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Compie 100 anni Wanda Póltawska, grande amica di S. Giovanni Paolo II

Wanda Poltawska

Artur Widak / NurPhoto / NurPhoto via AFP

Paola Belletti - pubblicato il 02/11/21

Oggi 2 novembre 2021 compie 100 anni. Prima di diventare medico, psichiatra e docente questa donna, ancora giovanissima, ha attraversato la prova del lager nazista, subendo torture di ogni genere. La sua amicizia fraterna con il futuro Papa è stata un legame fondamentale per lei, per il pontefice e per la chiesa intera.

Amica fraterna di Karol Wojtyla fin dalla gioventù, lo rimase per tutta la vita del futuro Pontefice, accompagnandolo anche negli ultimi giorni della sua vita.

Vita, ecco di che cosa parlavano fittamente tra loro, Karol e Wanda. Lui è Wojtyla, che già veneriamo santo. Lei celebra ancora sulla terra lo scorrere dei suoi anni.

Wanda Poltawska oggi ne compie 100, la gran parte dei quali vissuti nel secolo breve così lungo nel suo terribile squadernamento di orrori contro l’essere umano. Così articolato nel suo sperimentare annientamento di popoli fratelli e infliggere ferocia sui più indifesi.

Dalla resistenza al lager nazista

Wanda era giovane, aveva diciannove anni quando fu arrestata dalla Gestapo, per la sua partecipazione alla resistenza antinazista, sottoposta a interrogatori e torture e internata a a Ravensbrück, il più grande lager femminile della Germania nazista.

Ed è lì che ha dovuto sopportare sul proprio corpo la crudeltà di uno pseudo- medico particolarmente sadico: lei non era più persona ma solo un agglomerato con le caratteristiche, quelle sì, di un organismo umano, sul quale eseguire esperimenti, che invece erano torture.

Non sono una cavia, sono un essere umano

Poco prima di un intervento disse al Dr. Fischer proprio queste parole: “sono un essere umano, non un porcellino d’India”

Ha subito sevizie che le sono costate sofferenza e numerosi interventi per tutti gli anni a seguire; ha visto il male scatenarsi nel suo mistero inspiegabile attraverso esseri umani contro altri uomini, soprattutto gli indifesi, gli inermi, soprattutto le donne e i bambini.

Non le facevano quasi mai abortire, le donne incinte internate a Ravensbruck ed era per mero calcolo; interrompere una gravidanza significava rinunciare a giornate di manodopera. Meglio lasciarle partorire e poi gettare i neonati vivi nei forni o lasciarli morire di fame in infermeria.

Conobbe questo orrore e ne uscì con una irriducibile intransigenza nei confronti di tutto ciò che offende la vita e la persona umana. Non c’è spazio di manovra, nessuna negoziazione, al male si dice no e basta.

L’incontro con Karol Wojtyla

Il futuro Giovanni Paolo II la conobbe quando era già studente di medicina e quando seppe che era stata in un campo di concentramento nazista cambiò atteggiamento nei suoi confronti, racconta lei stessa:

E, «come giovane sacerdote, era cappellano degli studenti di medicina» e organizzava «incontri con relazioni, con discussioni, preghiere». Ricorda la dottoressa Poltawska: «allora è nata un’amicizia, specialmente quando il Santo Padre, che a quell’epoca era sacerdote, ha saputo della mia storia durante la guerra. Io sono stata in un campo di concentramento. Quando lui ha saputo questo, ha cambiato atteggiamento verso di me, mi ha scelto in mezzo al gruppo dei medici e degli universitari che eravamo lì. Lui, infatti, pensa che quelli che hanno sofferto durante la guerra hanno sofferto per lui, perché a lui è stata risparmiata tale sofferenza».

(San Pio)

Studiò medicina e psichiatria proprio per l’urgenza di penetrare il mistero dell’uomo, quello che lei aveva visto capace di tanto orrore e che sapeva ugualmente capace di amore, pietà, abnegazione.

Le risposte non le trovò in queste scienze, pur necessarie e in grado di esplorare la complessità dell’essere umano. E che tanto aiuto daranno anche alla riflessione dello stesso pontefice.

