Sì, siamo qui a struccare le bambole. Come Sonia Singh che cancella un modello ipersessualizzato proposto alle bambine: strucca le Barbie e le riporta alla bellezza acqua e sapone.
Specchio delle mie brame…
Less is more vale dappertutto ma non dove conta davvero. Nel grande palcoscenico social vale la regola del più ostenti, più sei: è il tripudio dei filtri che smussano e ingrandiscono, glitterano e ringiovaniscono. Non a caso il loro simbolo è la bacchetta magica. E non sempre è facile riconoscere una strega da una fata.
Se sulla porta dell’Inferno campeggiava la scritta Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate, io proporrei che per gli under 18 compaia la scritta Specchio, specchio delle mie brame… ogni volta che accedono a Instagram e TikTok. Giusto per ricordare loro che nei regni incantati ci sono tante belle cose, ma c’è anche il castello della strega.
S_L | Shutterstock
E si sa, la magia è fatta di trucchi. Sono illusioni, possono essere trappole.
La storia di Sonia Singh è quella di una bravissima struccatrice. Ha scoperto di essere brava a trasformare certe bambole in giochi ancora più belli per le nostre bambine, togliendo loro i caratteri fortemente sessualizzati. In un tempo in cui i tutorial di makeup spuntano come funghi, lei riscrive la favola del volto acqua e sapone.
No, non stiamo parlando della nemica giurata di Clio MakeUp. Non è neanche l’inizio di un discorso per bandire mascara e ombretti. E’ invece una storia di bellezza cercata e ritrovata. In un certo senso ‘essere struccate’ è sinonimo di una trascuratezza che non va per forza esaltata. Invece, nella storia di Sonia il gesto di levare il trucco è sinonimo di scoprire, valorizzare una bellezza naturale che l’eccesso di artifici nasconde e stravolge.
Sonia Singh è una donna australiana che nel 2014 ha iniziato un progetto particolare dopo aver perso il lavoro di ricercatrice scientifica al CSIRO. Sonia ha girato i negozi dell’usato della Tasmania per recuperare bambole vecchie o rotte targate Bratz e Barbie per trasformarle in giocattoli nuovi, più simili a ciò che avrebbe voluto vedere lei stessa sul mercato.
Qualcuno storcerà il naso nel leggere di una donna che passa dalla ricerca scientifica al fai da te. Ma non ci stanno insegnando, proprio grazie alle Barbie, che noi donne possiamo essere tutto quello che vogliamo? La libertà presuppone una vera varietà nella direzione di movimento. Non è detto un ruolo di riconosciuto prestigio sia per forza ciò che vogliamo essere. C’è chi, come Sonia, dopo un licenziamento ha scoperto un talento che non è codificato come mestiere, ma è diventato un progetto di ampio respiro, di ispirazione per tanti.