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Corinna Schumacher: “Non ho mai incolpato Dio per l’incidente di Michael”

MICHAEL, SCHUMACHER, CORINNA

Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 09/09/21

L'amore dei suoi cari è la forza più grande del campione tedesco, il 15 settembre uscirà un documentario voluto dalla famiglia per raccontare che Michael Schumacher "c’è, è diverso ma c’è".

Un documentario su Michael Schumacher, l’uomo dietro il campione

La riservatezza, la cura e la protezione hanno caratterizzato l’accudimento del pluricampione del mondo Michael Schumacher da quando l’incidente sulla neve a Méribel del 2013 lo portò a un passo dalla morte. La moglie Corinna e i figli Gina Maria e Mick sono gli angeli custodi che continuano a proteggere Michael dall’invasione della curiosità mondiale durante la battaglia più impegnativa della sua vita.

A otto anni di distanza dalla tragedia in montagna e nell’anno che segna il 30 anniversario del debutto in Formula 1 del campione tedesco, Netflix annuncia l’uscita il prossimo 15 settembre di un documentario dedicato a Michael e nato grazie al sostegno della sua stessa famiglia. Non sarà un’incursione nella cura domestica, ma un ritratto umano del campione.

“Michael Schumacher – preannuncia la sua storica portavoce Sabine Kehm – ha ridefinito l’immagine professionale di un pilota. Nella sua ricerca della perfezione, non ha risparmiato né sé stesso né la squadra, portandoli ai più grandi successi.

Per questo è ammirato in tutto il mondo, per le sue qualità di leader. Ha trovato la forza per portare a termine i suoi compiti e l’equilibrio per ricaricare le batterie a casa, con la sua famiglia, che ama e idolatra. Per preservare la sua sfera privata come fonte di forza, ha sempre separato costantemente e rigorosamente la sua vita familiare da quella pubblica. Il film racconta entrambi i mondi. Si tratta del regalo della sua famiglia al loro amato marito e padre”.

Da Repubblica
MICHAEL SCHUMACHER

La voce di Corinna: “Non ho mai incolpato Dio”

La moglie Corinna, che ai tempi delle corse e dei molti trofei era la figura dietro le quinte, è ora al centro della scena, come scudo e come punto di forza per l’uomo che ama.

Nel corso degli ultimi anni ha taciuto coi media e accudito il marito. Ha seguito i figli e non si è fatta scrupoli a vendere molti beni di famiglia per trasformare la loro villa vicino a Ginevra in una vera e propria clinica per le necessità di Michael. Per lei i giornali tirano fuori dal cassetto delle parole impolverate il termine “devozione“.

Il loro caso è sicuramente fuori dal coro, rispetto a tutti coloro che quotidianamente vivono la disabilità grave con mezzi di sussistenza insufficienti; ma proprio il silenzio assoluto scelto dagli Schumacher è un segno di rispetto generale, non solo un atto di difesa dall’invadenza mondana.

Il silenzio ora si rompe, e Corinna parla pur lasciando lontano dalle telecamere l’aspetto privato del Michael più fragile, quello che dal 2013 è stato a un passo dalla morte e ora vive un respiro alla volta. Una delle protagoniste del documentario in uscita sarà proprio la moglie che, emerge da alcune anticipazioni, ha voluto parlare anche dell’incidente sulla pista da sci:

“Non ho mai incolpato Dio per quel che è successo – ha spiegato – Si è trattato di sfortuna. Nella vita non si può avere più sfortuna di così”.

Da Gazzetta dello Sport

Sfortuna. E’ un peso confrontarsi ogni giorno con questa ipotesi, di fronte a un uomo che era un campione e ora è. A casa Schumacher e a casa di tutti quelli che conoscono la brutalità di certi ‘casi del destino’, c’è forse uno spiraglio di vita che va oltre il muro della sfortuna. Corinna, e i suoi figli, custodiscono il mistero di un’esistenza emblematica, una parabola umana in cui l’asticella delle sfide si è alzata vertiginosamente: dalla gloria di essere riconosciuto come il Kaiser delle corse automobilistiche, all’essere punto e basta.

La grande visibilità di Michael Schumacher non ne fa un malato di serie A, ma forse un testimone più eclatante di altri.

