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In che senso San Francesco d’Assisi ha ispirato Steve Jobs?

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Public Domain | CC BY-SA 3.0

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 18/08/21

Lo ha spiegato Padre Enzo Fortunato in una lectio magistralis, in cui ha definito il carisma del santo di Assisi “semplice e idiota”

La modernità di San Francesco è il titolo della lectio magistralis di Padre Enzo Fortunato che si è svolta il 18 agosto nel duomo di Scala, paesino della Costiera Amalfitana. 

Padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento e della rivista San Francesco, nonché personaggio molto popolare sui social network,   negli ultimi vent’anni si è concentrato nella riscoperta e nella divulgazione del francescanesimo. Con la sua lectio ha condiviso l’attualità e la modernità di quelle parole di ottocento anni fa. “San Francesco, amato da credenti e non, da gente semplice e da intellettuali di ogni tempo, attrae oggi più che mai..”.

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Al centro c’è Padre Enzo Fortunato.

Il “vangelo” di Francesco

Attraverso lo studio delle biografie dell’assisiate, Padre Enzo Fortunato ha spiegato la modernità di San Francesco sotto diversi punti di vista. il carisma di Francesco, secondo il frate del Sacro Convento di Assisi, «è semplice e idiota. Ma idiota non in senso dispregiativo, poiché deriva dalla parola “idioma”, che è il linguaggio di un popolo. Quello di Francesco è un linguaggio che genera una comunicazione semplice e incisiva, che arriva a tutto il “suo” popolo. Il “vangelo” di Francesco parla alle persone semplici prima ancora che ai dotti. Il santo incardina grandi discorsi e comprensibili a tutti».

“Mission” e “Vision”

Ha ragione chi dice che Steve Jobs, come le moderne organizzazioni di marketing e comunicazioni, abbiano attinto dagli ordini mendicanti del medioevo

«Oggi non c’è documento di marketing o manuale d’azienda che non impiega le parole “mission” e “vision”. Noi frati francescani – dice il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento – riconduciamo questi due concetti agli ordini mendicanti, e in particolare al francescanesimo. In particolare alla visione che Francesco ha di Dio e alla missione che vuole incarnare tra la gente. Una missione che non riguarda il profitto e la carriera, ma l’umanità. E’ un invito a restare “umani”». 

“Umanità piena e carne fragile”

«Andare da San Francesco – prosegue Padre Enzo Fortunato – significa incontrare un uomo dalla umanità piena, dalla carne fragile, che si mette al servizio degli essere umani, li cura e in alcuni casi li guarisce. E’ in questa umanità che possiamo incontrare Dio».

Francesco non vive da solo la sua umanità. «Ma attraversa le città del tempo – evidenzia Padre Fortunato – Francesco ama troppo la città, non può non interessarsi ad esse e alla gente che vi abita. Francesco caccia i demoni da Arezzo: qui troviamo la sfaccettatura interessante del francescanesimo che è stare accanto all’uomo, supportarlo nei momenti più difficili. E’ qui che prende sempre più forma la grandezza del santo di Assisi: essere un punto di rifermento che supporta il prossimo, che non lo fa mai sentire solo e abbandonato, ma lo rincuora e gli offre nuove prospettive».

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