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L’infanzia del piccolo Jorge Bergoglio tra il rosario, la nonna e il San Lorenzo

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AFP PHOTO/Bergoglio family

Il giovane s

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 06/10/21

Si tratta di aneddoti poco conosciuti e che raccontano la vita semplice del nipotino di emigranti piemontesi giunti in Argentina ad inizio ‘900

Nonna Rosa, il calcio, il dialetto piemontese, la preghiera del rosario: ecco come si svolgeva l’infanzia del piccolo Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires. A raccontarla è il libro gli “Anni oscuri di Bergoglio” (Ancora editrice), a cura di Javier Cámara e Sebastián Pfaffen. 

Si tratta di aneddoti poco conosciuti e che raccontano la vita semplice del nipotino di emigranti piemontesi giunti in Argentina ad inizio ‘900. 

Il battesimo di Bergoglio

I genitori del futuro Papa, (Mario Bergoglio e Maria Regina Sívori) titolari dell’impresa di famiglia, si sposarono nella Basilica di San Carlo e Maria Ausiliatrice a Buenos Aires. Un anno dopo, a Natale del 1936, nello stesso periodo in cui si conobbero l’anno precedente, battezzarono il loro primo figlio, Jorge Mario Bergoglio, nato il 17 dicembre. Il sacerdote che celebrò il sacramento del battesimo fu padre Pozzoli.

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La famiglia Bergoglio. Al centro la signora Regina Sivori, madre di Jorge Bergoglio.

Il dialetto piemontese

Arriveranno successivamente i quattro figli: Oscar Adrián, Marta Regina, Alberto Horacio e María Elena. In varie interviste, l’allora cardinale Bergoglio ha ricordato che quando lui aveva solo 13 mesi, sua madre ebbe il secondo figlio. “Mamma non ce la faceva ad accudire entrambi e mia nonna, che viveva vicino casa nostra, mi prendeva alla mattina con lei e mi riportava alla sera”. Da loro apprese il dialetto.

piemontese, simile all’italiano, uno strumento che mai avrebbe pensato gli potesse essere tanto utile settant’anni dopo.

Lo zio genovese 

In quegli anni d’infanzia, Jorge Bergoglio ebbe l’opportunità di imparare qualche parola di genovese tramite uno zio materno. Anche se il futuro papa dichiarò che si trattava di un “vecchio furbacchione”, che gli insegnava canzoni “vivaci”, per cui l’unica cosa che conosce del dialetto genovese sono frasi “impronunciabili”.

Vicini alla Basilica di San Giuseppe

Trascorse la sua infanzia nella casa di via Membrillar 531, nel quartiere di Flores. Era una zona tranquilla, con molti alberi. E, un dato non trascurabile per la famiglia Bergoglio, la casa stava a pochi isolati dalla Basilica di San Giuseppe.

“Ci hanno alimentato con Dio sin da molto piccoli”, disse María Elena Bergoglio, sorella minore del Papa e l’unica ancora in vita dei Quattro fratelli. Raccontò che suo padre pregava sempre il rosario quando tornava dal lavoro. Da piccoli partecipavamo accompagnandolo nel primo mistero del rosario però, con il passare degli anni, andavano completando tutta la preghiera. Le domeniche, invece, non c’erano scuse: nessun membro della famiglia poteva mancare alla messa e ancor meno al pranzo a base di pasta, che faceva parte della tradizione.

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Jorge con mamma Regina e Papà Mario.

“Mi raccontava le storie dei santi”

Tra i familiari più stretti, si legge sul libro “Gli anni oscuri di Bergoglio”, la preferita di Jorge Bergoglio, durante l’infanzia, era sua Nonna Rosa, che ancora oggi ricorda sempre. “È stata lei che mi ha insegnato a pregare, mi ha segnato molto nella fede, mi raccontava le storie dei santi”, spiegò Bergoglio, quando era cardinale, in un’intervista alla radio della parrocchia di Nostra Signora dei Miracoli di Caacupé, nella baraccopoli d’emergenza. 

In una lettera al suo padre spirituale, padre Bruno, Bergoglio dice senza giri di parole che sua nonna è stata “la donna che ha avuto maggiore influenza” nella sua vita.

Calcio e radio

Nonna Rosa è stata un pilastro fondamentale della religiosità famigliare e personale dei Bergoglio.  Di quei primi anni della sua infanzia, il futuro pontefice ha confidato più di una volta che gli piaceva collezionare francobolli, leggere e giocare a calcio. Tifare la squadra del suo quartiere, il San Lorenzo, una passione tramandata dal padre, così come il basket: Jorge Bergoglio accompagnava papà Mario a giocare a pallacanestro nel campo sportivo del quartiere.

Con sua madre invece gli piaceva ascoltare l’opera alla Radio di Stato ogni sabato alle due del pomeriggio, e anche cucinare. Lui stesso racconta un fatto doloroso per la sua famiglia che lo ha portato ad imparare a cucinare. 

Le fettine panate

Nel febbraio 1948, per diversi mesi, sua madre perse le capacità motorie dopo aver dato alla luce la quinta ed ultima figlia. Questa situazione obbligò i figli a collaborare in tutti i compiti casalinghi. Quando tornavano da scuola, la madre li aspettava con gli ingredienti per preparare il pranzo sulla tavola. Dovevano rimboccarsi le maniche e seguire le indicazioni che dava loro la madre, seduta in un angolo della cucina. “Così abbiamo imparato a cucinare. Tutti sappiamo fare qualcosa, almeno le fettine panate”, ha detto lo stesso Bergoglio quando era cardinale. 

Era la vita semplice di una famiglia normale di emigranti, che si stava costruendo una nuova vita oltre Oceano. Una infanzia normale vissuta tra scuola, hobby e supporto alla famiglia. Una vita che si stravolgerà completamente quando Bergoglio, ormai ragazzo, deciderà di iniziare a frequentare il Seminario. 

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