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India: rapimento e stupro a scopo gravidanza. Anche questa è “surrogata”

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Di Travel Stock|Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 22/11/21

In una citta dell'India una donna è stata trovata moribonda ai bordi di una strada. Chi l'aveva abbandonata lì era convinto fosse morta e del resto a loro non serviva più.
Una coppia sposata di 48 e 42 anni è sotto accusa.

I diversi modi di praticare l’utero in affitto

E’ questione di fascia di prezzo, in fondo. Se hai soldi e accesso ad agenzie evolute in grado di gestire al meglio queste transazioni allora puoi evitare questi effetti collaterali tanto spiacevoli e truci.

L’utero in affitto, come tutti i settori merceologici, conosce diversi livelli di maturità e diversi modi di piazzare il prodotto sul mercato. E’ tragico raccontarla così ma è la verità, durissima, che sta dietro queste pratiche, dalle più asettiche e soft alle più barbariche.

Come per tutti gli ambiti c’è la grande distribuzione, ci sono i discount, i negozi di catene e le boutiques e sempre più lo shop on line.

E poi ci sono quelli che si arrangiano con mezzi grossolani, semplificando il più possibile il processo e cercando di risolvere il tutto in casa propria. Lo scopo è sempre quello: vendere bambini a chi li vuole e non riesce o non ha intenzione di farseli da sé.

India: rapimento a scopo di stupro, concepimento e gravidanza surrogata

Ecco cosa è successo ad una giovane indiana.

Ha solo 19 anni ed è stata trovata incosciente ai bordi di una strada nella città di Ujjain, nel nord-est dell’India.

La credevano morta, così anche chi probabilmente l’ha buttata lì. Del resto non aveva per loro più alcuna utilità.

Ne ha parlato il ‘Times of India’ il 12 novembre scorso.

Era stata venduta a una coppia, marito e moglie, di 48 e 42 anni. Volevano un figlio, il terzo per loro, ma questa volta lo volevano vivo. Gli altri due erano morti e non si conoscono le cause.

Forse per non dover più sopportare una gravidanza, forse per evitarsi la delusione in caso di fallimento, i due hanno pensato che un’altra portatrice di utero, giovane, povera, potesse svolgere questo compito egregiamente, se solo fossero riusciti a farla concepire e a tenerla nascosta abbastanza a lungo. Ma sana e viva, come il figlio che intanto le si formava in grembo, fino alla consegna del prodotto tanto a lungo desiderato.

Dove va a finire l’empatia?

Ha ragione il neuroscienziato italiano, Giacomo Rizzolatti che ha fatto quell’importante scoperta sui neuroni specchio; essi sono il nostro naturale, biologico esercizio di empatia. Come si spiegano allora tanti orrori tra esseri umani se pure biologicamente siamo portati ad immedesimarci? Come si fa allora a considerare una ragazza, una poco più che bambina come un forno da usare per preparare il figlio che si desidera e non vedere, non riconoscere il lei la stessa propria identità e dignità? E nel figlio?

Certo noi abbiamo avuto secoli, anzi millenni di cristianesimo, che ha “inventato” la persona, ma siamo riusciti lo stesso a produrre orrori industrializzati come lo sterminio nazista degli Ebrei, i gulag sovietici, e come tutti i genocidi e le stragi portate avanti con sistematica determinazione in nome di un odio pacifico: l’altro non è niente, non è me, non è persona come me.

Che progresso è questo?

E siamo addirittura riusciti nella nostra mirabile evoluzione e progresso civile a inventare la gravidanza solidale – ossimoro insopportabile; quella cosa per cui una donna sconosciuta “offre” ovuli ad un’altra che ne paga una terza che poi si lascerà impiantare in utero un embrione che crescerà ma non sarà suo figlio.

Sarà l’opera per la quale riceverà dei soldi. Decisamente una versione molto più urbana e a modo. Non siamo brutali come laggiù in India, noi. Qui alle nostre latitudini le cose avvengono tra gentiluomini, con bonifici in entrata e in uscita, con esami diagnostici prima e durante e dopo, con pacchetti all inclusive che bilanciano al meglio comfort, qualità del processo e convenienza economica. Non siamo dei barbari come in India, no? spesso è tutta questione di modi.

E invece no. Non dimentichiamolo che è soprattutto e sempre questione di verità, di sostanza, di persone ridotte a cose e di parole usate per distorcere.

La giovane sopravvissuta e il traffico di esseri umani

Ecco cosa è successo dunque a questa donna giovanissima moribonda ma smisuratamente più fortunata di altre. Le molte altre che per questo non insolito costume in India vengono rapite o comprate, stuprate, messe incinta e costrette a partorire figli che non vedranno più; ma tanto non vedranno più niente perché molte moriranno.

Questa creatura non è morta, non è morta abbastanza in fretta insomma.

Per questo la polizia è arrivata a 5 persone coinvolte in questo caso di maternità surrogata forzata.

All’origine di questo orrore ce n’è un altro, poiché ogni settore ha bisogno del suo approvvigionamento: la ragazza è stata rapita da trafficanti di esseri umani.

La giovane è stata trovata in stato di incoscienza il 6 novembre.

(…) aveva contratto un’infezione dopo aver dato alla luce un bambino attraverso un cesareo. È stata scaricata nell’area di Dewas Gate a Ujjain, Madhya Pradesh, in quelle condizioni dalla coppia una volta che ha partorito un bambino.
Secondo l’assistente del sovrintendente di polizia (ASP) Ravinder Verma, la sopravvissuta è stata trovata in stato di incoscienza e lo ha riacquistato dopo cinque giorni di cure.

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Pagare per un figlio e fingere la gravidanza

C’è un altro dettaglio emerso dai racconti della giovane che si è ripresa dopo 5 giorni da quando è stata soccorsa. La donna che col marito voleva ottenere un figlio da lei, per non insospettire i vicini di casa, ha inscenato una gravidanza, probabilmente imbottendosi i vestiti. La ragazza incinta veniva portata in ospedale per i controlli e durante il tragitto doveva schiacciarsi dietro i sedili. Incinta.

E qui da noi, sempre coi nostri modi cortesi e dialoganti, c’è chi osa proporre di regolamentare la pratica – dicono loro – della “gravidanza solidale” così non ci troveremmo più a doverci scomodare con sentimenti di sdegno davanti a casi come quelli della piccola concepita in Ucraina nel paradiso della surrogata all’occidentale o ai bimbi rimasti stoccati in hotel per colpa del lockdown (mentre è colpa di questo traffico inaccettabile).

Certo, legalizziamola. E così nessuno si farà male. Poiché donne incubatrici e bambini scartati nel processo di produzione è quello che sono: nessuno.

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