza sanitaria fisica e mentale di cui hanno bisogno.

(Agi)

Le convinzioni sbagliate sull’aborto spontaneo

Su questo tema sono diffuse molte convinzioni sbagliate, come quella per cui l’aborto può essere causato dal sollevare oggetti pesanti, ingenerando così assurdi sensi di colpa nelle donne e nei loro partner. La ricerca spasmodica di una motivazione induce molte di esse a peregrinare di medico in medico, di clinica in clinica, spesso ricevendo indicazioni e consigli antitetici.

C’è un’accettazione silenziosa quando invece ci si dovrebbe indignare per la mancanza di un progresso medico in questo settore (Vanity Fair)

(Vanity Fair)
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Unica indicazione dopo l’aborto spontaneo? provaci ancora

Afferma alla Cnn Siobban Quenby, docente di ostetricia all’università britannica di Warwich, che continua:

Molte donne non ricevono alcun supporto emotivo e nemmeno alcuna spiegazione, solo l’indicazione di provarci ancora

(Ibidem)

La sofferenza della coppia e della famiglia

La cortina di silenzio e minimizzazione che avvolge l’aborto spontaneo contribuisce alla sofferenza di coppie e famiglie: per questo motivo i ricercatori propongono un sistema universale di aiuto. 

I fattori di rischio

Nel caso di un primo aborto dovrebbe essere condotta una attenta valutazione fisica e psicologica e messo a disposizione un programma di supporto in vista di future gravidanze. Di fronte ad una seconda interruzione è necessario condurre uno screening in una clinica dedicata con analisi ematiche e test di funzionalità tiroidea, insieme ad un approfondimento dei fattori di rischio. 

Quali sono i principali? Precisiamo prima che per aborto spontaneo si intende una gravidanza persa prima delle 20-24 settimane di gestazione, limite diverso da paese e paese.

Un’età materna non più giovanile, aver avuto precedenti aborti, essere sotto o sovrappeso, fumare tabacco, consumare alcolici, vivere uno stato continuo di stress, svolgere turni di lavoro notturni, essere esposti all’inquinamento atmosferico o ai pesticidi, sono tutti fattori che incidono negativamente sulla possibilità di portare a termine una gravidanza. (Agi

Aborto spontaneo: le donne tendono a farsi carico di tutto il problema

Se si è di fronte ad un terzo aborto spontaneo dovrebbero necessariamente essere effettuati test genetici. Le donne tendono a farsi carico di tutto il problema, percepiscono l’evento come una pesante sconfitta personale.  Le conseguenze per la salute possono essere importanti, specialmente per quante subiscono un secondo o più aborti spontanei. 

L’aborto ricorrente è un’esperienza devastante per la maggior parte delle donne, ma l’impatto sulla salute mentale è raramente riconosciuto o affrontato nelle cure mediche.

(Agi)

ha affermato il coautore principale dello studio Ari Coomasaramy, dell’Università di Birmigham. 

Le donne possono sperimentare traumi e lutti, che possono non avere alcun segno evidente e possono non essere riconosciuti.

(Ibidem)

Un’assistenza medica e psicologica adeguata

Riprendendo l’editoriale di The Lancet si può pertanto concludere che: 

Per troppo tempo l’aborto spontaneo è stato minimizzato e spesso liquidato. La mancanza di progresso medico dovrebbe essere scioccante, invece c’è un’accettazione pervasiva.

(Agi)

A questo punto è necessaria una presa di consapevolezza matura dell’impatto che l’aborto spontaneo ha sul corpo e sulla psiche delle donne, organizzando un’assistenza medica e psicologia adeguata al posto dell’attuale e sconsolante ritornello, ancora molto diffuso: “provaci ancora”. 

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