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Muore a 27 anni Martina Luoni, portavoce dei disagi dei malati di cancro durante la pandemia

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Shutterstock|Di Dmitry Molchanov

Giovanna Binci - pubblicato il 15/09/21

Una ragazza che amava l'Oceano spagnolo, i suoi cani, la vita. Non voleva essere chiamata leonessa e non si sentiva un'eroina nonostante, coi suoi video social, fosse diventata testimone della lotta al cancro col sorriso e avesse denunciato i gravi disagi e ritardi nelle cure dei pazienti oncologici durante la pandemia.

Lo chiamava il suo “calendario d’Avvento”, in uno degli ultimi post su Instagram. Niente cioccolatino, ma una foto di rito il giorno della chemio che apriva, anzi, meglio dire chiudeva, un’altra casellina della lotta contro il cancro al colon. Una storia che Martina Luoni ha sempre sperato di chiudere definitivamente. Dopo tante finestrelle, dopo giorni interminabili passati in ospedale con mascherina e flebo. Il lieto fine non è arrivato nonostante la forza e la determinazione che questa ragazza ha messo nel cercare di vincere la malattia che non le dava tregua da quattro anni.

Ciao, leonessa

“Oggi la leonessa ha perso la sua battaglia”

è l’annuncio dei familiari sotto una foto sul suo profilo, 

“ora la sua bussola la porterà a caccia di nuovi tramonti, quelli che ha sempre sognato, sempre con il sorriso sulle labbra che nessuno potrà mai spegnere. Da oggi chiunque guarderà un tramonto si ricorderà della leonessa Martina”.

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Era diventata testimonial contro il Coronavirus, partecipando anche a una campagna per la regione Lombardia, leggo su dire.it. Il suo video denuncia del novembre 2020 in cui parlava delle difficoltà e dei ritardi nelle cure per i pazienti oncologici era diventato virale e aveva dato voce al disagio di molti malati come lei.

L’appello da tre milioni di visualizzazioni

“Io come tante altre persone malate oncologiche stiamo vivendo un periodo molto difficoltoso, come se non bastasse la nostra patologia ora dobbiamo anche combattere contro una pandemia globale che fa chiudere ambulatori e saltare visite. Ecco, con questo video vorrei riuscire a dare voce a chi come me si trova ogni giorno a combattere per la propria vita e non si può permettere di essere rimandato perché il sistema sanitario è al collasso e le attività chirurgiche non possono essere sospese!”.

Sorrisi e stanchezza

Eppure, nonostante la forza, i sorrisi incoraggianti sui social, la vita assolutamente normale di una ragazza di ventisette anni che vuole vedere il mondo e pensare al futuro, Martina era “stanca di essere chiamata leonessa”, stanca di vestire i panni di quella Wonder Woman in cui “proprio non mi ci sento”. “Semplicemente stanca”, scriveva il 19 luglio. La speranza a cui era aggrappata era un percorso di cure sperimentali. Ancora una volta nessuna certezza, dieci chili di meno e ancora una volta occhi fissi lontano, a un nuovo orizzonte di speranza. Perché come si fa a non sperare davanti a un tramonto, magari uno di quelli picco sul mare di Fuerteventura dove era andata questa estate per “ricaricare le batterie”? Come si fa a smettere di lottare quando la vita continua a regalarti quella bellezza anche se sembra solo random? Non è una casualità. È lì per noi, a ricordarci che anche nella sofferenza continuiamo a fare parte del capolavoro.

Una parte essenziale. Essenziale almeno quanto i messaggi di coraggio e fiducia di cui Martina inondava i social e i cuori di chi la seguiva. 

Verso il sole

Un amore per i tramonti, uno per i viaggi in van e l’oceano spagnolo. Uno per i nipoti, per i suoi cani, per quella famiglia che “merita un po’ di serenità”. Amore per la vita che nemmeno una malattia è riuscito a scalfire nonostante, spesso, i testi sotto le foto fossero amari e non nascondessero la stanchezza, lo sconforto per quella parola “fine” mai arrivata.

Chissà quante volte le sarà sembrata lontana come l’orizzonte quando guardi il sole tuffarsi dietro la linea nitida. Eppure, proprio il tramonto con la sua meraviglia da togliere il fiato è la certezza che anche nella parola fine ci sono molto più che malinconia e tristezza. 

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