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L’amore di Dio per noi è ostinato, estremo e senza calcolo

AGNELLO IN BRACCIO AL PASTORE

Di spetenfia|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 04/11/21

L’amore è una forma quasi esagerata di ostinazione. Non poggia su meccanismi matematici o aziendali, ma reputa tutto, e persino l’ultimo dettaglio, importante.

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.

Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova?

E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». (Lc 15, 1-10)

L’amore di Gesù è così estremo che dà scandalo

“Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».” Il vangelo si apre con lo scandalo suscitato da Gesù agli scribi e farisei. Egli allora per rispondere allo “scandalo”, racconta due parabole divenute famose.

Una sola pecora su cento, una sola moneta su dieci

Una riguarda una pecora su cento, che smarrita viene cercata e ritrovata con gioia dal padrone. L’altra riguarda una moneta su dieci che una donna perdendo cerca affannosamente fino a ritrovarla e a scomodare anche le amiche e le vicine per festeggiarne il ritrovamento.

Effettivamente la prima grande riflessione dovrebbe riguardare il fatto che è quanto mai normale calcolare la possibilità che qualcosa, piccola, centesima, o decima, si perda di ciò a cui teniamo. Potremmo quasi dire che è fisiologico, che fa parte del gioco.

Nessuna perdita è accettabile per il Signore

Eppure a Gesù non sta bene questo ragionamento. Il pastore e la donna dimostrano un’ostinazione che è più grande delle perdite legittime e da manuale di ciò che hanno.

L’amore è una forma quasi esagerata di ostinazione. Non poggia su meccanismi matematici o aziendali, ma reputa tutto, e persino l’ultimo dettaglio, importante.

Una sola persona vale il peregrinare di Dio

Ora, se si gioisce per una pecora, o per una moneta, quanto si dovrebbe gioire per una persona? È questo lo schiaffo interiore che Gesù dà agli scribi e ai farisei: ogni persona, per quanto peccatrice, vale più di una pecora o di una moneta.

E non ha senso amare più una pecora o una moneta rispetto all’ultimo degli uomini. È un fatto di amore e di gioia che raramente chi non sperimenta amore e gioia può capire. E a chi non ha amore e gioia rimane solo un elenco di regole e il dito puntato.

La regola è per l’uomo e non viceversa

Qui non si tratta di negare la Legge ma di non dimenticare che stiamo parlando di volti, persone, storie, e che non ha senso esasperare un errore per rendere valida una regola messa lì esattamente per custodire l’umano di tutti. Si può idolatrare talmente tanto una regola fino a renderla disumana, ma proprio per questo smette di essere giusta.

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