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Labourè e la prima apparizione della Madonna della Medaglia Miracolosa

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Deloche Lissac

don Marcello Stanzione - pubblicato il 23/11/21

La mistica francese Caterina Labourè ideò il culto della Medaglia in seguito alla visione. Ecco cosa accadde quel 18 luglio 1930

Il 27 novembre si omaggia la beata Vergine della Medaglia Miracolosa. In questo articolo riportiamo ciò che vide la mistica francese Caterina Labourè (Fain-lès-Moutiers, 2 maggio 1806 – Parigi, 31 dicembre 1876), fondatrice del culto della Medaglia Miracolosa, durante la prima apparizione della Madonna, avvenuta il 18 – 19 luglio 1830. Fu in seguito a quelle apparizioni che la mistica ideò la Medaglia.

Labourè riporta i fatti nei suoi scritti del 1856, ventisei anni dopo la prima apparizione della Madonna visione, su richiesta di padre Aladel e padre Chevalier

18 luglio 1930

Caterina, futura fondatrice della Compagnia delle Figlie della Carità, è novizia in seminario, e scrive nella vigilia della festa di S. Vincenzo. Dopo un’istruzione della direttrice sulla devozione ai Santi e a Maria, ella si corica col forte desiderio di vedere la Santissima Vergine. 

CATALINA LABOURE

“Sorella, sorella”

Così la religiosa scrive nei suoi diari:

Alle 11 e mezzo della sera, mi sentii chiamare per nome: “sorella, sorella”. Mi sveglio, guardo dal lato da cui veniva la voce, cioè dalla parte del passaggio accanto al letto. Vidi un bambino sui quattro o cinque anni, biancovestito che mi dice “vieni alla Cappella, la Santa Vergine vi aspetta (….)”.Lo seguii e irradiava una gran luce ovunque passava. La  mia sorpresa crebbe, quando, giunta alla porta della Cappella, questa si aprì appena il fanciullo l’ebbe toccata con la punta di un dito (….)”. 

“Ecco la vergine Santa”

Prosegue Caterina Labourè, descrivendo la prima apparizione della Madonna della Medaglia Miracolosa:

“Il bambino mi disse: “Ecco la vergine Santa, eccola”. Sentii come un fruscio di una veste di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe. Venne una Signora a sedersi sui gradini dell’altare, dal lato del Vangelo, in una poltrona simile a quella di Sant’Anna, ma quella Signora non era Sant’Anna. (….). Alzai gli occhi in volto alla Vergine e feci un balzo verso di lei, gettandomi in ginocchio e poggiando le mani sulle ginocchia della Santissima Vergine. Quello fu il momento più dolce della mia vita. Ella mi insegnò come regolarmi con il Direttore e come comportarmi nelle mie pene (….). Tornai a dormire verso le due del mattino, ma non riuscii a prendere più sonno”.

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La nuova relazione di Caterina Labourè

Nel 1876, suor Caterina Labourè scrive di nuovo una relazione sulla stessa apparizione, dandoci una visione più completa dell’evento. Due i racconti circa il trattenimento con la Vergine. 

Ne riportiamo uno:

Figlia mia, il Buon Dio vuole affidarti una missione (….), avrai molto da soffrire. Le regole non sono osservate, vi è una grande rilassatezza nelle due Comunità. Dillo a colui che è incaricato di voi (Padre Aladel), sebbene non sia superiore. Fra qualche tempo la Comunità gli sarà affidata in modo particolare. Egli deve fare tutto il possibile per rimettere la regola in vigore. (….). Allorché la regola sarà rimessa in vigore, vi sarà una Comunità che verrò ad unirsi alla tua. Di che la ricevano”. 

Così la religiosa conclude il resoconto:

“Dio le benedirà ed esse vi godranno una grande pace. Sopraggiungeranno grandi mali, il pericolo sarà grande, ma non temete perché la protezione di Dio e di San Vincenzo è sempre su di voi e vi accorderò molte grazie (….). Non sarà così per tutte le Comunità, vi saranno delle vittime (….), Monsignore Arcivescovo morrà, figlia mia la croce sarà disprezzata, il sangue colerà. A questo punto la Santa Vergine aveva dipinta sul viso la sofferenza e non riusciva più a parlare. Ella aggiunse che il mondo intero sarà nella tristezza. Io pensavo fra quanti anni tutto ciò sarebbe successo ed avevo compreso fra quarant’anni”. (….) (Recit autographe de Soeur Catherine, in CLM 1, doc. n° 637, p. 352).

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