Adattato dalla pièce teatrale originale intitolata “Le Père” (2012), il film del drammaturgo Florian Zeller, spiazzante e sensibile, abborda la difficile realtà del morbo di Alzheimer. Con l’occasione, il regista si è circondato di un’eccellente équipe artistica, dal compositore Ludovico Einaudi al direttore della fotografia Ben Smithard (Downtown Abbey il film, King Lear), senza dimenticare il cast, che comprende Anthony Hopkins, 83 anni, nel ruolo del padre anziano, e Olivia Colman (Thw Crown, The Lobster) che interpreta Anne, una figlia dedita al padre.
Attraverso il tema della demenza senile, Florian Zeller affronta l’impatto che quel declino ha su ciascuno dei cari, ma anche la tenerezza e l’abnegazione di parenti e amici. Se l’opera assomiglia a un Requiem è perché è al contempo bella e dolorosa: il rispetto del padre, fino alla fine e malgrado tutto – ecco la grandezza di questo film che restaura il senso del fine vita così com’è, senza trucco e senza inganno ma con grande virtuosismo.
Il padre, l’amore e il tempo che si dimentica
Le tre cose più importanti nella vita sono indubbiamente i legami, i ricordi e il tempo. In altre parole la gioia di essere legati dall’amore, di conservare tracce della propria vita e di poterla continuamente vivere come si vuole. Nella cornice di un appartamento londinese, però, questi tre elementi si slegano mano a mano che progredisce la malattia di Anthony, già ingegnere “molto intelligente”, come ama ricordare, padre di due figlie, una delle quali l’ha accolto in casa propria.
Anthony Hopkins è di volta in volta caratteriale, bizzarro, fantasioso e perduto dalle cose che accadono senza mai assomigliarsi o spiegarsi, per poi risultare false o completamente diverse. Passa il proprio tempo a cercare l’orologio, a credere che glie l’abbiano rubato; e chi è quell’uomo che si introduce a casa sua? Perché l’altra figlia non va mai a trovarlo? La sua memoria gli gioca brutti scherzi e lui non lo sa. Eppure vorremmo credergli, rendergli la sua dignità di uomo maturo e compiuto che può ancora mandar giù un whisky tutto d’un fiato e gustarsi arie d’opera. Alla sua età, invece, torna bambino perché non può più cavarsela da solo.