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Quello che dobbiamo imparare a fare con urgenza è desiderare

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Di Alex from the Rock|Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 23/07/21

Di desiderio e di desideri parlano un po' tutti; ma sappiamo davvero di che si tratta e in che direzione è orientato, infallibilmente, il desiderio più profondo del nostro cuore? E cosa c'entra l'eros in tutto questo?

Ho familiarità con la parola desiderio; vengo dalla provvidenziale storia di Comunione e Liberazione e quando eravamo ragazzi di Gioventù Studentesca prima e del CLU dopo (la U sta per Universitari) era la chiave di tutti i nostri discorsi, di tutte le scuole di comunità, delle omelie persino; e anche delle chiacchierate serali e notturne con altri compagni di viaggio.

Educarsi a desiderare

Che cosa desideri davvero? Quali sono le esigenze fondamentali della tua vita? Stai obbedendo al tuo cuore? E ci premuravamo di rassicurarci che non si trattava di superficiali voglie o fugaci sentimenti ma proprio di quella materia indistruttibile, in parte misteriosa ma innegabile, che ci costituiva in ogni fibra del nostro essere.

Finalmente, pensavamo con il cuore che ci saltava in gola per la sorpresa, qualcuno ha preso sul serio questo groviglio di attese che ci si agitano dentro e che tutti gli altri, a partire a volte da genitori con le migliori intenzioni, ci invitano a ridimensionare, aspettare che passi, o a sfogare, senza farci troppo male.

No, il nostro cuore, tutto di noi è desiderio.

Don Giussani ci ha educati a decifrare l’enigma che siamo, a giocarlo nella realtà, a sentire che quell’inquietudine insonne che tutti ci accompagnava era la più grande benedizione che ci potesse capitare. Perché aveva una risposta ed era presente e viva.

Ci ha fatto sentire così fieri e carichi di responsabilità per il semplice fatto di essere giovani; di essere fuoco che arde.

Cosa c’entra con le stelle?

E’ stato il primo, nella mia vita, a farmi comprendere che ciò che sentivo nelle regioni più profonde del mio spirito era una cosa seria, fondamentale, talmente vera e decisiva che tutto il resto ci girava intorno.

Quanto abbiamo riso, sciocchi, del “e questo cosa c’entra con le stelle?!” che i più grandi ci ripetevano spesso: è un episodio che racconta di un giovane Giussani che si era avvicinato col suo piglio lombardo e la sua fede ardente a una coppietta intenta a effusioni romantiche sotto una stellata memorabile.

E pare che li abbia proprio apostrofati così: cosa c’entra tutto questo – il vostro piacervi, l’attrazione erotica che assecondate, il vostro perdervi l’uno negli occhi degli altri – con le stelle, cioè con l’altezza e la totalità della realtà, e con il vostro desiderio più profondo?

Chissà che faccia avranno fatto quei due e come si saranno risentiti di essere stati interrotti.

E chissà, invece, come nel tempo saranno stati grati a quel sacerdote eccentrico, in abito talare ma più moderno di tutti i pretini con la camicia di jeans e la chitarra in mano.

Nel nostro corpo sessuato la promessa di un compimento

Ecco, stamattina, leggendo il blog di Giulia Cavicchi e Tommaso Lodi, Teologia del Corpo and more ho ritrovato la stessa coraggiosa chiarezza e lo stesso spirito di servizio all’uomo.

Parlano di desiderio e di desideri; e parlano anche dell‘eros con onestà e intelligenza di fede.

Sappiamo di esistere come esseri desideranti, ma forse non ci abbiamo mai dato troppa importanza.

Alza il volume del desiderio, Teologia del Corpo and more

E’ così: siamo nell’era del desiderio a tutto campo e in pochi ormai hanno idea di cosa sia, di che materia sia fatto e a cosa alluda. Siamo nel tempo dei desideri fiacchi; di quelli impugnati con prepotenza, ma senza conoscerne il vero respiro né ricordarne la destinazione ultima.

Desiderare tante cose o desiderare tutto?

