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Albino Luciani: “Non abbandonate vostra madre quando sarà vecchia”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/11/21

Il futuro papa Giovanni Paolo I aveva un rapporto speciale con mamma Bortola. Alcuni fatti inediti, svelati in un libro dedicato ad Albino Luciani, raccontano il loro legame

Albino Luciani (Canale d’Agordo, 17 ottobre 1912 – Città del Vaticano, 28 settembre 1978)aveva un rapporto particolare con la mamma Bortola. Fu la donna a tirare su la famiglia a causa della scomparsa prematura del marito, in un momento di grave crisi socio-economica. Correva la prima guerra mondiale, e Bortola divenne il “faro” nella vita del futuro papa Giovanni Paolo I. 

Nicola Scopelliti e Francesco Taffarel nel libro Lo stupore di Dio – Vita di Papa Luciani” (edizioni Ares) ricordano alcuni fatti inediti che testimoniano questo legame speciale tra Albino Luciani e la madre. 

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1) La polmonite, il benefattore e i consigli di mamma Bortola

Albino Luciano Ha circa sei anni quando si ammala di polmonite. Scampa dal grave pericolo per l’assistenza e la premura di un medico militare che appartiene alle truppe accampate nelle vicinanze del paese. Quel medico visita il piccolo malato e subito dopo lascia in fretta l’abitazione. Ritorna poco dopo con la medicina e Albino è salvo. 

Mamma Bortola gli parlava spesso di questo suo sconosciuto benefattore, raccomandandogli anche di pregare per lui. E, diventato vescovo con i ragazzi, dialogava così:

«Non fate piangere la mamma! Tu sei mai stato ammalato, a letto con la febbre, con la polmonite?».

«Sì, una volta».

«Chi ti portava il latte caldo, la medicina, chiamava il dottore?».

«La mamma!».

«E allora; quando la mamma sarà vecchia e farà fatica a camminare, e tu sarai diventato grande, la manderai alla casa di ricovero? No, mi raccomando, falle compagnia a casa tua, circondala d’affetto, di attenzione»

2) Il “peso” che aumenta dopo Caporetto

Nel 1915 nasce Federico, che muore di polmonite dopo pochi mesi. Nel marzo del 1917 viene alla luce Edoardo e nel 1920 Antonia. Durante quegli anni di rivoluzione industriale e dopo Caporetto, gli uomini sono costretti a emigrare, mentre le donne, a casa, lavorano e portano il peso della responsabilità dell’educazione e dell’organizzazione famigliare. 

La donna è considerata l’elemento portante della casa ed è una tragedia quando viene a mancare. Anche in questo contesto possiamo capire come molto spesso Luciani faccia riferimento alla mamma nella sua parola di pastore.

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3) Il denaro per i libri di scuola

La maggiore preoccupazione di mamma Bortola, specie durante e dopo l’invasione del 1917-1918, è quella di riuscire a mettere sulla tavola qualcosa da mangiare per i bambini, anche se per lei si richiede sopportazione e fame.

«Il Signore manda il freddo secondo i piani… e io mi divertivo con poco, la fede in Dio, la preghiera, l’andare in chiesa addolcivano le mie giornate, il levarsi quando ancora fuori faceva scuro… il camminare con gli occhi chiusi e con la mano in quella della mamma… e si era contenti anche nelle giornate critiche, anche quando le fatiche materiali ininterrotte, minute, monotone, sembrano rompere la schiena, svegliando rimpianti e richiamando agli occhi lagrime… e questo era fortezza cristiana, che non impedisce di vedere acuto e lontano… Tutti noi di casa avevamo sempre il sorriso sulle labbra ed abbiamo conosciuto l’infanzia più spensierata e gioiosa. La nostra famiglia aveva poco, assai poco denaro. Ma c’era una certa dignità e la mamma trovava sempre il modo di avere il denaro per comperare i libri di scuola».

4) L’ “eredità” materna: preghiera e senso del dovere

E qui ha avuto un’importanza grande e decisiva la delicata, amorosa e sapiente opera educativa di mamma Bortola, alla quale Albino, nel 1949, dedicherà il suo primo libro, Catechetica in briciole.

Ogni mattina Bortola va nella chiesa parrocchiale di Canale. «Era una donna molto religiosa, e così anche mio padre, senza rinunciare alle sue idee socialiste, ha cominciato ad andare a Messa».

La madre di Albino Luciani gli ha insegnato la volontà e la tenace energia per il senso del lavoro e del dovere. Forse pensando a questo clima di casa e alla felice testimonianza della madre, Albino scriverà:

«È la madre che deve dire al suo piccolo tante cose, pregare brevemente con lui, raccontargli di Gesù Bambino, della Madonna, dell’Angelo custode. Dalle immagini sacre che ci sono a casa, dalla preghiera che vi si fa, dai discorsi che vi si sentono, dal rispetto usato verso i sacerdoti, i fedeli devono sentire continuamente che la religione ha un posto importante nella vita. Il primo libro di religione, che i figli leggono, sono i genitori stessi».

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5) La lettera e la richiesta di perdono

Il 5 marzo 1923 in una lettera alla madre, Albino Luciani scriveva così: 

Cara mamma,

l’altro giorno, quando voi mi avete mandato a Cencenighe a comperare delle medicine, per far più presto mi sono preso la slitta piccola, ma nell’andare fuori montato, mi avevo perso due delle dodici lire.

Voi non sapevate quanto costava la medicina, ed io quando sono arrivato a casa vi ho dato indietro cinque lire mentre la medicina ne costava cinque e io vi ho detto sette. Io non ebbi il coraggio di confessarvelo subito, anzi avevo pensato di tacere.

Ma, un certo ma, mi ferisce la coscienza che da quel giorno in poi non è più tranquilla come prima. Dunque oggi ho pensato tanto e adesso vi confesso la verità, perché come vi ho detto prima la mia coscienza non è tranquilla. Poi ho pensato anche il proverbio che dice: “il peccato confessato è mezzo perdonato”. Spero che come altre volte mi perdonerete anche quest’ultima, e poi siete tanto buona! Se vuole le due lire quando le avrò ve le restituirò.

Col pensiero che mi perdonerete e con la coscienza tranquilla penso a voi.

Vi saluto. Sono vostro aff.mo figlio Albino

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