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Pensavo che un figlio ci avrebbe messo in crisi: così mia moglie ha abortito

SAD COUPLE,

altanaka | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 24/05/21

"Se io fossi stato lì in quel momento e non avessi fatto il vigliacco, secondo me non lo avrebbe fatto". Dario e Anna hanno raccontato il dramma di aver abortito la loro prima figlia, alla decima Marcia per la Vita.

Sabato mattina sono stata alla Marcia per la Vita – giunta al suo decimo anniversario – insieme a due dei miei tre figli: la prima, Linda Maria, la tenevo per mano, il secondo era a casa con il papà, la terza la portavo in pancia visto che nascerà a luglio.

Con le mie figlie alla Marcia per la Vita

Quando la primogenita di tre anni mi ha chiesto: “dove stiamo andando?”, le ho risposto: “andiamo a una festa in piazza per dire che tutti i bambini devono nascere, che tutte le donne devono essere aiutate a diventare mamme”. Lei ha sorriso annuendo senza aggiungere domande.

Quando la sera preghiamo per le coppie che ancora non vivono la grazia di essere genitori, lei dice sempre: “Gesù, donagli tanti figli”. Perciò il concetto le è sembrato subito chiaro.

E così siamo arrivate a Via dei Fori Imperiali, con un sole sfacciato di maggio che faceva luccicare il marmo dell’Altare della Patria e quel venticello de Roma ristoratore ma anche ingannatore perché poi la sera la pelle scotta, e tu non ti sei accorto di niente.

Sono stati tanti gli interventi appassionati e degni di attenzione, magari nei prossimi giorni ci prenderemo la briga di trascriverne degli altri. Oggi però vogliamo condividere con chi non era alla Marcia per la Vita la testimonianza di una coppia di sposi milanesi, che ha raccontato per la prima volta in pubblico il doloroso aborto effettuato sulla loro prima figlia.

La testimonianza di Anna e Dario alla Marcia per la Vita

All’inizio a prendere la parola è stata Anna, una donna e una mamma che ha sofferto profondamente e che si è portata questa ferita nel cuore per 40 anni. Con voce ferma ha parlato dell’inganno dell’aborto, dei traumi che le ha provocato, dell’impossibilità di perdonarsi e sentirsi assolti totalmente. Dietro agli occhiali scuri, con tono pacato ma fermo, cercando di controllare l’emozione, Anna ha raccontato la sua dolorosa esperienza. E concludendo il suo intervento ha detto:

So che mia figlia è in Cielo (…) Io la ricordo sempre e, insieme a tutti gli altri figli, è membro della nostra famiglia.

“Era una vita che meritava di nascere”

Ecco il suo discorso:

Buongiorno a tutti, sono Anna e voglio portare la mia testimonianza di grande sofferenza per un aborto che ho fatto nel 1980. Questa ferita me la sono portata dentro per più di quarant’anni, mai detto a nessuno perché sapevo perfettamente quello che avevo fatto ed ero consapevole che nessuno avrebbe più potuto restituirmi ciò che avevo cancellato in quel giorno. Era una vita che meritava di nascere.

Quarant’anni con questa ferita

Ci ho messo quarant’anni, non mi sono mai perdonata e non credo di riuscire a farlo anche se devo dire in tutti questi anni con mio marito abbiamo ricevuto tantissimi doni: 6 figli, 3 sono in Cielo, 4 nipoti ed una che sta per nascere tra pochi mesi.

Il Signore ci ha dato veramente tanto, ma per me non era sufficiente perché sapevo di aver commesso questo crimine e che non meritavo il perdono. Sono 20 anni di un cammino che stiamo facendo sia io che mio marito insieme ma non era sufficiente, io avevo sempre questa ferita sanguinante che ogni giorno si apriva.

La Vigna di Rachele

Poi il Signore sempre meraviglioso mi ha fatto incontrare un altro gruppo che si chiama La Vigna di Rachele – che sento di ringraziare con tutto il cuore perché sono stati per noi quella guarigione, quella rinascita, dove dal male può venire anche il bene.

Se questa ferita grazie al Cielo non sanguina più come prima, però è una cicatrice ed io voglio che resti ben impressa sul mio corpo, sul mio cuore e che non si cancelli. Non si deve cancellare, chiedo sempre al Signore che questa ferita resti e questa cicatrice pure.

Alle donne dico: chiedete aiuto

Mi sento di dare questa testimonianza perché si può evitarlo (l’aborto NdR.), basta semplicemente chiedere aiuto. Sono sicura che nessuna mamma uccide il proprio figlio, così, come un colpo di spugna. Dietro questo c’è sempre una sofferenza, sono sicura, ne sono convinta.

Ricordo perfettamente quel giorno, come se fosse oggi: ero molto provata, c’erano delle ragazze che dovevano tornare a casa perché avevano bigiato scuola ma stavano facendo l’aborto.

