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Il giorno in cui Francesco di Assisi rinunciò all’eredità per acquistarsi la nudità

LEGEND OF ST. FRANCIS RENUNCIATION OF WORDLY GOODS

Giotto di Bondone | Public Domain

Aliénor Goudet - pubblicato il 04/10/21

Chi non conosce il nome del Poverello patrono d’Italia, che si festeggia il 4 ottobre? Dapprima giovane festaiolo con la testa piena di sogni di gloria e di cavalleria, quindi servitore dei più poveri del suo XIII secolo. Se la sua conversione ha richiesto qualche tempo, la sua rinuncia alla vita mondana fu invece chiaramente definita il giorno del suo processo davanti al Vescovo, intentatogli per aver sottratto i beni di suo padre.

Assisi, 1206. Mentre Francesco si reca sulla piazza dell’episcopio, in questo primo pomeriggio (era pure giorno di mercato), il vescovo di Assisi Guido era assorto nei suoi pensieri. Non era la prima volta che si faceva ricorso a lui per regolare divergenze tra padri e figli in faccende di debiti: non è certo la gioventù bruciata e ingrata che manca ad Assisi. 

Quando però Pietro Bernardone era venuto a reclamare giustizia e ad esigere che il figlio gli rimborsasse il denaro dovuto, Guido era rimasto sorpreso: da qualche tempo infatti il nome di Francesco Bernardone dava scandalo in città. Si diceva che andasse in giro per la città travestito mendicando, che desse tutto il suo denaro ai poveri e che baciasse i lebbrosi. Ed ecco che il padre lo cita in giudizio per furto. Strano affare. 

Una volta arrivato, il Vescovo prende posto sul faldistorio disposto per lui. Poi gli conducono innanzi Pietro e Francesco e rapidamente si raccoglie attorno a loro una folla (i pubblici processi non mancano mai di attirare curiosi e comari). Ancora una volta, Guido rimase stupito: Francesco è vestito con una vecchia tunica sudicia che non rappresenta affatto la sua estrazione, ma il suo volto mostra una serenità che raramente il vescovo ha visto in vita sua – men che meno in persone tanto giovani. Senza menzogne, senza omissioni, Francesco risponde educatamente alle domande che gli rivolgono e ammette di aver sottratto e venduto delle stoffe appartenenti al padre, nonché un suo cavallo. 

– Perché commettere un atto simile contro il padre che ti ha cresciuto? – chiese Guido. 

– Il mio padre celeste mi ha affidato una missione: devo riparare la chiesa di San Damiano. 

La folla comincia a sghignazzare e a trattarlo da matto, ma la pace interiore che si definisce sul volto di Francesco trasuda verità, e il Vescovo se ne persuade: il ragazzo non mente. Guido alza la mano per reclamare il silenzio: 

– Non c’è obbedienza senza giustizia, Francesco: devi regolare questo debito con tuo padre. 

– Mi vergogno della mia impulsività – risponde l’accusato abbassando gli occhi –: avete ragione, non posso servire il Signore con dei beni tanto mal guadagnati. 

Francesco si avvicina allora a Pietro e gli mette in mano la borsa piena del denaro ricavato dalle vendite. Poi si toglie la tunica, e ancora le scarpe e la biancheria – fra le crudeli risate della folla – e le depone ai piedi del padre. 

– Riprendi quel che ti appartiene, Pietro Bernardone, perché a partire da oggi non sono più figlio tuo ma del nostro padre dei cieli. D’ora in avanti per ricostruire San Damiano mendicherò. 

La folla è piegata in due dalle risate, ma Francesco resta impassibile. Quanto a Pietro, ogni traccia di collera è svanita dal suo volto e ha ceduto il posto allo stupore. Lasciando cadere la borsa piena ai suoi piedi, prende il figlio per le spalle. 

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Con gli occhi di un padre sul punto di perdere il figlio, lo supplica di tornare in sé, gli perdona tutto se solamente accetti di tornare a casa… Francesco però, sempre con uno sguardo dolce, lo respinge. 

Addio, papà. Non preoccuparti più per me: d’ora in poi a me provvederà il Signore. 

Guido resta immobile qualche lungo istante, stupefatto dalle parole e soprattutto dalla risolutezza del giovane: 

– Francesco – chiede allora il Vescovo –, il Signore ti ha affidato altre missioni? 

– Mi ha solamente detto “ripara la mia casa che va in rovina”. 

La folla non ha più dubbi: è folle. Un folle di Dio – quella genia di persone che vanno per la propria strada con piena fiducia nella luce di Dio, sopportando tutte le prove degli uomini, e che finisce sempre per toccare i cuori. Nessun dubbio è più possibile. Certamente la “casa” che è stata affidata a Francesco non è soltanto la chiesetta di San Damiano, ma questo pensiero Guido lo tiene per sé. 

Il vescovo si alza dal faldistorio e si toglie il piviale per ricoprirne Francesco. A quel punto la folla tace, perché l’atto è chiarissimo: dandogli il suo mantello, Guido ha rivestito Francesco della protezione della Chiesa. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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