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Da Padre Pio alle minacce subite: fatti poco noti sul beato Alberione

ALBERIONE

Public Domain

Il beato Alberione.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 26/11/21

Il fondatore della Famiglia Paolina raccontato in inediti di Famiglia Cristiana e in un libro di Rosario Carello

Annunciò con parole nuove verità antiche. Volle che il Vangelo vestisse i panni della cronaca nutrendo menti e cuori grazie a libri, giornali, cinema e radio: il beato Giacomo Alberione morì il 26 novembre 1971. 

A cinquant’anni di distanza, *Famiglia Cristiana*, fiore all’occhiello della Famiglia Paolina da lui fondata, pubblica uno speciale, in edicola dal 27 novembre, che tratteggia dal punto di vista umano, culturale, spirituale e imprenditoriale la figura di questo sacerdote nato il 4 aprile 1884 a San Lorenzo di Fossano, in provincia di Cuneo.

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Grazie a lui la Bibbia nelle case degli italiani

Nello speciale di Famiglia Cristiana, il cardinale Gianfranco Ravasi approfondisce il legame tra Alberione e la Sacra Scrittura. Afferma Ravasi: «Avviò, prima ancora che ci fosse l’impulso del Vaticano II, una conoscenza diretta della Bibbia, non lesinando sforzi affinché entrasse nelle case degli italiani». 

Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, ne racconta lo stretto rapporto con Giovanni Battista Montini Vengono poi riproposte le testimonianze di chi Alberione lo conobbe da vicino. Ovvero don Giuseppe Zilli, don Leonardo Zega e il noto sacerdote esorcista don Gabriele Amorth

Alberione e quei “feeling” con padre Pio e Chiara Lubich

Luciano Regolo ricostruisce l’incontro vis-à-vis con Padre Pio da Pietrelcina («Si svolse il 3 maggio 1965 in una saletta del convento di San Giovanni Rotondo: pubblichiamo al riguardo i racconti dei testimoni diretti oltre ad alcune tracce scritte, fin qui inedite»). E documenta la profonda stima che di Alberione ebbe la fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich

WEB-SAINT-NOV26-JAMES ALBERIONE © Towarzystwo Świętego Pawła CC

I “dialoghi” con Dio e le minacce subite

Anche le edizioni San Paolo celebrano il beato Alberione, con un libro a cura di Rosario Carello, dal titolo “Il padre del futuro. Don Alberione e la sfida del cambiamento” (Edizioni San Paolo 2021, pp. 176, euro 16,00)

Il libro, disponibile dal 2 dicembre, racconta l’epopea dell’uomo che ha dato alla Chiesa nuovi mezzi per esprimersi, fondando case editrici e giornali, pubblicando libri, producendo film e dischi, programmi radio e TV. E aprendo catene di librerie nel mondo e traducendo la Bibbia in tutte le lingue, fino a diffonderne centinaia di milioni di copie. 

I dialoghi con Dio per i nuovi progetti («Parla col Signore per sapere cosa fare»), ma anche le minacce, i processi, i debiti, le cattiverie subite. 

Il racconto biografico dell’uomo che non hai mai avuto paura della modernità («Mi protendo in avanti», diceva). Mentre il mondo e la Chiesa sono alle prese con un nuovo, impetuoso, travolgente cambiamento d’epoca. 

Carello: così ho conosciuto il beato Alberione

L’esperienza di don Alberione viene raccontata guardando al futuro, andando in cerca del codice genetico di quel carisma che è molto più attuale oggi di quando è nato.

«Ho conosciuto don Giacomo Alberione intorno ai vent’anni – scrive nell’introduzione l’autore del libro, il giornalista Carello -. Me ne parlò una Figlia di San Paolo in libreria. Sul Cooperatore, che furtivamente mi aveva infilato tra i libri appena comprati, avevo letto di questo fondatore della Famiglia Paolina».

«Un prete fondatore di iniziative e di nuovi mezzi per comunicare il Vangelo – prosegue Carello – era una scoperta eccezionale che metteva in ordine tanti aspetti della mia vita, fino a quel punto un po’ scollegati». 

La scoperta della Famiglia Paolina

Carello con i sacerdoti paolini, visitò i luoghi della Famiglia e in particolare quelli di don Alberione. Conobbe ragazze e ragazzi di tutta Italia, «che oggi sono splendide suore, rocciosi sacerdoti, genitori affettuosi che fanno parte dell’Istituto Santa Famiglia. Scoprii che nella mia città (Catanzaro ndr) c’erano anche le suore Pastorelle e mi trovai spesso a pregare nella loro cappella».

In un corso di esercizi spirituali venne a contatto con le Pie Discepole del Divin Maestro. «Mi raccontarono, nel silenzio, il cuore della loro giornata». Cioè «quelle due ore di adorazione eucaristica quotidiana». 

In poco tempo, conclude Carello, «quella Famiglia Paolina di cui fino ad allora avevo visto solo i frutti, senza conoscere chi li realizzava, divenne davvero una famiglia. Soprattutto quando nelle mani del mio vescovo Antonio Cantisani feci la promessa e diventai Cooperatore Paolino».

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