Non passa giorno in cui nel nostro cuore non affiori qualche desiderio. Desideriamo un sacco di cose, cose importanti: un fidanzato, una casa, un figlio, un lavoro… e cose più frivole: un nuovo paio di occhiali, un aperitivo con gli amici, qualche like in più sui social… Raramente però ci sfiora il sospetto che, in filigrana, sotto tutta questa selva di desideri con la “d” minuscola, esista nel nostro cuore un desiderio con la “D” maiuscola, di cui tutti gli altri sono solo un lieve riflesso.

Ibidem

Gli indizi del Creato

Anche don Giussani riportava questi elenchi e quasi subito ridava loro dignità: ogni cosa che fai, ogni più piccolo desiderio, persino le apparenze più vacue dimostrano la tua grandezza e la larghezza incolmabile del tuo desiderio e la consistenza della realtà. E, come Giulia e Tommaso, ricordava che di fronte alle maestosità del Creato e della nostra umanità è più facile raccogliere indizi sulla sua natura.

Può capitare di avvertirne la presenza di fronte all’immensità di un cielo stellato, o traportati dalle note di certa musica. Oppure possiamo accorgercene in quelle notti in cui non riusciamo a dormire e ci ritroviamo immersi nel silenzio della nostra stanza, accompagnati soltanto dal battito del nostro cuore. È lì che oltre il brusio delle ordinarie preoccupazioni quotidiane, possiamo percepire il grido angosciato che sale dal nostro cuore.

Ibidem

Una promessa che sarà compiuta

E quando ci capita di ottenere quel che ci pareva di desiderare così tanto ci ritroviamo con ” il nostro cuore (è) ancora in attesa, ma in attesa di cosa?”

«Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?»

Cesare Pavese

Raccogliamo indizi, speriamo di aver intuito il quadro intero e poi, spesso, lasciamo perdere, tornando alla disillusione condivisa da tanti, suggerita dal mondo. Ma non si smette mai di attendere qualcosa, qualcuno. Fino all’ultimo respiro, ci diceva con una passione senza compromessi un altro grande della storia di CL, Enzo Piccinini.

Tutti, a ben vedere, viviamo nell’aspettativa che la nostra vita dovrebbe trovare un senso e portarci ad una pienezza, ma da dove viene questa attesa? E soprattutto cosa ne facciamo di questa attesa del cuore?

Ibidem

E se c’entrasse anche l’eros?

L’attrazione erotica, ridotta a qualcosa di ginnico o al massimo solo animale, è invece la forza che più di altre ci mostra chi siamo, di cosa abbiamo bisogno: di altro, di un altro, di chi non è me e può compiermi. Ci definisce talmente tanto questo aspetto che è scritta persino nei nostri corpi , nella nostra conformazione anatomica.

Per questo è una tragedia che la cultura nella quale viviamo continui ad alterare sistematicamente la sessualità, riducendola, deformandola, spostandola dal suo vero bersaglio. Trattandola come cosa “bassa” e semplice, al massimo articolata in gusti e stranezze e orientamenti ma nulla più.

Nella cultura ipersessualizzata in cui viviamo, abbiamo fatto coincidere l’eros con il desiderio sessuale, e abbiamo orientato il nostro eros esclusivamente verso la gratificazione individuale (il piacere). Abbiamo creduto che bastasse avere sesso “on demand” h24 per saziare la sete del nostro cuore, eppure ci ritroviamo sempre più infelici e sempre più soli.

Ib.

Il segno della nostra vocazione

Invece l’eros dice a gran voce che siamo fatti per la pienezza e per una bellezza che ci compia senza lasciarci mai più soli. Ha a che fare con la nostra comune vocazione.

Il desiderio sessuale è però il desiderio che più intensamente ci parla di questa chiamata, è forse il volto più incarnato ed impetuoso di questo grande anelito del cuore, eppure tante volte lo trattiamo come un banale istinto da sfogare. Il desiderio sessuale ci rivela che siamo in attesa, che siamo in cerca di qualcun altro che dia un senso alla nostra vita. E tutto questo lo troviamo scolpito in modo indelebile nei nostri corpi: i nostri organi sessuali raccontano l’attesa di un incontro con qualcuno di differente e complementare.

Ib.

