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Victoria Petersen, una Mrs Universe a difesa della vita e dei bimbi in affido

VICTORIA PETERSEN

Victoria Petersen | Facebook

Annalisa Teggi - pubblicato il 04/08/21

Data in affido a 12 anni, ora giovanissima madre naturale e affidataria. Il trionfo al concorso di bellezza è il trampolino per portare avanti il suo impegno a favore della vita e delle adozioni.

«Sia gloria a Dio ora e sempre» queste sono le parole con cui Victoria Petersen ha festeggiato il trionfo al concorso di bellezza Mrs Universe. E a conferma del fatto che non è solo un’esclamazione retorica c’è la sintetica bio con cui Victoria si presenta al pubblico:

Mio marito Jacob e io ci siamo sposati nel 2018, ci adoperiamo per amarci in tutti i modi ed essere radicalmente inclusivi, per riflettere la nostra passione più grande: il Vangelo.

Mrs Universe, il concorso per donne sposate e con una mission

Sì, Victoria è sposata e quello che ho scritto prima non è un refuso. Anche io ero caduta nella trappola di pensarla come Miss Universo, è il pensiero ovvio e immediato. Ma esiste anche il corrispettivo per donne con l’anello al dito: Mrs Universe è un concorso che punta più sulla storia di vita che le partecipanti vogliono portare all’attenzione del pubblico, più che sull’esclusiva avvenenza fisica. Resta il fatto che Victoria è bellissima. E quel sorriso ha qualcosa di coraggioso da raccontare.

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E’ stata incoronata lo scorso 22 luglio e a vincere è stato anche un messaggio tutt’altro che scontato nel panorama di un’informazione sempre più schierata agli antipodi della vita.

In difesa della vita e dei ragazzi in affido

Il sistema americano delle adozioni è a pezzi, ma questo non è un buon motivo per starci alla larga. Anzi è il motivo giusto per abbracciarlo. […] come attivisti il nostro scopo non dovrebbe essere quello di eliminare le persone, ma quello di eliminare la sofferenza.

Students For Life

Era il maggio del 2020 quando Victoria Petersen si faceva portavoce di questa ipotesi dal canale YouTube di Students For Life, entrando a gamba tesa in un argomento controverso: il mondo delle adozioni e dell’affido. Sa di ciò che parla, l’ha vissuto sulla pelle.

Originaria dell’Ohio, a 12 anni è stata data in affido entrando nel gruppo degli adolescenti che provengono da famiglie disastrate o devastate e da cui non ci si aspetta altro che diventino dei poco di buono. Anche per Victoria il futuro sembrava già segnato dai pregiudizi “resterà incinta o finirà in prigione”. Né l’una né l’altra. La passione per lo studio e la corsa sono stati la premessa per l’incontro con un padre che le ha cambiato la vita. E’ vero, ci sono padri e madri che s’incontrano lungo la via e non alla nascita.

E dentro un ‘sistema marcio’ la differenza la fa sempre la presenza viva del singolo. Scott Wichman è stato l’allenatore che ha seguito Victoria, non solo a livello sportivo e scolastico ma soprattutto umano.

“Non ci sono stati molti uomini per bene nella mia vita e non avevo idea di quale impatto nella mia vita avrebbe potuto avere” ha dichiarato. Nel tempo Wichman è diventato una figura paterna, l’ha allenata portandola 4 volte sul podio dei campionati di stato e accogliendola nella sua famiglia e dandole il suo cognome quando, da maggiorenne, è uscita dal sistema di affido.

Da LiveAction

Aborto e affido, un circolo vizioso da disinnescare

Quello delle adozioni è un mondo complesso con molte crepe dolorose. Negli USA è una ferita che sanguina profusamente. E le adozioni di adolescenti sono un girone quasi infernale. Adottare un neonato è comprensibilmente un impegno a cui si va incontro con tante rosee aspettative. Ma non è altrettanto attraente mettersi in casa un ragazzo già grande, diventare padre o madre di chi ha una consapevolezza chiara del brutto da cui proviene e ha anche sviluppato grandi anticorpi all’affetto.

Victoria Petersen è testimone di questo percorso di vita tutt’altro che facile ed è perciò autorevole nllo scardinare l’ideologia di chi usa il sistema fallimentare di adozioni come arma per portare avanti un’agenda sempre più spregiudicata sull’aborto. Meglio sopprimerli nella pancia che farli nascere e poi farli finire nel sistema dell’affido – questa vulgata è un cavallo di battaglia vincente negli USA. Victoria ringrazia apertamente sua madre per aver fatto la scelta coraggiosa di non abortire, anche se questo l’ha poi catapultata in una strada fatta di 12 diverse famiglie adottive. Dire che è stato traumatico è un eufemismo, dichiara la Petersen. Eppure la prima cosa di cui è grata è di essere viva. Dunque il punto non è uccidere i bambini nel grembo pur di non farli finire nel girone infernale degli affidi, ma cambiare da dentro il sistema delle adozioni.

La mission della nuova eletta regina di bellezza è proprio questa. E non è un modo di dire come la famosa frase sulla pace nel mondo.

Victoria, madre naturale e affidataria

Dal palco della kermesse che l’ha incoronata novella Mrs Universe è stato lanciato un messaggio forte, di cui Victoria Petersen si fa ambasciatrice:

Non sarò la voce di chi non ha voce. Voglio dare a chi non ha voce molte opportunità di far sentire la loro voce. I senza voce hanno una voce, in realtà. Siamo noi che dobbiamo ascoltarla.

Pur essendo giovanissima e sposata con Jacob solo dal 2018, Victoria Petersen è madre sia naturale sia affidataria. La fede è la benzina della sua famiglia e anche dell’opera a cui si dedica. Ogni bambino è prima di tutto figlio di Dio. Con quest’ipotesi ha fondato Bring Beloved un’associazione nonprofit che si occupa al mondo dei giovani destinati all’affido.

L’associazione li sostiene seguendoli personalmente nel percorso di crescita, aiutandoli a mettere a fuoco le proprie capacità e aspettative. Il primo anello debole, infatti, è la stima di sé. In assenza di un legame parentale e vedensosi ‘rimbalzato’ da una famiglia all’altra, è naturale e drammatico che un giovane si senta una presenza inutile e senza valore. Ecco allora che il punto di forza di questo progetto non è una teoria psicologica illuminata o un puro slancio emotivo. Tutto si innesta su un dato che, ad esserne coscienti ogni giorno, cambia lo sguardo su di sé ‘senza via di scampo’.

La missione di Bring Beloved è affermare che l’identità di ogni ragazzo in affido è innanzitutto quella di essere un figlio amato da Dio. Siamo convinti che la forma di aiuto più alta sia mostrare agli altri come essere d’aiuto grazie ai doni che Dio ha dato a ognuno.  

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