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Medio Oriente: “La pace deriva direttamente dal cuore di Gesù”

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HO | OSSERVATORE ROMANO | AFP

Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 29/06/21

Vescovo della Chiesa maronita parla ad Aiuto alla Chiesa che Soffre della Giornata di Preghiera per la Pace in Medio Oriente di questa domenica

L’arcivescovo maronita Chucrallah-Nabil El-Hage è stato coinvolto nell’iniziativa di preghiera Giornata di Preghiera per la Pace in Medio Oriente, che riunirà tutto il Medio Oriente da domenica. In un’intervista alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), l’arcivescovo emerito di Tiro (Libano) ha parlato della sua convinzione del fatto che la preghiera possa donare la pace.

Eccellenza, questa domenica i cattolici del Medio Oriente renderanno la pace nella regione il centro delle loro preghiere. Questo sarà seguito da mesi di iniziative speciali. L’idea è sorta in Libano. Cosa l’ha ispirata?

L’idea è stata sviluppata dalla commissione Justitia et Pax in Libano, di cui sono il presidente. L’abbiamo poi presentata ai patriarchi cattolici della regione e hanno colto l’idea. Sono entrati in ballo vari fattori. Il primo è che il mese di giugno è dedicato al Sacro Cuore di Gesù. I patriarchi credono che la pace provenga non solo attraverso o da Gesù, ma che si effonda direttamente dal Suo cuore. Per questo motivo, la Messa di apertura si svolgerà l’ultima domenica del mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Papa Francesco ha poi proclamato l’Anno di San Giuseppe. È per questo che abbiamo posto la Sacra Famiglia, di cui San Giuseppe era il protettore, come centro dell’iniziativa. Stiamo dedicando tutto il Medio Oriente alla Sacra Famiglia. Un’icona della Sacra Famiglia che contiene delle reliquia della basilica dell’Annunciazione a Nazareth è stata realizzata specificatamente per questa iniziativa, e comincerà a viaggiare per il Medio Oriente.

È la prima volta che ci si concentra completamente sulla Sacra Famiglia, vero?

Sì, è vero. Come ho detto, l’Anno di San Giuseppe, che il Papa ha proclamato per la Chiesa universale, ha giocato un ruolo decisivo. Dopo tutto, la Sacra Famiglia rappresenta quello che tante famiglie stanno sperimentando nella regione. Sono state costrette a fuggire e stanno vivendo difficoltà e rifiuto – come è accaduto alla Sacra Famiglia. Dalle difficoltà sperimentate dal Redentore è tuttavia sorta una benedizione per tutto il mondo. È la nostra speranza per il mondo di oggi e per la nostra regione. È entrato in gioco anche un terzo fattore: quest’anno segna il 130° anniversario della pubblicazione dell’enciclica Rerum novarum di Papa Leone XIII. È il documento di base dell’insegnamento sociale cattolico. Il Medio Oriente ha grande bisogno di questo insegnamento. È un appello costante alla giustizia e alla pace. Sarebbe davvero fonte di ispirazione per chi governa la regione.

Perché i patriarchi credono che le preghiere per la pace siano particolarmente importanti in questo momento? È per via della guerra più recente in Terra Santa?

Il Medio Oriente non conosce pace. Le guerre definiscono la nostra regione. Prendete lo Yemen, ad esempio. Ci sono a malapena dei cristiani. Come credenti, però, non possiamo semplicemente scrollarci di dosso il conflitto che vi infuria da anni. La Terra Santa, dall’altro lato, è attualmente scossa da un’altra ondata di violenza. Il conflitto in Siria non si è risolto, né quello in Libia. Il Libano sta soffrendo una grave crisi economica. Il nostro Paese è afflitto da inflazione, disoccupazione e difficoltà di vario tipo. Abbiamo davvero bisogno di preghiere per la pace.

Cosa dice agli scettici che non credono o non credono più al potere della preghiera? 

Ovviamente ci sono anche queste voci, ma sono fuorvianti. Non possono esserci giustizia né pace senza cambiare il cuore della gente, e cos’altro se non la misericordia di Dio può cambiare il cuore delle persone? No, dobbiamo pregare. La gente che prega con sincerità, poi, non può provare odio. È un altro contributo alla pace.

Crede che l’attenzione della Chiesa universale nei confronti del Medio Oriente sia diminuita con la fine dell’ISIS?

Purtroppo sì. Ovviamente ci rendiamo conto che tutti sono impegnati per via della pandemia di Covid, ma abbiamo bisogno di solidarietà. Sono quindi grato a organizzazioni come ACS, che dimostrano vera solidarietà nei confronti delle Chiese bisognose. Vorrei esprimere la consapevolezza della generosità che ci viene dimostrata.

La nuova iniziativa di preghiera è rivolta specificatamente ai cattolici, ma c’è anche una dimensione ecumenica o perfino interreligiosa?

Stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere per rendere questo evento anche ecumenico. Attualmente stiamo lavorando per lanciare un’iniziativa a livello di Consiglio delle Chiese del Medio Oriente per rafforzare la famiglia, e facendo questo pensiamo ovviamente alla Sacra Famiglia. Tutte le persone di buona volontà, inoltre, sono invitate a unirsi a noi in preghiera per la pace in base alla loro fede.

Come può unirsi spiritualmente la Chiesa universale?

Unendo le nostre preghiere domenica e in seguito. Raccomando in particolare la Preghiera di Dedicazione alla Sacra Famiglia. Il Santo Padre Francesco ha scritto una splendida lettera ai patriarchi in cui ci dà la sua benedizione e esorta la gente a partecipare. Si pensa che l’icona della Sacra Famiglia arriverà a Roma alla fine dell’Anno di San Giuseppe. Questo fatto rappresenta un’opportunità per venerare l’icona al di fuori del Medio Oriente prima che ritorni in Terra Santa.

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