L’altro non ci basta

Perché dunque non siamo felici fino in fondo nemmeno quando amiamo davvero un’altra persona e questo incontro, pur appagante, avviene? L’eros, nel suo senso più alto e non ridotto a genitalità, non si sazia, il desiderio non si placa, il cuore resta affamato.

Perché dopo aver messo su famiglia, dopo aver generato due, tre, cinque figli il tuo cuore ha ancora sete?

Ib

La tentazione di cercare altrove, di trovare di meglio, di incolpare l’altro o anche sé stessi è sempre in agguato e può inquinare le relazioni. Si cercano cose più intense, più estreme, nella speranza che siano più vere e più nutrienti; lasciando poi sulla strada delle nostre esistenze solo rovine e disillusione.

Non è così, che si placano certe fami.

La Chiesa, maestra di desiderio

Oggi si parla molto di diversi possibili “orientamenti sessuali”, ma in fondo l’unico vero e definitivo orientamento della sessualità umana, del nostro eros, è il desiderio di infinito che portiamo nel cuore.

Ib.

«Ogni desiderio che si affaccia al cuore umano si fa eco di un desiderio fondamentale che non è mai pienamente saziato. […] l’uomo è cercatore dell’Assoluto, un cercatore a passi piccoli e incerti».

Benedetto XVI

Sembrerà ancora strano a molte orecchie invece sta proprio a noi cristiani ridare dignità e spazio all’eros e al desiderio, anche riconoscendo che in passato il tema è stato spesso taciuto, evitato o lasciato in disparte al grido (o al bisbiglio, se ci si trova in confessionale) di “Dio non guarda sotto le lenzuola”.

I giovani e la proposta cristiana

Ma guarda e aspetta il nostro cuore e con esso tutta la nostra fisicità che proprio l’Incarnazione e la Redenzione hanno avviato alla definitiva guarigione. Il desiderio, dunque, non va liberato come fosse un cavallo selvaggio da lasciar correre a perdifiato, ma guidato, sanato, abituato a correre nella direzione giusta. E senza che ci disarcioni dalla sella.

Abbiamo presentato la fede come un freddo codice di comportamento: un lungo elenco di cose da non fare (una lista piuttosto lunga e che ha a che fare anche con cose piacevoli) e un elenco di cose da fare (di solito più breve e che ha a che fare con pratiche religiose che sembrano non avere niente da spartire con i nostri desideri) e abbiamo avuto il coraggio di chiamare tutto questo la “buona notizia” del Vangelo.

Ib.

A questo punto gli autori si pongono una domanda dura e onesta: non sarà forse dovuta anche a questa mortificazione del desiderio nel suo senso più profondo e largo la continua fuga di giovani dagli ambienti parrocchiali?

A cosa servono i tornei di calcio, i cinema in oratorio, i corsi più strampalati se la vera buona notizia è taciuta e proprio sul tema che ai giovani sta più a cuore?

Cosa cercate?

Perché dovrebbe affascinare una fede di questo tipo, incapace di sintonizzarsi con le attese profonde del nostro cuore? Come potrebbe affascinare una fede che non invita a cercare?

Eppure, le prime parole che Cristo ci rivolge nel vangelo sono: «Che cercate?» (Gv 1, 38) Allora chiediamocelo anche noi: Cosa sto cercando? Cosa sto attendendo? Cosa desidero veramente? Dove è diretto il mio eros?

Tutte queste domande, tutta questa focosa inquietudine che portiamo nel cuore, è in realtà la strada per incontrare il Dio della Vita.

Le voci più giovani che ci hanno incoraggiato ad ascoltare questa irrequietezza, a dare credito al nostro desiderio sono stati proprio i pontefici: da S. Giovanni Paolo II che svelava con vigore ai ragazzi della GMG:

«è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; […]. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande».

GMG, Tor Vergata

A Papa Francesco che pochi mesi fa lo ha ripetuto: «Dio non ha smesso di chiamare, anzi, forse oggi più di ieri fa sentire la sua voce. Se solo abbassi altri volumi e alzi quello dei tuoi più grandi desideri, la sentirai chiara e nitida dentro di te e intorno a te».

Per quest’anno, per il resto di vacanze che ci restano davanti un solo compito: alza il volume del tuo desiderio!

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