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Il prete ghostbuster e il museo dell’anime purganti

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Di Marek Gacek|Shutterstock

Una penna spuntata - Martha, Mary and Me - pubblicato il 28/10/21

Sapete che la Riforma protestante implicò anche un vero e proprio scisma "fantasmagorico"? Sì, perché negava con fermezza l'esistenza del Purgatorio e quindi delle anime penitenti spinte a mostrarsi ai vivi per chiedere preghiere e giustizia e quindi della necessità delle indulgenze.

Cattolico o protestante?

Voi ci credete, ai fantasmi?

Se andassi in giro a fare seriamente questa domanda, oggi riceverei tutt’al più qualche occhiata interdetta.

Eppure, qualche secolo fa, la stessa domanda avrebbe probabilmente gettato nel panico il mio interlocutore: l’interrogativo diretto “credi o non credi all’esistenza dei fantasmi” lo avrebbe implicitamente costretto ad ammettere la sua confessione religiosa.

Era un cattolico o un protestante? I primi secoli di Storia cristiana sono letteralmente pieni di fantasmi. Ne parla Nick Groom nel saggio che ha voluto dedicare ai Vampiri (ché tra non-morti, si sa, ci si capisce bene), facendo notare che, per diversi secoli, gli spettri non sono stati un semplice elemento del folklore.

Che cos’è un fantasma?

Al contrario, facevano capolino anche nelle agiografie e comparivano frequentemente nella predicazione, come espediente attraverso cui sottolineare l’importanza delle pratiche di pietà verso i defunti.

Se aveste domandato a un uomo medievale “tu ci credi, nei fantasmi?”, lui avrebbe senz’altro risposto di sì e vi avrebbe pure guardato strano. L’avrebbe considerata una cosa ovvia, su cui non c’era nemmeno bisogno di interrogarsi: il fantasma è la manifestazione incorporea di un’anima del Purgatorio, che aveva ottenuto il permesso di mettersi in contatto coi vivi per passar loro un messaggio. Diamine, lo assicuravano secoli di predicazione!

Tutto filò liscio fino alla Riforma protestante. Riforma che costituì un problema non trascurabile per i simpatici spiritelli fluorescenti – ché i Protestanti negarono con decisione l’esistenza stessa del Purgatorio.

E non la negarono en passant, in una nota a piè di pagina di un manuale di teologia; no: dell’assenza del Purgatorio, fecero proprio un caposaldo della loro predicazione, in polemica con la dottrina cattolica delle indulgenze.
Ma allora, se il Purgatorio non esiste e le anime trovano la loro definitiva collocazione al momento stesso della morte, come la mettiamo con ‘sta storia dei fantasmi che tornano
sulla terra?

La soluzione sarebbe molto facile: stabiliamo una volta per tutte che i fantasmi non esistono e tagliamo la testa al toro. Eppure, neanche i più estremi tra i Riformatori
si azzardarono a suggerirla: in fin dei conti, i fantasmi esistevano; o, quantomeno, la gente ci credeva fortissimamente. Le cronache erano piene di spettri, apparizioni e spiriti notturni: negarne l’esistenza sarebbe stato azzardato.

Il Fantasma Protestante

Incredibile ma vero, assistiamo a questo punto a una specie di…scisma fantasmagorico. Gradualmente, si sviluppò una fenomenologia del Fantasma Protestante, che cominciò a manifestarsi come un tipetto tutto diverso rispetto al Buon Fantasma Cattolico della Tradizione.

Anticipo il finale: “vince” il Fantasma Protestante. Se, per voi, lo spettro è un pauroso essere evanescente che si manifesta in uno sferragliar di catene, terrorizza le sue vittime e le insidia con minacce fisiche (oggetti che cadono, coltelli che si spostano da soli e così via dicendo, in tutto il classico repertorio da film horror): ecco, state pur certi che quel
fantasma lì non è cattolico.

Il Fantasma Cattolico

I fantasmi cattolici sono molto più educati. Possono spaventare, ma non lo fanno per cattiveria: è normale sussultare quando ci si trova di fronte a uno spettro, ma il
Buon Fantasma Cattolico non ha, in sé, intenzioni malevole.

È banalmente un’anima purgante che ritorna dalla terra, spinta da due possibili ragioni.

Una: assicurarsi che giustizia sia fatta. Se il suo assassino è a piede libero e al suo posto c’è un innocente in carcere; se i parenti stanno litigando perché viene contestato il testamento: ecco che il Fantasma Cattolico batte un colpo. Dice la sua, si assicura che la giustizia faccia il suo corso e poi se ne va, così com’è venuto.

La seconda possibile motivazione è il tentativo del fantasma di accorciare la sua permanenza in Purgatorio.

In quel caso, si manifesta ai suoi parenti chiedendo loro di pregare più intensamente; talvolta, confessa peccati che aveva tenuto celati fino a quel momento (“moglie mia, ho derubato per anni i miei dipendenti”) e si appella alla misericordia dei suoi cari per implorarli di rimediare alle sue colpe così come lui avrebbe dovuto fare in vita (“quindi, mia cara, prendi quel sacco di denaro e vai a risarcire quella brava gente, o per me non si apriranno le porte del Paradiso”).

Non è un piantagrane, il Fantasma Cattolico. Più che altro, è un povero cristiano con problemi ultraterreni grossi come una casa.

Se anche avesse il potere di far sferragliare catene o di lanciare coltellacci da un capo all’altro della stanza (cosa dubbia: ché questo sarebbe tecnicamente un “miracolo”, ma quando mai s’è sentito di un’anima purgante che fa miracoli?); se anche avesse il potere di farlo, dicevo: non lo farebbe.

