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“Celebrerò messa per te”. Così a 17 anni Padre Amorth sentì la voce di Dio

GABRIELE AMORTH

Vandeville Eric/ABACA/EAST NEWS

Padre Amorth.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 07/09/21

Lo conosciamo come esorcista, ma in realtà la storia della sua vocazione non è legata a Satana. Dio, per il giovane Amorth, si è servito di un suo emissario: don Giacomo Alberione

Aveva 17 anni quando, per la prima volta, chiese al Signore: “Cosa vuoi da me?”. Lo conosciamo in veste di esorcista, eppure Padre Gabriele Amorth (1925-2016) ha incrociato questo incarico quando era già un prete adulto. La vocazione di Amorth, invece, è stata quella di un giovane affascinato dai Passionisti e dal carisma di don Giacomo Alberione. Un viaggio a Roma, ricorda lui, gli cambiò la vita. 

A raccontarlo è il libro Don Amorth – La biografia ufficiale” (Edizioni San Paolo) a cura di Domenico Agasso. 

GABRIELE AMORTH

Il primo incontro con i Passionisti 

Nell’estate 1942, in piena guerra, prima di iniziare l’ultimo anno di liceo, Amorth va a Roma con il parroco per conoscere l’ordine dei passionisti (“Mi piacevano i passionisti”, spiegherà), avendo da tempo l’idea di entrare in una congregazione, senza alcuna preferenza, non avendone ancora nessuna conoscenza diretta: “Mi sentivo portato per la vita di comunità, per la vita in qualche ordine religioso”, dice a Rodari.

Don Alberione

Quel viaggio a Roma cambia il corso della sua vita. Fa un incontro decisivo, il primo. Succede che i passionisti non hanno posto per accogliere Gabriele e il suo parroco, in cerca d’un letto per la notte. Consigliano di bussare alle porte di un’altra congregazione, i paolini di don Alberione. 

Nemmeno lì c’è posto, ma li fanno dormire sui due lettini dell’infermeria. E Gabriele Amorth conosce don Giacomo Alberione, un piccolo prete piemontese che ha fondato la Società San Paolo affidandole il compito di annunciare il Vangelo con i mezzi della comunicazione moderna. È l’incontro che decide il futuro del giovane candidato al sacerdozio.

WEB-SAINT-NOV26-JAMES ALBERIONE © Towarzystwo Świętego Pawła CC

“Finisco la terza liceo e poi entro””

A don Alberione egli confida il desiderio di farsi prete.

 “A diciassette anni, in seconda liceo, ho conosciuto don Giacomo Alberione, il fondatore della Famiglia Paolina, che mi ha dato la spinta finale. Io gli ho chiesto: Ma insomma, che cosa vuole il Signore da me? Io volevo che Dio mi dicesse cosa fare, invece grazie a lui ho capito che dovevo decidere io. Però Dio è intervenuto e un giorno don Alberione mi ha detto: “Celebrerò la Messa per te domani mattina”. E dopo la Messa mi ha comunicato: Che entri in San Paolo! Va bene, ho risposto. Però ero in seconda e allora ho proposto: Finisco la terza liceo e poi entro”. 

Così racconta l’incontro con l’apostolo della buona stampa a Elisabetta Fezzi(La mia battaglia con Dio contro Satana).

“Gli chiesi di pregare per me”

Aggiunge altri particolari su don Alberione nel libro di Saverio Gaeta(L’eredità segreta di don Amorth): 

“Ne sentii parlare allora per la prima volta, con espressioni che mi dettero fiducia di trovarmi di fronte a un uomo di Dio. Pensando che potesse aiutarmi a risolvere il mio caso, gli chiesi di pregare per me e di chiedere al Signore che cosa dovevo fare. Si limitò a promettermi che il mattino seguente avrebbe celebrato per me la santa Messa. Fui presente per servirgliela (alle 4.30 del mattino!), perché pensavo che, vedendomi presente, si sarebbe ricordato di me. Dopo la Messa gli andai a parlare e lui si limitò a una sola espressione: Mi ha detto: entri in San Paolo. Lì per lì fui soddisfatto e accettai veramente quella risposta come proveniente dal Signore”.

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