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Com’è essere cappellani di uno dei più grandi aeroporti del mondo?

OUR LADY OF THE SKIES

Our Lady of the Skies Chapel at John F. Kennedy International Airport | Facebook | Fair Use

J.P. Mauro - pubblicato il 13/05/21

L'importante lavoro di padre Chris Piasta, cappellano dell'aeroporto JFK di New York

Nella corsa dell’imbarco o nella ricerca del volo di collegamento, la maggior parte dei passeggeri non nota nemmeno la piccola cappella di Nostra Signora dei Cieli nell’aeroporto JFK di NewYork (Stati Uniti), ma per chi ha fede è un luogo dal valore inestimabile per una pausa prima di un lungo volo internazionale.

Nella piccola sala, padre Chris Piasta, cappellano del JFK, può essere trovato facilmente dai 60 milioni di passeggeri che passano per l’aeroporto ogni anno. “Non chiediamo: ‘Qual è la sua religione?’ Chiediamo come possiamo aiutare”, ha detto padre Piasta aNY1.

Anche se è solo una cappella, in una città in miniatura com’è il JFK – con ristoranti, dipartimenti di Polizia, uffici postali e altro –, Nostra Signora dei Cieli funziona come una chiesa. Padre Piasta vi celebra la Messa cinque volte a settimana. La frequenza media è di solo tre o quattro fedeli, ma in giorni come il Mercoledì delle Ceneri possono arrivare a 100. Il cappellano ha spiegato che al JFK si celebrano anche tutti i sacramenti.

I doveri del sacerdote polacco non si esauriscono nella cappella. In un’intervista a The Tablet, il presbitero ha detto che il suo ministero lo porta a girare tutto l’aeroporto:

“Lo chiamiamo Ministero della Presenza. Non è necessariamente quello che faccio in cappella o in ufficio, ma quello che posso fare mentre percorro i quasi 2.000 ettari dell’aeroporto JFK”, ha dichiarato.

Padre Piasta ha riferito che gira parlando con i dipendenti dell’aeroporto, e ha detto di aver sviluppato un rapporto stretto con molti di loro, che ora lo conoscono meglio del proprio parroco.

“Questo lavoro permette di far sì che queste persone sperimentino la Chiesa in un momento positivo per loro, durante i loro intervalli per il pranzo e i coffee breaks, e mi permette di rispondere alle loro necessità in modo rapido ed efficace, esattamente dove sono senza impegno”, ha affermato.

Padre Piasta dice di amare questo lavoro perché non ci sono due giorni uguali. I cappellani degli aeroporti sono formati per offrire sostegno in occasione di grandi crisi, come un incidente aereo o un disastro naturale, ma con tante persone che passano ogni giorno per il terminal internazionale non c’è modo di sapere quali problemi individuali sorgeranno.

Nel 2010, ad esempio, gran parte dello spazio aereo europeo è stato chiuso a causa di un’eruzione vulcanica, e con centinaia di passeggeri bloccati nell’aeroporto di New York per quasi una settimana, padre Piasta ha organizzato un gruppo di volontari per fornire cibo, abiti puliti e laptop per controllare le e-mail, e ha aiutato anche a rifornire le forniture di medicinali.

“Cose di questo tipo non vengono viste spesse dai parroci”, ha affermato padre Piasta al The Tablet. “Ogni giorno, quando vado all’aeroporto, non so chi o cosa vedrò, il che rappresenta una grande sfida. Sono molto felice di poter aiutare queste persone. Mi colpisce come Dio usi ciascuno di noi per diffondere il Vangelo e vivere la missione di Cristo”.

Padre Piasta è il cappellano di Nostra Signora dei Cieli dal 2010, ma è anche parroco della chiesa cattolica romana di San Giuseppe, a sud di Jamaica (New York), dove risiede nella rettoria. Il sacerdote ha detto a NY1 che i due compiti sono del tutto diversi: “Fondamentalmente, è come avere due vite. Lì ho la comunità, ma qui amo l’ignoto perché ogni giorno porta qualcosa del tutto nuovo”

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