È già nei guai a causa del suo cattivo comportamento in vita figuriamoci se ha interesse a fare il bad boy pure da morto. Tutt’al più, può terrorizzare a morte il suo assassino per
indurlo a costituirsi alle forze dell’ordine, se è questo il suo scopo. Può lasciare un segno del suo passaggio per testimoniare agli increduli la veridicità della vita dopo la morte.

Non è adatto ai film horror

Ma la presenza inquietante da film horror che si diverte a molestare per sadico divertimento… na. Date retta a me: non è una cosa che farebbe un buon cattolico. Manco morto. “E un protestante morto secondo voi le farebbe?!”, mi risponderete un po’ piccati.

E io dirò no! Ma certo che no! Infatti, a dar retta ai teologi riformati del Cinque e del Seicento, i fantasmi di cui parlano le cronache non sono veri fantasmi: vale a dire, non sono davvero la manifestazione delle anime incorporee di defunti veri. Sono – per così dire – entità preternaturali, inviate da Dio o dal demonio, rispettivamente come manifestazioni di compassione celeste o di malizia demoniaca.

Prudenza coi fantasmi protestanti: sono “fotogenici” ma insidiosi

Certamente, il Fantasma Protestante può assumere le sembianze della amata moglie Jane recentemente morta di tubercolosi. Però non è davvero l’amata morte Jane. Se ti dice bene (cosa che, ahimè, capita assai di rado), la finta-Jane sarà una benevola entità celeste che, assumendo le forme della tua amata, ti accompagnerà nel periodo del lutto per aiutarti a superare quei momenti cupi.

Se ti dice male, “Jane” sarà una entità malevola proveniente dagli Inferi, che ti perseguiterà per indurti al peccato, per rinfacciarti i tuoi torti coniugali o per il puro gusto di farti ammattire.

Ma in nessun caso il Fantasma Protestante è la vera manifestazione dell’anima inquieta del defunto. E proprio perché è quasi impossibile coglierne la vera essenza, del Fantasma Protestante si deve diffidare: sempre.

Impensabile – o quantomeno imprudente – avviare con lui un dialogo o peggio ancora esaudire le sue richieste. Anche quando si manifesta come spirito benevolo, potrebbe pur
sempre essere un diavolo ingannatore.

Non è una sorpresa che, storicamente, sia stato il modello protestante a imporsi nella letteratura e nella filmografia horror. In fin dei conti, erano protestanti quei letterati inglesi che per primi resero celebri le ghost stories e la narrativa gotica… e poi, diciamolo: ai fini della trama, un fantasma minaccioso e incattivito è un personaggio ben più ghiotto di uno spettro lagnoso e penitente.

Per i fantasmi cattolici preghiere e persino un Museo

Eppure, se i fantasmi protestanti continuano a esistere nella letteratura, si potrebbe dire che i “fantasmi” cattolici beneficino ancor oggi dell’attenzione dei fedeli ogni qualvolta che un devoto recita le preci a favore delle anime del Purgatorio.

E, per sorprendente che possa sembrare, a loro è persino stato dedicato un museo che raccoglie quei reperti che dovrebbero testimoniare il transito sulla terra delle anime purganti.

Siamo a Roma, sul lungotevere Prati, in una chiesetta costruita sul finire dell’Ottocento in perfetto stile neogotico e dedicata al Sacro Cuore del Suffragio. Nel 1897, un incendio scoppiò improvviso in una delle cappelle laterali; quando le fiamme furono soffocate, il rettore della chiesa, don Victor Jouët, fece un sopralluogo per controllare i danni e vide su una parete, disegnati dalle bruciature e dalla fuliggine, i contorni di quello che gli parve un volto umano, dall’aria triste e supplichevole.

Il sacerdote ritenne d’essere di fronte alla manifestazione di un’anima purgante che cercava di mettersi in contatto coi vivi, evidentemente supplicando preghiere.

Il prete ghostbuster

E il sacerdote pregò, ma non si limitò a quello. Incuriosito, cominciò a domandarsi se anche altre anime avessero tentato in epoca recente di mettersi in contatto con i vivi.

E dunque iniziò a cercare notizia di altre apparizioni del genere, recandosi personalmente (novello ghostbuster!) là dove le cronache parlavano di fenomeni dello stesso tipo.

Là dove trovava traccia di un’apparizione fantasmatica, cercava anche qualche prova fisica che potesse dare credito alle storie raccontate e poi domandava di poter esporre nella sua chiesa i reperti che gli parevano più attendibili.

Nacque così un letterale Museo delle Anime del Purgatorio, che ancor oggi è visitabile dietro appuntamento nella sacrestia della chiesa romana del Sacro Cuore del Suffragio.

Tra i reperti in esposizione, libri di preghiere che recano sulle pagine segni a forma di mano umana; crocifissi impressi a fuoco su foglietti di carta; bruciature apparse sulle vesti di monache mentre erano in preghiera.

Tutte manifestazioni che, va da sé, erano state precedute dall’apparizione di un’anima purgante che domandava preghiere e che aveva ottenuto da Dio il permesso di lasciare quei segni a testimonianza di ciò che davvero era accaduto.

“Creepy” a dir poco è quel museo, che tuttavia esiste davvero, se ne sta all’interno di una chiesa cattolica ed è retto e custodito da un sacerdote.
O forse sarebbe meglio riformulare la frase: a mio giudizio, il museo è “strano”, più che “creepy”.

Testimone di una Storia passata che non è facile da raccontare e che tuttavia merita di non esser dimenticata; anche perché questi strani reperti se ne stanno ancor oggi appesi lì, alle pareti di una chiesa, nella città santa, a due passi dal Vaticano.

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