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Don Fabio Rosini: la cosa che avvicina Chiara Corbella a San Giuseppe

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St. Joseph Photo by Renata Sedmakova via Shutterstock - Chiara Corbella Photo By Cristian Gennari

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 11/06/21

Chiara non poteva andare a bersaglio senza “nutrirsi” della Parola di Dio. Proprio come ha fatto San Giuseppe con Gesù: lo ha "nutrito", lo ha preparato all’incontro con il Padre che lo ha generato

Perchè San Giuseppe e Chiara Corbella ad un certo punto, si incontrano? Ne parla Don Fabio Rosini nel suo nuovo libro *San Giuseppe – Accogliere, custodire e nutrire” (edizioni San Paolo), in libreria dal 10 giugno.

In questo libro Don Fabio, racconta un uomo di cui possiamo imparare l’arte della custodia della vita, quella altrui e quella propria, quella naturale come quella dello Spirito. «Egli è quel padre che manca a questa generazione e che dobbiamo riscoprire e ridiventare», dice il sacerdote romano.

Cosa ha fatto San Giuseppe per Gesù

«San Giuseppe – spiega Don Fabio Rosini – accoglie Gesù come figlio, consegnandogli così l’identità di discendente di Davide, come era lui stesso, e gli dà il suo nome proprio, che rappresenta la sua verità: Gesù, il Salvatore. A quel punto diventa guardiano attento della sua vita, difendendolo dalle minacce di morte. Ma il suo nome di Salvatore non va solo annunciato e poi preservato. Va anche nutrito».

Una giovane fidanzata di nome Chiara

E qui che la storia del padre putativo di Gesù, si incrocia con quella della giovane ragazza romana morta in odore di santità.

«Da 28 anni – premette il sacerdote – conduco i giovani nel percorso sulle “Dieci Parole”, e c’è stato un giorno in cui fra quei ragazzi è entrata e si è seduta ad ascoltare una giovane fidanzata, si chiamava Chiara Corbella; oggi è in corso la causa di beatificazione di questa donna, che nel matrimonio, nella perdita di due figli e nel cancro che l’ha portata al cielo mentre gestava, partoriva e cresceva il suo terzo figlio per il solo suo primo anno di vita, ha dato segni di vita secondo il cielo, diventando punto di riferimento per la vita di tanti».

Dopo la sua morte, prosegue Don Fabio Rosini, «la sua opera si è fatta più intensa, perché questa storia ha avuto un impatto incredibile, e c’è un mare di gente che ha cambiato vita, o ritrovato la fede, o approfondito assai la propria vita cristiana a partire dal contatto con lei».

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La serva di Dio Chiara Corbella mentre suona il violino.

“C’è un santo tra loro”

Bene, a che serve dire questo? «Ad una cosa – risponde il sacerdote delle “Dieci Parole” – io so che ogni volta che ho davanti centinaia di ragazzi che vengono ai miei incontri, c’è sempre seduta anche una Chiara Corbella. Quelli che ho davanti sono come lei. C’è un santo fra di loro, c’è una martire fra di loro, c’è l’opera di Dio che si sta innescando in loro. Ed io devo dire loro che sono Chiara Corbella, che sono tutti dei santi potenziali. Perché ogni uomo ed ogni donna lo è».

Da Assisi alle Dieci Parole

Ma, aggiunge Don Fabio, «se ripenso a Chiara Corbella Petrillo debbo dire: io non ho generato la sua fede. L’ha trovata ad Assisi con i Frati, e prima ancora nella sua infanzia cristiana. Io non sono un personaggio rilevante nella sua storia, chi racconta la sua avventura non ha da citarmi, se non assai marginalmente». 

Per Chiara, però, «è stato utile fare l’esperienza delle Dieci Parole, perché la sua vita di fede doveva essere alimentata. Aveva bisogno di una Chiesa che le desse da mangiare per camminare in quella luce che il Signore le indicava giorno per giorno».

Il nutrimento

Il nutrimento paterno, come ha fatto san Giuseppe con Gesù, è il punto centrale che arricchisce la vita di ogni uomo, evidenzia il sacerdote. 

«Che questo sia accaduto in parrocchia da me con le cose che proponevo, o in altra parrocchia e in un altro modo, conta poco. Il punto è che non poteva andare a bersaglio – come è andata – senza una pedagogia, senza attingere alla fede della Chiesa, senza nutrirsi».

La vita nuova che si espande in noi

La vita nuova, conclude Don Fabio Rosini, «deve essere innescata in noi, ma non può essere solo preservata. Va espansa, fatta crescere, potenziata, per poter divenire adulta. Si può generare una vita in pochi istanti, ma poi c’è da occuparsi di tutto il tempo che c’è fra la fecondazione di un bambino e l’indipendenza di un adulto».

Come dice splendidamente Papa Francesco: «Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui».

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