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Francia: i novax si paragonano agli ebrei perseguitati. I Vescovi intervengono

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By OrelPhoto and Pfeiffer | Shutterstock

Giovanni Marcotullio - pubblicato il 23/07/21

«La Shoah rappresenta un orrore assoluto a partire dal quale le nostre condotte politiche debbono essere giudicate – si legge nel comunicato della CEF –, e non può diventare un trastullo funzionale a qualunque causa»

Oggi è giorno di polemica sul green pass… polemica all’italiana, s’intende, che prevedibilmente si smorzerà quando «le regine del “tua culpa” / affolleranno i parrucchieri», ossia quando gli italiani realizzeranno che veramente dal 6 agosto non potranno andare in pizzeria al chiuso senza l’odiato passe-partout… e allora l’auspicato problema sarà gestire (in agosto) il flusso crescente di prenotazioni per il vaccino – perché la libertà è sacra, ma la pizza non si tocca. 

In un certo senso si può valutare positivamente questo prevedibile esito: non si tratta tanto di “incoerenza” o di “debolezza”, infatti, bensì della presenza di un vero complesso di valori. Quando le verità e i valori vanno a comporre un edificio in cui più dimensioni si equilibrano, di solito si genera su più livelli lo spazio per una qualche ragionevolezza (al di là delle dichiarazioni estemporanee e del colore da social): il problema si pone invece quando i valori (come anche le verità) vengono affermati in modo monomaniacale e senza porli in un contesto gerarchico. 

Qualcosa del genere accade sovente in Francia: giorni fa su Twitter una commentatrice canadese osservava di non aver constatato paesi più no-vax della Francia… e non a caso il presidente Macron si è visto costretto ad assumere per primo in Europa il green pass e i suoi corollarî coercitivi (malgrado ciò significhi per lui un suicidio politico). Sì, perché anche il motto triadico “libertà-uguaglianza-fraternità” si consuma quasi sempre e quasi tutto nel primo membro – liberté! –, di modo che nulla resti per l’uguaglianza e (figuriamoci!) per la fraternità. Quando un francese si sente minato nella sua libertà (o nel libero arbitrio che sovente egli confonde con quella) non c’è più molto che sia disposto ad ascoltare e che possa riportarlo a una considerazione più ampia. 

Assai indicativa di ciò risulterà una sconcertante polemica che da diversi giorni – e non a livelli di bega social – impegna i cugini d’Oltralpe: diverse personalità pubbliche hanno infatti preteso che l’obbligo vaccinale de facto fosse assimilabile alla stella gialla che ha puntellato le più fosche pagine della recente storia europea. Dopo qualche giorno di siffatto sordo starnazzare, ieri la Conferenza Episcopale Francese ha preso posizione in merito, con un comunicato che non sarà inutile tradurre: 

La Shoah rappresenta un orrore assoluto a partire dal quale le nostre condotte politiche debbono essere giudicate, e non può diventare un trastullo funzionale a qualunque causa. La vaccinazione di cui si sta parlando è la risposta medica disponibile per fronteggiare un’epidemia che rischia di paralizzare ancora la vita economica, ma soprattutto la vita sociale e le relazioni affettive e amicali. Essa non nega la dignità di esseri umani giustificando la loro soppressione. 

Rendendola obbligatoria per alcuni, e imponendo un pass sanitario per certe attività, il governo assume le proprie legittime responsabilità sotto il controllo del Parlamento. Sotto questo medesimo controllo, esso impone delle restrizioni a quante e a quanti rifiutano il vaccino. Compete alle istanze giurisdizionali del nostro Stato di diritto il verificare che l’imposizione del pass sanitario sia conforme al diritto, limitata alla durata dell’epidemia nella sua forma gravemente contagiosa, e che le restrizioni alle libertà di movimento siano proporzionate. 

Non confondiamo mai la libertà di viaggiare e quella di esistere, né la libertà di andare al cinema o al bar e quella di lodare o non lodare Dio, anche se è chiaro che né lo Stato né i cittadini devono trascurare che tutte le libertà convivano insieme. Questa epidemia fa toccare con mano, a tutti noi, quanto siamo responsabili gli uni degli altri. È come un annuncio dell’unità del genere umano e dell’unione intima con Dio. 

[seguono firme]

In Italia non abbiamo (ancora) assistito alla pulcinellesca replica di questa polemica – grottesca già in originale – ma faremmo bene a ritenere il monito della Conferenza Episcopale Francese come se provenisse dall’omologa italiana. Del resto, è stato ben scritto in un commento sui social: 

Perché ricordatevi, voi che citate l’art. 2 della Costituzione fermandovi alla favola bella dei “diritti inviolabili dell’uomo” che ieri v’illudeva (quando eludevate il fisco) e oggi v’illude (mentre eludete il dovere etico dei vaccini), che la norma poi aggiunge:  «La Repubblica […] richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».

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