Giovanni Paolo II è il Papa della sofferenza come apostolato incarnato, è il giovane sacerdote della Polonia occupata, che difendeva i suoi amici ebrei, che portava avanti il teatro clandestino; è il pontefice che ha a cuore i giovani e la famiglia, che si addentra senza paura in tematiche legate alla sessualità, al piacere, all’unione coniugale come via di santità in ogni suo aspetto. E’ il pontefice della Mulieris dignitatem, del riconoscimento solenne per quello che egli chiama il genio femminile.

La teologia del corpo

Non v’è dubbio che in questa così solida e prolungata amicizia con Wanda Poltawska (e con tutta la sua famiglia: il marito scrittore e filosofo e le 4 figlie, con cui passava spesso i momenti di vacanza e di festa) scorra molta della linfa che ha alimentato le sue riflessioni e le stesse catechesi che hanno consegnato alla chiesa e al mondo la cosiddetta Teologia del corpo.

A sapere da dove sono nate, da quale prova e da quale amicizia, non corriamo il rischio di considerarle puro esercizio filosofico.

La dignità della persona umana, fin dal suo concepimento, nella meraviglia delle differenza maschio femmina, va proclamata e difesa ad ogni costo perché abbiamo visto come e quanto è stata calpestata e umiliata.

La battaglia contro l’aborto, segnaposto di tutti i peggiori totalitarismi, è infatti uno dei pilastri del pensiero di questa donna alimentata dalla solida amicizia con il futuro Giovanni Paolo II.

Medico e docente. Ma anche madre malata e in pericolo di vita

Nel 1967 organizzò l’Istituto di teologia familiare presso la Pontificia facoltà teologica di Cracovia. Il ’67 è anche l’anno in cui riuscirà ad incontrare il cappuccino di Pietralcina, Padre Pio.

Nel ’62, grazie ad uno scambio di lettere con Wojtyla, il frate pregò per la salute della donna, in procinto di entrare, quasi certamente invano, in sala operatoria per un diffuso cancro che interessava l’intestino.

Ne uscì senza intervento chirurgico completamente guarita ma, da donna di scienza e medico, credette per anni che il suo fosse “solo” un caso raro ma contemplato dalla statistica: esisteva un cinque per cento di possibilità che la malattia non fosse oncologica ma infiammatoria. Pensava di essere stata fortunata, invece era stata miracolata. E per intercessione del suo amico polacco presso quello strano frate francescano che viveva sul Gargano.

Fa pensare constatare non solo il grande miracolo che ottenne e che la restituì alla famiglia, ma anche che dopo tutto ciò che aveva già patito nel lager le fosse capitata anche una simile prova: una madre di 4 figlie ancora piccole condannata a morte per un tumore incurabile.

Davvero certe esistenze, particolarmente preziose, sono provate al fuoco più intenso.

 Dal 1981 al 1984 insegnò anche presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia della Pontificia Università Lateranense di Roma.

Wikipedia

Come può l’Amore spiegare tutto?

Da questi due giganti di fede e umanità ci si aspetterebbe forse una certa durezza (che pure c’è e c’era) e una sorta di disincanto davanti al continuo carosello di dolori e sofferenze a cui l’umanità è sottoposta in ogni tempo con instancabile crudele fantasia. Invece no, ciò che spiega, ciò che compone, ciò che trionfa di tutto questo è una vista che a queste aquile dello Spirito sembra forse sia più immediata invece è sudata da ascesi, preghiera, prove durissime, è una cosa sola che non è una cosa ma una Persona: l’Amore.

Che sia dunque la felicità possibile sulla terra, in attesa dell’approdo finale, una questione di acuità visiva?

«L’amore mi ha spiegato ogni cosa, l’amore ha risolto tutto per me. Perciò ammiro questo Amore dovunque Esso si trovi»

Canto del Dio nascosto

Che Dio benedica questa donna e la sua lunga vita, oggi giunta al traguardo di un secolo; e soprattutto la accolga, quando sarà la sua ora, dove tutto, persino il male più assurdo avrà una spiegazione e più alcuna possibilità di ferire.

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