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Nobel a Giorgio Parisi, l’uomo che spiega la complessità del Creato

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JONATHAN NACKSTRAND / AFP

Lucandrea Massaro - pubblicato il 05/10/21

Ordinario di Fisica Teorica alla Sapienza di Roma, Giorgio Parisi è uno dei venti italiani che hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento

Il Nobel per la fisica del 2021 è stato assegnato – assieme a Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann – al professore romano Giorgio Parisi, 73 anni e decano della fisica italiana, da tempo in odore del riconoscimento più alto nella carriera di uno scienziato.

Parisi è stato premiato per le sue ricerche sui sistemi complessi, per la precisione:

Il premio è stato attribuito per metà a Syukuro Manabe e Kalsu Hasselmann per la modellizzazione del clima globale e per l’altra metà all’italiano Giorgio Parisi “per la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici dalla scala atomica a quella planetaria”

Le Scienze

Chi è Giorgio Parisi?

Come ricorda il giornale della Capitale, il Messaggero, la carriera del professore è di assoluto rispetto, anzi una vera eccellenza che ha lavorato in tutto il mondo ma comunque mantenendo un ancoraggio alla sua città e all’Italia:

Nato a Roma nel 1948, Parisi ha completato i suoi studi alla Sapienza dove si è laureato in fisica nel 1970 sotto la guida di Nicola Cabibbo. Ha iniziato la sua carriera scientifica ai Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, prima come membro del Cnr (1971-1973) e successivamente come ricercatore dell’INFN (1973-1981). Durante questo periodo ha trascorso lunghi soggiorni all’estero, prima alla Columbia University di New York (1973-1974), all’Institut des Hautes Etudes Scientifiques a Bures-sur-Yvettes (1976-1977), all’Ecole Normale Superieure di Parigi (1977-1978). Nella sua carriera scientifica, Giorgio Parisi ha dato molti contributi determinanti e ampiamente riconosciuti in diversi campi della fisica: fisica delle particelle, meccanica statistica, fluidodinamica, materia condensata, supercomputer. Ha, inoltre, scritto articoli su reti neurali, sistema immunitario e movimento di gruppi di animali. È stato vincitore di due advanced grant dell’ERC European Reasearch Council, nel 2010 e nel 2016, ed è autore di oltre seicento articoli e contributi a conferenze scientifiche e di quattro libri. Le sue opere sono molto conosciute.

E proprio nel giorno della sua consacrazione, Parisi ha – per il suo maestro – parole di elogio e di rispetto: “Il Nobel sarebbe dovuto andare anche a Nicola Cabibbo, mi dispiace che le scelte della Fondazione Nobel non siano andate in questa direzione”, ha detto Parisi all’ANSA. “Il Nobel – ha aggiunto – è un riconoscimento importante per la scienza italiana, che avrebbe potuto prendere svariati Nobel nella fisica e in altre discipline”.

Un garbato distacco dalla religione

Parisi non è credente ed ha avuto un rapporto a volte conflittuale con essa, ad esempio quando fu tra coloro che non vollero la presenza di Benedetto XVI all’inaugurazione dell’Anno Accademico nel 2008. Su questo argomento egli rispose alle domande de Linkiesta spiegando:

Era un momento in cui, da un lato, certe affermazioni di Ratzinger su Galilei non mi erano assolutamente piaciute. Dall’altro, un arcivescovo austriaco esprimeva dubbi sull’evoluzione. Con papa Giovanni Paolo II la situazione era molto diversa. Accettava tutte le cose scientifiche, aveva fatto diversi discorsi in questo senso.

Posizione che oggi si è sfumata con Francesco:

La posizione dell’attuale papa è molto più rilassata: mi sembra che abbia chiaro che una cosa è quello che devono fare i praticanti cattolici, un’altra quello che la Chiesa deve richiedere alla società. Il clima è certamente cambiato.

E tuttavia la sua posizione generale non è affatto quella di un laicista alla Oddifreddi, quanto quella di una separazione che vuol dire che ciascuno opera nel suo campo. Per Parisi la scienza si occupa di capire il mondo da dentro, la religione cerca risposte trascendenti:

 Non sono religioso, ma non ho mai pensato di fare una battaglia contro la religione, tanto più utilizzando la mia autorità di scienziato per esprimermi su quei temi. Mi sembra una follia, senza voler giudicare le persone che lo fanno. Per quanto riguarda l’“oscurantismo”, in questo campo ci sono delle opinioni che si classificano come più politiche – ad esempio “la religione è l’oppio dei popoli”. Io terrei completamente separato un pensiero politico sulla religione da un pensiero scientifico sulla religione.

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fede e scienzapremio nobel
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