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Suora assediata in strada dal regime comunista di Cuba

Irmã Nadieska Almeida

Irmã Nadieska Almeida via Pensemos Juntos | Facebook

Francisco Vêneto - pubblicato il 20/11/21

“È incredibile che io non possa andare in giro nel mio Paese”, ha dichiarato suor Nadieska al gruppo pro-dittatura comunista che cercava di bloccarla

Il regime comunista di Cuba sta cercando di impedire tutte le manifestazioni popolari che criticano la sua gestione e chiedono soluzioni alla lunga crisi sociale, politica, sanitaria ed economica che affligge l’isola. Per il 15 novembre era convocata la Marcia Civica per il Cambiamento, ispirata dalle manifestazioni storiche dell’11 luglio, segnate dall’intensa repressione del regime.

I mezzi di comunicazione cubani indipendenti hanno intanto denunciato che la polizia, le forze paramilitari chiamate Brigate di Risposta Rapida e il personale del Ministero dell’Interno si sono posti nelle strade delle città cubane per impedire ai cittadini di aderire alla manifestazione.

Il Centro di Denunce della Fondazione Panamericana per la Democrazia (FDP), con sede in Florida (Stati Uniti), ha reso noto che dal 15 novembre sono stati registrati 98 arresti e 131 casi di persone assediate in varie città dell’isola da gruppi legati al regime comunista di Cuba.

Uno dei casi è quello di suor Nadieska Almeida Miguel, superiora delle Figlie della Carità di Cuba. La religiosa ha reso noto via rete sociale che alla fine del pomeriggio del 15 novembre è stata avvicinata da “circa 13 persone” mentre stava uscendo per andare a trovare un’amica.

“Non appena ho messo i piedi sui gradini davanti casa, sono venute nella mia direzione. Mentre arrivavano si chiamavano con grida e fischi… Una donna del gruppo è venuta a chiedere chi di noi era suor Nadieska. Ho risposto: ‘Sono io, perché?’, e la sua risposta è stata: ‘Oggi le è proibito di uscire’. Ho chiesto chi fosse la persona che aveva dato quell’ordine e chi fosse quell’essere che aveva quel potere su di me. Mi è stato risposto che era quello che era stato ordinato”.

Secondo la religiosa, la donna si è dichiarata “rappresentante” del regime comunista di Cuba. Suor Nadieska prosegue: “Cercando di mantenere la calma, ho detto loro: ‘Sono molto spiacente, è impensabile, è incredibile che io non possa andare in giro nel mio Paese. Mi dispiace di quello che vi hanno ordinato su di me, ma uscirò’. Hanno ripetuto lo stesso discorso e io ho mantenuto il mio atteggiamento. Alla fine hanno fatto una telefonata e mi hanno lasciata uscire, ma ovviamente controllata per tutto il tempo”.

La suora ha descritto l’ambiente che ha visto il 15 novembre: “Molti luoghi erano vigilati da militari, poliziotti e agenti in borghese. Ovviamente ci sono stati atti di rifiuto organizzati, persone portate da una città all’altra per gridare, insultare e difendere in modo aggressivo e volgare quelli che li guidano e li manipolano”.

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