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Elena, Irina e le altre rom sterilizzate, oggi risarcite dalla Repubblica Ceca

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Shutterstock | Di Alexander A. Kataytsev

Giovanna Binci - pubblicato il 06/08/21

L'ennesima storia fatta di eugenetica e razzismo ci porta in Repubblica Ceca, dove tra il 1970 e il 1993, donne di etnia rom vennero sterilizzate forzatamente e con l'inganno. Oggi verranno risarcite dallo Stato. Anche se le "minoranze" nell'Est europeo non sono finite.

Elena Gorolová avrebbe voluto una bambina. 

Non si aspettava certo, quando è entrata nella sala parto di un ospedale della Repubblica Ceca per dare alla luce il suo secondo figlio, che insieme ai fogli per l’autorizzazione al cesareo, stesse firmando anche l’autorizzazione alla sterilizzazione

Sterilizzate perché rom

Una forzatura legalizzata, parte dell’agenda eugenetica dello Stato Ceco dagli anni settanta al 1993, anche se l’ultimo caso pare risalire all’altro ieri, nel 2007 (fonte the Guardian). 

Elena aveva 21 anni ed era

“in così tanto dolore, da non essere consapevole di ciò che stavo firmando”.

I dottori le dissero che

“avrei dovuto partorire con cesareo o avrei rischiato la mia salute e quella del bambino”.

Elena, ma anche Kristina, Iveta…

Kristina Bolvanova stava ancora perdendo sangue il giorno dopo aver dato alla luce il suo sesto figlio e i dottori le dissero che

“avrei dovuto fare una operazione, avevo avuto troppi bambini. Io non so leggere e firmai. Solo dopo capii quello che avevo fatto”.

A Iveta Holubova venne detto che essendo al suo secondo cesareo la sterilizzazione era consigliata, ma che avrebbe potuto ritornare alla condizione di fertilità in futuro con alcune iniezioni. Una bugia, ovviamente. (Fonte the Guardian

Somme di denaro proposte come incentivo, minacce di perdere sussidi statali o vedersi sottrarre i figli. Copioni simili, stesso stigma: troppo prolifici

Quei Rom troppo prolifici

La famiglia è uno dei valori fondanti dell’identità rom e la curva di nascita degli “indesiderabili” andava tagliata. 

Si pensava che questa pratica fosse finita col regime comunista e la rivoluzione che aveva portato i riformisti al potere. La parte più tremenda di questo programma governativo, che ha di fondo una storica base razzista contro la minoranza più numerosa della Repubblica Ceca (circa 250000 persone), è stata proprio il far leva sulla bassa scolarizzazione e utilizzare la paura delle donne in un momento così delicato della loro vita per arrivare a un consenso. 

Molto spesso poi, al danno fisico si aggiungeva il dramma familiare. Perché l’infertilità nella società rom è considerata marchio infamante per uomini e donne e quindi molte di loro furono lasciate dagli stessi mariti a seguito della sterilizzazione. 

“Mio marito era così arrabbiato coi dottori, ma anche con me. Pensava che in qualche modo avessi organizzato la cosa senza dirglielo. Mi sono vergognata e sentita tradita da quei dottori a cui avevo affidato la mia vita”, 

ricorda Elena. 

Maternita’ consapevole

Oggi si parla tanto di consapevolezza e diritto alla scelta anche nella maternità, ma forse, Elena e le altre, con le loro tradizioni, quello che molti vedono come conseguenza di analfabetismo, bigottismo, patriarcato, con la loro apertura alla vita e i loro vecchi valori potrebbero riscrivere il senso di quel “my body, my choice”.

Se alle donne fosse davvero data una scelta, senza minacce, senza sovrastrutture, con la consapevolezza delle conseguenze, il sostegno e l’aiuto non a firmare moduli di cui difficilmente si comprende la portata, non tanto le parole messe nero su bianco, forse, azzardo a dire, che sceglierebbero la vita. Per loro, per prime. 

Fare leva sulla disperazione però, non passa mai di moda.

Un risarcimento, solo parziale

Scoprire di non essere sole a vivere questo dramma, ha portato le gypsies a unirsi e chiedere giustizia per l’abuso subito. 

Nel 2004 Elena fonda un gruppo per chiedere delle scuse ufficiali e un risarcimento che solo oggi è stato riconosciuto. 

Le migliaia di donne rom sterilizzate forzatamente tra il 1996 e il 2012 riceveranno un risarcimento di 300.000 corone (circa 12.000 euro). A stabilirlo una legge approvata il 22 luglio dal Senato ceco. 

Come successo per molte storie simili, la più recente in California, non c’è ovviamente nessuna cifra che possa risarcire queste famiglie per ciò che è stato loro tolto in termini di libertà, autodeterminazione, rispetto.

Nuove minoranze

Pare che le donne dell’est, quelle disperate però e di tutte le etnie, vadano bene come madri solo quando c’è da parlare di utero in affitto e da usarle come mere incubatrici per terzi. La vera vittoria di questa minoranza è quella di aver ottenuto almeno il riconoscimento di essere stata vittima di un atto di razzismo. Qualcosa che speriamo non si ripeta, ma che, in realtà, nell’est europeo, forse, ha solo cambiato nome e “minoranza” verso cui avventarsi. Peccato che questa volta, nessuno di questi bambini-merce possa alzarsi per denunciare l’ennesimo abuso nella storia della maternità come hanno fatto Elena e le altre. Non ancora, per lo meno. 

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