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Medici e intellettuali francesi denunciano il transgenderismo infantile

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Katya Rekina I Shutterstock

Mathilde De Robien - pubblicato il 22/09/21

In una tribuna pubblicata il 20 settembre su L’Express, in Francia, una cinquantina di medici, psichiatri, psicanalisti, giuristi, magistrati e filosofi denuncia l’influenza ideologica esercitata sui bambini in nome dell’emancipazione del “bambino transgender”.

Cifre che fanno tremare. Da qualche anno, le richieste di cambiamento di sesso tra i bambini – e più particolarmente tra gli adolescenti – sono in netto rialzo. Jean Chambry, pedopsichiatra responsabile del CIAPA (Centre Intersectoriel d’Accueil pour Adolescent à Paris), sottolinea che dieci anni fa si contavano dieci richieste l’anno. Nel 2020 nella sola Île-de-France [la regione di Parigi, N.d.T.] se ne contano dieci al mese. In Scozia, il governo pensa di dare una risposta a questa tendenza e dallo scorso 12 agosto autorizza i bambini delle elementari a cambiare nome e identificazione sessuale a scuola anche senza il consenso dei loro genitori. 

Lo scorso 12 settembre papa Francesco si è mostrato inquieto, in occasione del suo viaggio in Slovacchia, per la banalizzazione dell’ideologia gender, accusandola di avere “un fascino diabolico”: 

In questo momento viviamo una civiltà delle ideologie, questo è vero. Dobbiamo smascherarle alle radici. La ideologia del «gender» di cui tu parli è pericolosa, sì. Così come io la intendo, lo è perché è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna. L’astrazione per me è sempre un problema. Questo non ha nulla a che fare con la questione omosessuale, però. Se c’è una coppia omosessuale, noi possiamo fare pastorale con loro, andare avanti nell’incontro con Cristo. Quando parlo dell’ideologia, parlo dell’idea, dell’astrazione per cui tutto è possibile, non della vita concreta delle persone e della loro situazione reale.

Quanto ai medici e agli intellettuali firmatari della tribuna de L’Express, essi dichiarano di 

non poter più tacere su quel che appare loro come una grave deriva commessa nel nome dell’emancipazione del “bambino-transgender”, definito come il bambino che dichiara di non essere nato nel “corpo giusto”. 

«Sensazioni erette a verità» 

«Sono libero di scegliere il corpo che voglio». Slogan dell’autodeterminazione di genere, rilanciato dai social network dove numerosi adolescenti in crisi d’identità vengono a cercare soluzioni al loro malessere. Conseguentemente, numerosi giovani si convincono di poter cambiare sesso con l’aiuto di trattamenti ormonali o di mutilazioni chirurgiche. 

Si fa credere ai bambini che una ragazza possa diventare un ragazzo e viceversa, perché così avrebbero deciso, perfino senza il parere di adulti, e tutto ciò ad età sempre più basse. 

Questa la denuncia dei firmatari, che si estende ai discorsi banalizzati che pretendono che si possa 

prescindere dal reale biologico, dalla differenza sessuale tra uomini e donne a vantaggio delle singolarità scelte e fondate sulle sole sensazioni. 

Infatti ciò che interpella i firmatari, innanzitutto, è il primato delle “sensazioni” del bambino o dell’adolescente, che innesca conseguenze gravi e irreversibili sui loro corpi: trattamenti medici perpetui, interventi chirurgici come ablazioni di seni o testicoli. Secondo il collettivo, il fenomeno del “bambino-transgender” è in realtà una “mistificazione contemporanea” che promana dall’“irreggimentazione ideologica”. 

Il bambino, un essere in costruzione 

Gli specialisti della prima infanzia sono unanimi: «Il bambino è un essere in costruzione, il suo divenire è in costante evoluzione prima di arrivare a uno stadio di maturità». Ora, vorrebbero farci credere, invece, che nel nome del benessere e della libertà di ciascuno un bambino, a prescindere dall’accordo dei suoi genitori, sarebbe in grado di scegliere la propria “identità di genere”. I firmatari denunciano in tal senso una vera circonvenzione del bambino, 

le cui conseguenze comportano destabilizzazione mentale e una frattura con la famiglia, se questa non sostiene il bambino. 

I co-firmatari insorgono pure contro la mercificazione a vita del corpo dei bambini: 

Persuadendo questi bambini che alla nascita sia stato “assegnato” loro un sesso, e che essi possono liberamente cambiarlo, ne fanno dei pazienti a vita. 

L’allusione, evidentemente, è al necessario consumo di prodotti chimici ormonali, nonché ai “ritocchi” chirurgici cui si sottopongono i transgender. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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