«È stato un grande»

«Ero seduto di fronte a lui, gli tenevo entrambe le mani e lo guardavo. La sua faccia resta quella che tutti noi conosciamo, solo un po’ più piena».

da Corriere

È commovente e pieno di pudore il racconto che l’arcivescovo e prefetto della Casa Pontificia Georg Gänswein condivise con la testata tedesca Bunte riguardo al suo incontro con il pilota Michael Schumacher, avvenuto circa due anni fa. Padre Georg è stato uno dei pochi autorizzati a rilasciare una dichiarazione alla stampa sulla situazione del grande campione di Formula 1 e in molti si saranno chiesti: ma chissà cosa ha visto?

Credo abbia visto quello che era sotto gli occhi di tutti anche quando Michael Schumacher era coperto di flash, applausi, titoli iridati, contratti milionari, talento mostruoso: un uomo che Dio ha chiamato alla vita e di cui Dio amerà sempre la nuda presenza, non gli fosse rimasto altro da fare che respirare.

Chesterton scrisse una verità che ritempra l’anima ogni volta che si rilegge:

Sentivo parlare, quand’ero ragazzo, di persone di genio irrealizzate o rovinate; sentivo spesso ripetere di molti che «poteva essere un grande». Per me, un fatto più concreto e sensazionale è che il primo che passa per strada è un grande, perché poteva non esserci. 

Da Ortodossia
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Michael Schumacher è stato un grande? Oggi, in realtà, è di fronte a uomini come lui che facciamo memoria della gratitudine massima: esserci, essere qualcosa che è strappato al nulla in ogni istante. E nel documentario Netflix è proprio Corinna a confessare qualcosa di affine:

È evidente che Michael mi manchi tutti i giorni, manca ai nostri figli, manca alla famiglia tutta, a suo padre, a tutti quelli che gli vogliono bene. Tutti sentiamo la sua mancanza. Però Michael c’è, è diverso ma c’è. E questo ci dà forza.

Da Gazzetta

Un padre che c’è, eppure manca

Evitando ogni accenno alle condizioni fisiche, Padre Georg aveva messo al centro dell’intervista proprio il ruolo della famiglia accanto al campione, confermando che Michael percepisce l’amore di chi lo circonda:

«È un nido protettivo di cui Michael ha assolutamente bisogno. Sentirli vicino è fondamentale. Sua moglie è l’anima della famiglia.» (Ibid)

da Corriere

Tra le voci del documentario ci saranno anche quelle dei figli del campione, Gina e Mick. In particolare oggi Mick è un 22enne che ha seguito le impronte paterne e gareggia in Formula 1. Tra le confessioni che questo ragazzo ha scelto di condividere col pubblico c’è questa toccante mancanza:

Fin da quell’incidente, quei momenti in famiglia che tanta gente credo passi con suo padre per me non ci sono più stati o perlomeno ci sono stati in modo minore, e a mio modo di vedere questo è abbastanza ingiusto – ha rivelato – Penso che ora ci capiremmo in un modo diverso semplicemente perché parleremmo un linguaggio simile, quello dell’automobilismo e avremmo tante cose di cui conversare. Ed è proprio questo pensiero che mi rimane in testa la maggior parte del tempo, perché se fosse possibile sarebbe bellissimo. Rinuncerei a tutto per poterlo fare.

Da Corriere dello Sport

Era accanto a suo padre il giorno dell’incidente, Mick. Oggi corre in pista e avrebbe tante cose da condividere con suo padre, da imparare dall’esperienza di chi ha conquistato 7 titoli mondiali. Forse sulla pista non c’è solo il figlio d’arte che corre. C’è un figlio che rincorre l’ombra del padre e la presa di un abbraccio. E come non capirlo. Sfugge alla ragione il mistero di una presenza che assomiglia tanto a un’assenza.

Si può amare con nostalgia qualcuno che è ancora qui? Lo vorremmo diverso dalla sua fragilità completa? Come si fa a ripartire ogni giorno aggrappandosi a segni minuscoli di corrispondenza? Chi corre sulla pista difficile di questa trama di vita è nell’avamposto della speranza estrema, quella che custodisce in mano l’esserci senza aggettivi, verbi e complementi.

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