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Il Papa e la pandemia: mi sono sentito in gabbia, poi mi sono calmato

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Antoine Mekary | ALETEIA

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 09/09/21

L’augurio per questo 2021 da parte del pontefice: meno “Io” e più preghiera. E poi ci dà consigli su come “ripartire” nel modo giusto dopo la crisi pandemica

Un leone in gabbia. Così dice di essersi sentito Papa Francesco in questo duro periodo di pandemia. Ha confessato questo suo malessere in un’intervista a Fabio Marchese Ragona, diventata un volume dal titolo “Oltre la tempesta” (Bur Rizzoli).

«Mi sono sentito ingabbiato. Proprio come quando si è in cella. Ma poi mi sono calmato, ho preso la vita come viene. Si prega di più, si parla di più, si usa di più il telefono, si fanno alcune riunioni per risolvere i problemi. La pandemia ha colorato pure la vita del Papa e io sono contento».

Le due preghiere di dolore

«Quando ho fatto le preghiere pubbliche, sia quando sono andato al Crocifisso Miracoloso – aggiunge Papa Francesco – sia quando il 27 marzo ho tenuto la “Statio Orbis” a San Pietro e poi la Via Crucis, queste cose erano un’espressione di dolore che si sente, espressione di amore per tutta la gente anche di far vedere strade nuove per aiutarci l’un l’altro». 

Il Papa ammette che a causa della pandemia ha dovuto cancellare dei viaggi, «in Papua Nuova Guinea e in Indonesia, cancellati totalmente. Perchè in coscienza io non posso provocare assembranti, no? Ma è cambiata la vita. Si, è cambiata la vita. Ma il Signore ci aiuta sempre tutti». 

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Il Papa in preghiera davanti al Crocifisso di San Marcello.

“Io riparto da queste certezze”

Quando si parla di futuro, di cosa ci aspetta in questo tempo incerto ancora segnato dalla pandemia, Papa Francesco ammette candidamente: «Una bella domanda che tutti ci facciamo dentro. Ripartire…da dove? Io parto da queste certezza: la pandemia è stata una crisi durata un anno, da marzo fino ad adesso e che continua ancora oggi. Ma da una crisi non se ne esce mai come prima, o se ne esce migliori o peggiori. Questo è il problema: come fare per uscirne migliori e non peggiori? Cosa ci aspetta in futuro? E’ una nostra decisione». 

“Bisogna fare una revisione di tutto”

Per il Papa, «se vogliamo uscirne migliori dovremo prendere una strada, se vogliamo riprendere, più o meno, le stesse cose di prima la strada sarà un’altra, sarà negativa. E oltre alla pandemia ci sarà una sconfitta in più: quella di non esserne usciti migliori». 

E come uscirne migliori? «Bisogna fare una revisione di tutto – osserva Papa Francesco – I grandi valori ci sono nella vita, ma i grandi valori vanno tradotti nella vita dei momenti, perchè i momenti storici non sono gli stessi. Ma la domanda è: i valori cambiano nella storia? No, ma l’espressione del valore è sempre incultura, dipende sempre dalla cultura del tempo».   

L’augurio per il 2021

Il pontefice alla domanda su quale augurio vuole fare per questo 2021, risponde così: 

«Che possiamo uscire dalla crisi migliori e questo significa che ognuno di voi prenda coraggio e pensi agli altri. L’augurio che non sia la cultura dello scarto e della differenza, che ci sia la cultura della fratellanza, della vicinanza. Come posso avvicinarmi agli altri per aiutarli? Se non fisicamente, come è possibile farlo? Questo è importante». 

«E che non siano gli scarti, che non siano questi atteggiamenti egoistici dell’Io. Sopratutto nei gruppi dirigenziali, imprenditoriali, religiosi o politici, mai farne una questione dell’Io. L’Io lo faremo dopo, poi. L’unità. L’unità è più grande del conflitto. E pregare. Pregate di più». 

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