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Suona il violoncello per il padre, grave in ospedale per coronavirus

CHELO

vallhebron.com

Angeles Conde Mir - pubblicato il 04/08/21

Pau non vedeva il padre da due mesi, ma ha potuto fare qualcosa con lui grazie alla musica

Il coronavirus ha separato molte famiglie. Q uando un test risulta positivo, prima si verifica l’isolamento della persona contagiata, a volte dentro casa; se poi la persona peggiora arriva il ricovero, e una volta in ospedale le visite dei familiari sono impossibili o vengono limitate al massimo.

Soprattutto nei primi mesi della pandemia, molte persone hanno affrontato la malattia nella solitudine di un letto d’ospedale. Il personale ospedaliero si è dedicato a umanizzare una situazione così terribile, ma non c’è nulla al mondo che possa sostituire l’amore e la compagnia di una persona cara. Molte persone sono morte da sole.

Ora la situazione negli ospedali è migliorata in molti luoghi, e si è verificato che la presenza di un familiare aiuta molto il recupero del paziente.

Per questo, all’ospedale spagnolo Vall d’Hebron di Barcellona hanno pensato che sarebbe stato un bene che Pau, 13 anni, potesse vedere suo padre. A sua madre, Meritxell, è venuta un’idea ancora migliore: che Pau potesse portare il suo violoncello per suonare per il padre.

Bach in terapia intensiva

Pep ha 59 anni e da due mesi non vedeva i suoi figli a causa del coronavirus. Visto che non migliorava, è stato collegato a un dispositivo di ossigenazione extracorporea (ECMO), una tecnica molto invasiva che svolge le funzioni respiratorie quando i polmoni vengono meno, ossigenando il sangue ed eliminando il diossido di carbonio.

È una terapia complessa riservata ai malati più gravi di Covid quando il respiratore non è sufficiente. Il 13 giugno i sanitari sono riusciti a svegliare Pep, che era stato intubato un mese prima.

Pau si è presentato al piano della Terapia Intensiva con il suo violoncello e ha iniziato il suo concerto con pezzi di Bach, Pau Casals e la colonna sonora del film Pirati dei Caraibi. Il giovane musicista ha suonato non solo per suo padre, provocando lacrime di emozione in tutti, ma anche per gli altri pazienti che erano svegli e si chiedevano da dove venisse quella musica meravigliosa, per loro una vera carezza.

Una settimana dopo la visita-concerto di suo figlio Pau, a Pep è stato tolto il sostegno ECMO, e i suoi polmoni hanno funzionato di nuovo. Anche se ha davanti una lunga strada per recuperare la salute, la famiglia “vede ormai la luce”, come dice la moglie Meritxell.

La musica cura l’anima, e a quanto pare anche il corpo, anche se quello che fa meglio è l’amore della famiglia, soprattutto nei momenti più difficili.

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