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Ancora guai per PornHub?

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By charnsitr | Shutterstock

Lucandrea Massaro - pubblicato il 18/06/21

Altre 34 donne accusano il gigante del porno online di aver pubblicato loro video senza il loro consenso e chiedono un risarcimento. Ma il problema vero è che il porno è una industria distruttiva in sé

Un gruppo di 34 donne in California hanno presentato insieme una denuncia contro il sito Pornhub e la società che possiede lo possiede MindGeek accusandoli di aver pubblicato video nei quali loro subiscono stupri e abusi sessuali, in alcuni casi quando erano minorenni.

La causa

Nelle denuncia depositata dagli avvocati dello studio legale Brown Rudnick LLP che rappresenta le querelanti, viene sottolineato che l’obiettivo «non è la pornografia» ma «una classica impresa criminale» il cui modello di business si basa sullo sfruttamento a scopo di lucro di contenuti sessuali non consensuali e, nel caso delle quattordici che erano minorenni all’epoca delle violenze, «di traffico sessuale di minori». In pratica le donne accusano Pornhub di trarre coscientemente profitto dai video di violenza sessuale erevenge porn.

Nel caso di 14 di queste donne, l’accusa è anche quella di «traffico sessuale di minori», visto che i video riprendevano abusi compiuti su di loro ancora minorenni.

La società MindGeek ha bollato le accuse definendole «totalmente assurde» e «categoricamente false» (Corriere della Sera).

I precedenti

La società era già stata accusata l’anno scorso di comportamenti simili, accuse che l’avevano costretta a cancellare ben 8 milioni di video dai suoi server, e in cui – di nuovo – si accusava la società di pubblicare video di minori. L’accusa all’epoca trovò cassa di risonanza nel New York Times e mobilitò anche Visa e Mastercard in una forma di verifica. Nel frattempo la società ha continuato a lavorare indisturbata.

Aziende complici

C’è poi un precedente molto interessante, come ricorda il sito LegaNerd:

“Ancora prima era stato il turno del caso GirlsDoPorn,  popolare casa di produzione per adulti rea di aver convinto la maggior parte delle donne comparse nei suoi video attraverso l’inganno o altre forme di manipolazione. GirlsDoPorn operava soprattutto su Pornhub, dove è stato a lungo uno dei canali più visti dagli utenti”.

Nel caso di quest’altra società si è “risolto” tutto in questi ultimi giorni, con la sentenza che una corte californiana ha inflitto ad uno dei due ex-fondatori, Ruben Andre Garcia: 20 anni di carcere, con le accuse di frode, coercizione e traffico sessuale con la forza. Nel 2019 GirlsDoPorn era stato accusato di aver costretto 22 donne a fare sesso davanti ad una telecamera. I video erano poi finiti su PornHub. L’altro fondatore, Micheal Pratt è attualmente latitante (Vice.com).

Il porno è un male in sé

In tutto questo va ricordato che il tema – che pure esiste sia chiaro – del consenso o peggio della cultura dello stupro che è intrinseca al mondo della pornografia non è il centro della questione. Al centro della riflessione su questi fenomeni c’è il fatto che è una industria che si basa sull’annientamento della dignità della persona (sia di chi lo fa, che di chi lo guarda), dunque non può muoversi che attraverso atteggiamenti di disprezzo per l’integrità umana.

Se per fare soldi si avallino violenze e vendette è solo il campanello d’allarme di una industria che non ha nulla di buono, un po’ come la Mafia, da cui non si può salvare nulla, perché tutta integralmente volta al male delle persone.

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