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Le tattiche che i demoni usano per scatenare tentazioni nei monaci eremiti

CISTERCIANS

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 29/09/21

La sua strategia è ricca. I suoi attacchi saggi e molto vari. Formando un vero esercito, con il suo quadro comandi e la sua rigida disciplina militare

La vita dei monaci nel deserto è essenzialmente lottare con i demoni. Le fonti monastiche più antiche sono chiare su questo punto. “Quando i demoni vedono i cristiani, e in particolare i monaci, sforzarsi e progredire nell’ascensione spirituale”- spiegava Sant’Antonio – “subito li investivano e tentavano, mettendo ostacoli per sbarrargli il cammino”. 

La sua strategia è ricca. I suoi attacchi saggi e molto vari. Formando un vero esercito, con il suo quadro comandi e la sua rigida disciplina militare, numerosi come la sabbia del deserto, tutti i diavoli sanno quale è il loro grado, la loro specialità è la guerra contro i soldati di Cristo. 

A volte combattono in massa. Altre preferiscono il combattimento singolare. Ogni tanto si mostrano allegri d’umore e pretendono di far ridere i seriosi solitari quali buffoni. 

ANGELS ANAWARES

Aspetti bestiali

Altre volte gridano, si agitano, urlano, si sforzano di infondere terrore. Altre volte sono semplicemente insidiosi come il serpente del paradiso, altre volte si rivelano crudeli e brutali. In genere si mostrano agili, infaticabili, pazienti, abili, astuti. Le loro maschere e i loro travestimenti presentano grande varietà. Leoni, orsi, leopardi, draghi, asini, tori, aspidi, scorpioni. Nessun aspetto bestiale sembra loro spregevole, purché serva ai loro intenti. 

Non è raro il caso di vederli sotto apparenze completamente fantastiche. A momenti adottano sembianze umane e si presentano ai monaci sotto l’aspetto di etiopi nauseabondi, donne seducenti, uomini giganteschi, sacerdoti eretici, anacoreti pii ed esperti. Arrivano persino a prendere tratti gloriosi e chiedere di voler essere ricevuti come angeli di luce e persino come Gesù Cristo.

Le bastonate a sant’Antonio

Per combattere i monaci, possiedono un vastissimo arsenale di mezzi e insidie, cattivi pensieri, visioni, allucinazioni. E quando mancano loro le armi spirituali, non hanno nessuno scrupolo di appellarsi a più schiaccianti ragioni. 

Lo aveva sperimentato sul suo corpo martoriato il grande Sant’Antonio, che dovette prendere più di una volta tremende bastonate diaboliche. E tutto ciò con il fine di turbare, demoralizzare, far vacillare ed abbattere i monaci. E, soprattutto, per allontanarli rapidamente o progressivamente dai loro propositi e indurli a togliersi gli abiti talari. 

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La chiesa appartiene al Patrimonio del Fondo Edifici di Culto – Ministero dell’Interno.

I combattimenti degli anacoreti

I grandi combattimenti dei monaci aumentarono in relazione diretta, man mano che penetrarono più profondamente nella solitudine dell’eremo. Così accadde agli anacoreti Sant’Antonio, S. Ilario, e S. Pacomio, il padre dei cenobiti, provò gli attacchi più duri dei cattivi spiriti nel separarsi dal suo maestro Palamone per condurre vita da eremita. 

Satana, come abbiamo visto, opponeva resistenza all’invasione dei suoi domini da parte degli anacoreti. Però c’è un’altra ragione più profonda che spiega questo inasprimento della battaglia. La marcia progressiva che faceva il più recondito dell’eremo, significava un avanzamento nel cammino della vita spirituale, la salita per la scala delle virtù. 

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Sant’Ilario.

Avvicinamento al mondo angelico

Effettivamente, quanto più avanza il monaco dentro il deserto, più si allontana dal mondo e più si distacca dal suo corpo carnale e si avvicina alla realizzazione piena dell’ideale angelico. Tale è il senso profondo della conquista del deserto da parte del monaco, ad ognuna di queste tappe corrisponde, come viviamo con molta chiarezza nella Vita di Sant’Antonio, una maggiore intensità di ascetismo e, senza dubbio, anche di vita mistica. 

I trucchi del demonio

E questo è precisamente ciò che i demoni tentano di impedire con tutti i mezzi. Il progresso spirituale dell’asceta si manifesta principalmente sul terreno della preghiera e della contemplazione. 

Per vedere Dio, il solitario ha lasciato il mondo, la patria, la famiglia e tutte le cose. E non è questa contemplazione della Divinità, incominciata in questa vita, quello che più avvicina l’uomo agli spiriti celesti? La contemplazione di Dio costituisce, in effetti, una delle caratteristiche essenziali della vita angelica. Non c’è da meravigliarsi che il demonio, usando tutto il suo potere e tutti i suoi trucchi, intende impedire questa attività dell’anima.

Le massime di Pontico

Evagrio Pontico, eminente dottore in scienza spirituale fra i Padri del deserto, ha dedicato molte delle sue massime ad enumerare e mettere in rilievo i molteplici collegamenti ed ostacoli che l’antico nemico pone alla preghiera dei monaci.

“Il demonio” – scrive – “prova una terribile gelosia verso l’uomo che prega, e usa tutti i suoi mezzi per impedirgli la prosecuzione del suo fine. In questo modo non smette di ravvivare nella memoria il pensiero di oggetti, e risvegliare nella carne tutte le passioni, con il fine di impedire la sua meravigliosa corsa e la sua ascensione verso Dio”.

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