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Un’altra vittima in Messico, il missionario francescano “Padre Juanito”

OROZCO ALVARADO

Parroquia Santa Lucía de la Sierra

Jaime Septién - pubblicato il 16/06/21

Stava andando a celebrare una Messa, ma è rimasto vittima del fuoco incrociato tra i cartelli della droga

Stava andando a celebrare la Messa per i 15 anni di una ragazza della comunità di Pajaritos de Tepehuanes, nello Stato messicano di Durango, ma non è mai arrivato a destinazione.

Il fuoco incrociato tra i cartelli della droga ha posto fine alla vita di un missionario francescano. La notizia è diventata ormai tristemente abituale in Messico, dove le persone che hanno un compito di pace sono sempre più spesso vittime della guerra brutale di chi cerca spazi per produrre, trasportare e vendere droga.

La vittima è stavolta il frate francescano Juan Antonio Orozco Alvarado, di appena 33 anni. È accaduto sabato 12 giugno a mezzogiorno, quando è stato raggiunto da un proiettile vagante in una parte della sierra in cui si trova il vertice del narcotraffico (tra Nayarit, Durango e Zacatecas).

Il giovane frate prestava il suo servizio missionario nella Missione Francescana di Santa Lucía de la Sierra, a Valparaíso, nello Stato centrale di Zacatecas. La Missione fa parte della Prelatura del Nayar, territorio di evangelizzazione che in molte zone è “terra di nessuno”, o piuttosto dei narcotrafficanti, che si affrontano in qualsiasi momento a colpi di arma da fuoco senza tener conto di chi si può trovare in mezzo.

“Padre Juanito”, come lo chiamavano i fedeli di Santa Lucía de la Sierra, era arrivato da soli sei mesi nella sua nuova missione. Originario di Monclova (Coahuila), era un ragazzo allegro che fin da piccolo era stato vicino alla Chiesa. Il suo destino era stato segnato dalla parrocchia di San Francesco d’Assisi di Monclova.

Era poi stato nella Casa San Agustín di Guadalajara (Jalisco), e aveva fatto il noviziato al Convento Francescano di Guadalupe, Zacatecas, dove aveva studiato Filosofia per tre anni.

In seguito si era trasferito nella basilica di Zapopán, dove aveva studiato per quattro anni Teologia e aveva seguito un anno di formazione pastorale.

In base ad alcune testimonianze raccolte da El Sol de Zacatecas, arrivando nella comunità di Santa Lucía de la Sierra “aveva mostrato subito un grande impegno nei confronti degli abitanti, guadagnandosi il loro rispetto e il loro affetto. Quando si era verificato un incendio nella zona boscosa della comunità, aveva organizzato i volontari per spegnere il fuoco e un centro di distribuzione di vivere per i volontari, e si era recato sul luogo dell’incendio per aiutare a domarlo, mantenendo anche la comunità informata sulle azioni per farlo”.

Era un missionario dedito in una zona in cui la violenza è la moneta corrente. Gli erano state affidate varie cappelle nel territorio dominato dalla lotta tra i cartelli chiamati Jalisco Nueva Generación e Sinaloa. La Conferenza Episcopale Messicana ha diffuso un comunicato in cui ha reso nota la morte del giovane sacerdote sottolineando che “è stato privato della vita vittima della violenza che si vive nel nostro Paese”.

Una violenza che non sembra avere limiti. Nei primi quattro mesi di quest’anno, 11.595 persone hanno perso la vita vittime di omicidi o femminicidi, per una media di quasi 97 uomini e donne assassinati ogni giorno nel Paese.

Secondo il portale VC Noticias, confratelli e fedeli cattolici hanno espresso il proprio dolore per la perdita del giovane religioso. “Grazie, fra’ Juan, per la tua vita, la tua allegria e il tuo entusiasmo; per la musica che avevi dentro e che esprimevi tanto bene con la voce e al piano. Sono certo che il cielo ti accoglierà con uno straordinario coro di angeli”, ha scritto il confratello francescano fra’ Gil Noriega.

Accanto a questo commento, altri utenti chiedono un’azione straordinaria per le vittime silenziose della violenza in Messico: “La tua morte si unisce a quella di tanti e tante che sono ogni giorno vittime della violenza provocata dal crimine organizzato in terra messicana e in tanti altri Paesi”.

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