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5 pericoli del fatto di pregare solo con le app per cellulare

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Terimakasih0 | Public Domain

Benito Rodríguez - pubblicato il 18/10/21

Gli stessi ideatori delle app affermano che non si deve limitare la preghiera a quei momenti in cui si viene guidati, e chiedono di affiancare sempre la preghiera personale

Pregare è un incontro personale con Dio, una conversazione.

In quest’era tecnologica, proliferano applicazioni mobili che aiutano a pregare quando non si ha tempo libero. Il loro apporto è impagabile, ma implica anche alcuni rischi se finiamo per limitare i nostri momenti di preghiera a quelli in cui altri ci guidano attraverso smartphone o tablet.

Mancanza di tempo

La mancanza di tempo è in genere la causa principale per non trovare un momento quotidiano da dedicare alla preghiera. L’attività frenetica quotidiana, il lavoro, i bambini, i compiti domestici… A volte risulta sicuramente complicato trovare del tempo per andare in chiesa e mettersi davanti al tabernacolo, o trovare un momento tranquillo senza interruzioni in casa per potersi mettere alla presenza del Signore e parlare con Lui.

App per pregare approfittando del tempo

Alcune app facilitano l’incontro con Gesù quando manca il tempo, permettendo di ascoltare audio in streaming o di scaricare materiale come meditazioni, conferenze e preghiere.

In questo modo, si può pregare con gli auricolari andando a lavoro o a scuola sui mezzi pubblici, in macchina approfittando degli spostamenti, ecc.. Il successo di queste applicazioni è indubbio, e il servizio che svolgono è enorme.

Queste stesse app, tuttavia, avvertono nei loro contenuti che non si deve limitare la preghiera a quei momenti in cui si viene guidati, chiedendo quindi di affiancare la preghiera personale.

Pericoli

Ecco alcuni pericoli del fatto di limitarsi a pregare con le app:

Abituarsi a lasciare che altri preghino per noi

Un chiaro esempio sono le meditazioni che si possono ascoltare ogni giorno in queste app. Un sacerdote svolge una meditazione in cui parla con Dio, spiega e offre formazione, e l’ascoltatore si unisce a quella preghiera.

L’utente dell’app prega, si unisce a quella comunicazione con Dio, ma è un altro che la guida. Quando termina il tempo stabilito finisce la guida, e l’ascoltatore può allora concludere la preghiera.

I responsabili di questi contenuti raccomandano che gli utenti vadano avanti, senza terminare la preghiera quando fermano il cellulare. Chiedono di mantenere un momento di intimità con il Signore per parlargli in base a quello che l’audio può aver ispirato loro, e mettono in guardia sul pericolo di ascoltare solo l’omelia, senza fare un altro passo e approfondire quanto ascoltato in un vis-à-vis con Gesù.

PODCAST

Dimenticare di leggere e lavorare sulla Bibbia e il Vangelo

La Bibbia e i Vangeli sono fondamentali nella vita del cristiano. Sono la Parola di Dio, e la Parola è Dio. Attraverso di essa, Dio parla a ogni cristiano. Comunica attraverso di essa, parla direttamente al cuore. Quante volte si è potuto aprire la Bibbia e leggere un versetto a caso e scoprire con gioia che Dio ci dice qualcosa proprio in quella frase? È lo Spirito Santo che soffia attraverso le Scritture.

Per questo, il cristiano deve lavorare sulla Bibbia, conoscerla, leggerla, pregarla, meditarla, comprenderla. È la fonte da cui emana tutto. Nulla può sostituirla. Una buona opzione è leggere il Vangelo quotidiano e accompagnarlo con qualcuna delle omelie ascoltate.

Non cercare momenti di preghiera

Una cosa è che il ritmo vertiginoso della quotidianità complichi il fatto di trovare dei momenti per pregare e si debba approfittare dei tragitti, e un’altra ben diversa è che gli strumenti per facilitare la preghiera sotto forma di app diventino un sostituto abituale dei momenti di preghiera. Il Signore lo chiede chiaramente:

“Tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa” (Matteo 6, 6).

Gesù chiede di entrare nella propria stanza in segreto, perché il Padre vede nel nascondimento. Qualsiasi luogo è buono per pregare, per stare alla presenza di Dio, ma nell’intimità della propria stanza sarete a tu per tu con Dio. Bisogna sempre cercare quei momenti senza rinunciarvi, senza assumere che per mancanza di tempo non bisogna cercarli.

POPE FRANCIS SHRINE OF OUR LADY OF DIVINE LOVE

Perdere di vista il tabernacolo

Se c’è un posto ideale per pregare è davanti al tabernacolo, dove sotto la forma del pane e del vino si trova davvero Gesù, con il Suo Corpo e il Suo Sangue. Non è un ricordo, è presenza reale. Il miracolo dell’Eucaristia. Il Signore resta lì per ascoltarci, perché Lo accompagniamo.

Mettersi davanti a Lui, guardarlo, parlargli, faccia a faccia, può donarci momenti di preghiera di grande intensità. E poi stiamo con Lui, Lo accompagniamo come nostro migliore Amico, come nostro Salvatore. Lui è rimasto nell’Eucaristia per noi, non possiamo dimenticarlo. Meglio ancora, un momento di azione di grazie dopo essersi comunicati, con Cristo stesso dentro di noi con la Sua presenza viva.

Non pregare in comunità o in famiglia

La fede cristiana va vissuta in comunità, va condivisa. Gli incontri personali con il Signore sono essenziali, come pregare in comunità. La Santa Messa ne è il massimo esempio, ma lo è anche la preghiera. “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18, 20), dice il Vangelo.

È anche una presenza reale del Signore, nella preghiera, quando si prega in comunità. La famiglia è Chiesa domestica, la prima scuola di fede, un luogo che dobbiamo curare perché serve anche per formare e insegnare a pregare ai nostri figli. Cercare quei momenti di preghiera in famiglia e in comunità dev’essere una priorità che non si può relegare alla preghiera con le app.

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