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In India, abortiti 22 milioni di bambine in 29 anni

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Ivanko80 | Shutterstock

José Miguel Carrera - pubblicato il 11/05/21

La questione non appare nelle rivendicazioni del femminismo radicale. Perché?

Il risultato dello sterminio selettivo delle bambine in India ha raggiunto la cifra abominevole di 22 milioni di vite in 29 anni, tra il 1987 e il 2016.

I dati derivano da una ricerca divulgata nel mese di aprile dalla rivista The Lancet.

Nella società indiana, è ritenuto accettabile abortire delle bambine, perché, secondo una delle migliaia di tradizioni che reggono la quotidianità della Nazione, i genitori di una ragazza devono pagare una dote consistente al fidanzato perché si possa celebrare il matrimonio.

Oltre a questo, le famiglie indiane ritengono che un figlio maschio avrà più possibilità di prendersi cura dei genitori quando invecchieranno.

Accanto a questi fattori economici, pesa il costume induista per il quale è il figlio maschio che in questa religione svolge i riti per le anime dei genitori e dei familiari defunti.

Questo insieme di motivi ha fatto sì che il numero degli aborti di bambine in India esplodesse da quando l’esame prenatale ha permesso di conoscere in anticipo il sesso del bambino in gestazione.

Le stime degli aborti di bambine in India ruotano intorno ai 550.000 all’anno, in base alle dichiarazioni del presidente del Population Research Institute, Steven Mosher.

La questione, però, in genere non emerge nelle rivendicazioni dei gruppi militanti del femminismo radicale. Sembra che non sia solo l’aborto di bambine in India ad essere “selettivo”, ed è il caso di chiedersi perché.

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