“So che mia figlia è in Cielo”

Non posso immaginare che nessun intorno a te si accorga della tua sofferenza di donna e di mamma. Chiedo veramente a chi ha attraversato ciò che ho attraversato io di chiedere aiuto, di tendere la mano perché sicuramente qualche angelo c’è che può venire in soccorso.

E so che mia figlia è in Cielo, so che fa parte di quei martiri innocenti che festeggiamo il 28 di dicembre. Io la ricordo sempre e insieme a tutti gli altri nostri figli è membro della nostra famiglia.

Il dramma dell’aborto dal punto di vista di Dario

A prendere la parola è stato poi il marito Dario che è rimasto accanto alla moglie mentre lei offriva la sua testimonianza. Con fatica e grandissima emozione anche lui ha raccontato come l’aborto abbia cambiato la loro vita, e quanto ancora oggi si senta in colpa per essersi comportato da vigliacco, lasciando sola sua moglie. La voce in più momenti si fa tremante per la commozione. Il suo messaggio è rivolto soprattutto agli uomini affinché non abbandonino le donne, non lascino a loro la tragica scelta dell’aborto che è una condanna senza fine.

La testimonianza di un padre alla Marcia per la Vita

Come ha accennato mia moglie, la storia nostra è iniziata nell’80, era un periodo di rivoluzione, di fame di riuscire a fare le cose, non c’era possibilità neanche di pensare ad una vita normale, eravamo tutti presi a fare qualcosa che a noi facesse bene e basta.

Se non avessi fatto il vigliacco…

La cosa che più mi ha ferito è il fatto è che io non sia riuscito a stare vicino a mia moglie (voce rotta dal pianto NdR.). Quindi me ne sono fatto una colpa, perché lei era giovanissima, se io fossi stato lì in quel momento e non avessi fatto il vigliacco dicendo: “pensaci tu, decidi tu”, secondo me non lo avrebbe fatto (di nuovo la voce è strozzata dalla commozione NdR.).

È questo il messaggio che vorrei far passare: spesso per ovvie ragioni, la protagonista è la donna, la protagonista è la mamma che si sottopone a questa condanna, perché è una condanna.

Pensavo che un figlio ci avrebbe messo in crisi

In questi anni questo pensiero l’ho sempre nascosto, pensavo solo ad avere quella casa, quella grande casa che volevo, che era stata poi il mio pensiero, la mia ragione, di interrompere quella gravidanza. Perché secondo me ci avrebbe messo in crisi, e non è vero, non è vero (ripete, sempre con il nodo in gola NdR.).

Quindi il mio appello è anche appunto a noi maschi che tante volte diamo esclusivamente questa responsabilità alle nostre donne. La legge è ingiusta ma soprattutto nel momento in cui la donna deve prendere velocemente la sua decisione, non c’è nessuno che la supporti, manca una rete di appoggio, perché c’è anche chi è sola veramente, senza un uomo accanto (…)

Con l’aiuto del Signore perdonare noi stessi

(…) Dobbiamo creare una rete di sostegno perché chi lo fa in quel momento è debole, e poi anche dopo, come è accaduto a noi attraverso La Vigna di Rachele, dobbiamo con l’aiuto del Signore farci perdonare ma soprattutto perdonare noi stessi.

Le loro parole, interrotte spesso da applausi di condivisione, affetto e incoraggiamento, mi hanno toccato il cuore. Li ringrazio davvero di aver raccontato con coraggio la loro storia, non so quanti sarebbero riusciti a farlo. Amiamo tutti mostrare il bello di noi, il meglio: fa crescere l’autostima, ci fa guadagnare complimenti.

Ma gli errori, i peccati, le meschinità, li nascondiamo, a noi stessi e agli altri, ci fanno ribrezzo e paura.

Alla Marcia per la Vita per amore degli amici ma soprattutto dei nemici

Anna e Dario hanno mostrato alla Marcia per la Vita il lato oscuro della loro esistenza per amore dei fratelli, di tutte le donne e gli uomini che hanno vissuto o stanno vivendo un simile dramma, e per amore soprattutto dei nemici, di chi – ingannato dal mondo – li giudica, li condanna, deride.

Quando sono scesi dal palco, mano nella mano, hanno bevuto un sorso d’acqua e si sono diretti ai loro posti insieme. Li ho seguiti prima con lo sguardo e poi mi son fatta coraggio – avevo ancora la pelle d’oca – e mi sono avvicinata per salutarli e ringraziarli.

Nel presentarmi ho detto ad Anna che avrei sicuramente riportato sul nostro giornale la loro preziosa testimonianza. Lei con grande gentilezza e umiltà ha ringraziato me: “sono contenta, lo abbiamo fatto perché nessuno debba più cadere in un simile inganno”.

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