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Sri Lanka: due anni dopo gli “attentati di Pasqua”, i fedeli reclamano giustizia

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AFP

Soldati schierati davanti alla chiesa di Sant'Antonio, a Colombo, il 25 aprile 2019.

Agnès Pinard Legry - pubblicato il 20/08/21

A fronte dell’incapacità del governo srilankese nel far approdare l’inchiesta sugli attentati della Pasqua del 2019 a un esito credibile, gli abitanti del Paese si sono rivolti l’appello a issare una bandiera nera, sabato 21 agosto, in segno di protesta silenziosa.

Mons. Malcom Ranjith, cardinale arcivescovo di Colombo (Sri Lanka) ha lanciato un appello alla popolazione a manifestare, sabato 21 agosto, per denunciare il nulla di fatto del governo nell’inchiesta sugli attentati della Pasqua 2019, che in poche ore devastarono il Paese. 

Issate una bandiera nera davanti alle vostre case – suona l’appello –, agli uffici e ai negozi in segno di protesta silenziosa. 

A metà luglio l’insieme dei vescovi del Paese aveva inviato una lettera al presidente Gotabaya Rajapaksa per chiedere che sia fatta piena luce sugli attacchi che hanno colpito tre hotel e tre chiese, facendo circa 280 morti e 500 feriti. Ventisette mesi dopo il cruento attacco, e cinque mesi dopo la presentazione del rapporto finale della Commissione presidenziale d’inchiesta, nessuna risposta “credibile” è stata presentata. 

Non possiamo credere – aveva dichiarato l’arcivescovo di Colombo – che la verità verrà da una commissione composta da membri di un solo partito politico. 

Rigettando ogni accusa di negligenza, il governo singalese ha riaffermato di aver già arrestato centinaia di persone sospettate di essere implicate negli attentati. Il Procuratore Generale ha domandato alla Corte Suprema di allestire un tribunale speciale per giudicare 25 sospetti accusati di cospirazione, complicità, possesso di esplosivi e armi, omicidio e tentato omicidio. In mancanza di un effettivo seguito dato all’inchiesta dal governo, i vescovi potrebbero portare la questione davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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