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Religiosa tedesca rischia di essere incriminata per aver aiutato i rifugiati

Women Refugees Pray On The Roads Of Lesbos Island

NICOLAS ECONOMOU | NURPHOTO | AFP

John Burger - pubblicato il 10/06/21

I rifugiati che cercano di evitare la deportazione hanno difficoltà a sfuggire alla “longa manus” dello Stato, perfino in una chiesa

Guidati dal senso della compassione cristiana, molti religiosi in Germania stanno ospitando i rifugiati in chiese e conventi per evitare che vengano deportati.

I funzionari tedeschi, in cambio, stanno lanciando accuse penali contro i religiosi.

L’agenzia di notizie tedescaDW (Deutsche Welle) ha riferito che la francescana suor Juliana Seelmann è stata multata per varie centinaia di euro questa settimana dopo essere stata ritenuta colpevole di aver aiutato la permanenza non autorizzata in Germania di due donne nigeriane. Le donne erano fuggite dalla Nigeria in Italia, dov’erano state costrette a prostituirsi.

DW ha affermato che la pratica dell’asilo ecclesiale, in cui una chiesa ospita temporaneamente i rifugiati perché possano evitare la deportazione, ha una lunga storia in Germania.

Nei primi tre mesi del 2018, ha aggiunto l’agenzia, la Chiesa ha evitato 498 deportazioni, ma nel 2019 le autorità hanno respinto quasi tutte le richieste di asilo ecclesiale.

I pubblici ministeri tedeschi sostengono che le strutture della Chiesa non godano di alcuna eccezione legale o status speciale.

La situazione sembra essere precipitata all’improvviso.

La badessa Mechthild Thürmer ha offerto rifugio a dozzine di rifugiati nella sua abbazia bavarese di Kirchschletten per “vari decenni”, ha ricordato DW, ma nel 2020 è stata ritenuta colpevole di aver aiutato illegalmente degli individui a evitare la deportazione.

In un’e-mail inviata ad Aleteia, suor Juliana ha espresso il suo stupore circa il motivo per cui le autorità stanno ora osteggiando questa pratica.

“È anche interessante che non accada in tutta la Germania; è soprattutto in Baviera che sacerdoti, religiosi e religiose vengono accusati”, ha constatato.

La suora ha chiarito che anche se è passato del tempo da quando l’ufficio del pubblico ministero ha iniziato a indagare su questi casi, in passato i procedimenti sono sempre stati bloccati. “Ora ci sono almeno quattro persone in Baviera che devono comparire davanti a un tribunale. Stiamo rivolgendo un appello per poter andare avanti e trovare un modo per far continuare l’asilo ecclesiale”, ha concluso.

Non sono solo i cattolici a cercare di aiutare i rifugiati. Nel 2019, a un pastore protestante, Ulrich Gampert, è stato ordinato di pagare una multa di 3.000 euro per aver accolto un rifugiato afghano che era stato destinato alla deportazione.

Il sacerdote gesuita Dieter Müller, vice-presidente dell’organizzazione no-profit Asyl in der Kirche, ha riferito a DW che dal 2017 si è verificato un “forte aumento” nelle indagini sull’asilo ecclesiale in Baviera.

“Siamo di fronte a un’escalation”, ha dichiarato, aggiungendo che è in corso uno “sforzo per rendere l’asilo ecclesiale più complicato”.

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