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Che ne è stato della talare insanguinata di Giovanni Paolo II?

Soutane de Jean Paul II/attentat

Lukasz Muzyka/Sanktuarium Świętego Jana Pawła II Wielkiego w Krakowie

Museo/Santuario San Giovanni Paolo II, a Cracovia

Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 17/05/21

Resta la testimonianza muta dell'attentato contro Giovanni Paolo II consumatosi in Piazza San Pietro il 13 maggio 1981, ormai quarant'anni fa. La talare bianca è un segno visibile del miracolo mariano e una preziosa reliquia del santo papa polacco (oggi accessibile alla venerazione).

Il 13 maggio 1981 Mehmet Ali Ağca tentò di uccidere papa Giovanni Paolo II durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, in Vaticano. Colpito più volte, il Papa venne abbattuto dalle pallottole e la talare che indossava si sporcò rapidamente di sangue. Giovanni Paolo II ne perse una grande quantità prima di essere ospedalizzato d’urgenza nel policlinico romano Agostino Gemelli.

Fino al 13 maggio 2015 la talare insanguinata non era mai stata esposta: soltanto 34 anni dopo il tentato omicidio del Papa l’ex segretario particolare del pontefice polacco l’ha affidata al santuario Giovanni Paolo II di Cracovia. In quell’occasione il prelato, che nel giorno fatale accompagnava il Santo Padre, ha spiegato ai media che con quella talare – ancora recante le tracce delle pallottole e del sangue – che il Romano Pontefice era stato trasportato in ospedale.

Reliquia conservata da suor Tobiana

L’abito papale era stato conservato da suor Tobiana, della Congregazione delle Serve del Sacro Cuore di Gesù, religiosa polacca che lavorava al servizio di Giovanni Paolo II fin dall’inizio del suo pontificato. Fu lei a recuperare l’abito in ospedale il giorno stesso dell’attentato: l’aveva riportato in Vaticano senza mai lavarlo o mostrarlo a chicchessia.

Suor Tobiana era una delle persone più vicine al Pontefice polacco: al momento della sua elezione sul soglio petrino, il 16 ottobre 1978, l’aveva seguito a Roma con altre quattro religiose della medesima congregazione per occuparsi delle numerose faccende quotidiane attorno al Papa: pasti, pulizie, lavanderia, traduzione della corrispondenza in italiano e via dicendo… ma suor Tobiana aveva un’altra funzione, era l’infermiera del Papa. In Vaticano, anzi, la chiamavano “l’angelo custode del Papa”, anche perché lo accompagnava sempre durante i viaggi all’estero. Quando lo stato di salute del Papa declinò fino alla morte, la religiosa vegliò al suo capezzale giorno e notte.

Non desta meraviglia, dunque, che abbia avuto la prontezza di recuperare la talare chiazzata di sangue, mentre tutto il mondo stava col fiato sospeso e in preghiera sperando che durante l’operazione su Giovanni Paolo II intervenisse un miracolo.

Testimone muta del miracolo

È rimasta discreta e in disparte, senza mai desiderare parlare in pubblico dei suoi anni passati in Vaticano, ma suor Tobiana è stata un importante testimone durante il processo di beatificazione del Papa polacco. La religiosa è stata sempre sicura di una cosa: quella talare era stata muta testimone di un miracolo, come ebbe a precisare il cardinale Dziwisz affidando la veste al santuario:

Questa reliquia è un segno del miracolo che gli ha salvato la vita. Nostra Signora di Fatima gli ha salvato la vita: sia essa testimone dell’attentato, ma anche testimone della grandezza di Giovanni Paolo II.

Effettivamente, quando Giovanni Paolo II si risvegliò in ospedale dopo l’intervento, anche a lui balzò agli occhi evidente il nesso: l’attentato aveva avuto luogo nell’anniversario della prima apparizione della Vergine ai veggenti di Fatima. «Una mano teneva l’arma, un’altra deviava la pallottola» – ricostruì senza esitazioni. Per lui, la seconda mano era quella della Vergine Maria che, come avrebbe scoperto di lì a poco, aveva annunciato l’attentato.

La veste si trova permanentemente esposta al Santuario Giovanni Paolo II a Cracovia, che fa parte del Centro Giovanni Paolo II “Non abbiate paura”. Visitato da numerosi pellegrini, l’edificio è stato costruito sul sito dell’antica fabbrica Solvay, dove il futuro papa aveva lavorato come operaio durante l’occupazione tedesca.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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