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Secondo Benedetto XVI gli angeli volano e sono più in “basso” di Gesù

BENEDICT XVI

SVEN HOPPE | dpa Picture-Alliance via AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/12/21

5 pensieri del Papa emerito sugli spiriti celesti: più di una volta ha citato l’arcangelo Raffaele

Papa Benedetto XVI e i suoi pensieri sugli angeli: li riportano nell’“Agenda degli angeli 2022Marcello Stanzione con Cecilia Perotti per le edizioni Gribaudi.

In almeno cinque occasioni, durante il suo pontificato, Benedetto XVI ha parlato degli angeli.

1) Gli angeli e il canto 

Nel Discorso dopo il Concerto offerto dal Presidente della Repubblica Italiana, 24 Aprile 2008, ha sostenuto una relazione tra gli spiriti celesti e il canto. 

«Vi è una misteriosa e profonda parentela tra musica e speranza, tra canto e vita eterna: non per nulla la tradizione cristiana raffigura gli spiriti beati nell’atto di cantare in coro, rapiti ed estasiati dalla bellezza di Dio. Ma l’autentica arte, come la preghiera, non ci estranea dalla realtà di ogni giorno, bensì ad essa ci rimanda per “irrigarla” e farla germogliare, perché rechi frutti di bene e di pace».

2) Una questione “gravitazionale”

Nel saluto all’Arcivescovo emerito di Bologna, Cardinal Giacomo Biffi, Joseph Ratzinger si è espresso sulla possibilità che gli angeli volano. E lo ha fatto in questi termini: «Durante la sua prima conferenza mi sono accorto che negli intarsi del mio inginocchiatoio è raffigurato Cristo risorto, circondato da angeli che volano. Ho pensato che questi angeli possono volare perché non si trovano nella gravitazione delle cose materiali della terra, ma nella gravitazione dell’amore del Risorto».

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3) Gli spiriti celesti e il popolo di Israele

Benedetto XVI, nell’Angelus della I Domenica di Quaresima 2009, ha parlato per la prima volta degli angeli come “inviati”. «“Angelo” vuol dire “inviato”. In tutto l’Antico Testamento troviamo queste figure, che nel Nome di Dio aiutano e guidano gli uomini. Basta ricordare il Libro di Tobia, in cui compare la figura dell’angelo Raffaele che assiste il protagonista in tante vicissitudini. La presenza rassicurante dell’angelo del Signore accompagna il popolo di Israele in tutte le sue vicende buone e cattive».

4) Gesù è superiore agli angeli

Sempre in quell’angelus, il Papa emerito ha evidenziato la relazione tra gli angeli e il Signore. «Gli angeli servono Gesù, che è certamente superiore ad essi, e questa sua dignità viene qui, nel Vangelo, proclamata in modo chiaro, seppure discreto. Infatti anche nella situazione di estrema povertà e umiltà, quando è tentato da Satana, egli rimane il Figlio di Dio, il Messia, il Signore».

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5) San Raffaele e l’annuncio del Vangelo

Infine, Benedetto XVI, nell’Omelia dell’Ordinazione di sei vescovi del 29 settembre 2007 in San Pietro, ha parlato dell’arcangelo Raffaele. 

«San Raffaele ci viene presentato soprattutto nel Libro di Tobia come l’angelo a cui è affidata la mansione di guarire. Quando Gesù invia i suoi discepoli in missione, al compito dell’annuncio del Vangelo viene sempre collegato anche quello di guarire. Il buon Samaritano, accogliendo e guarendo la persona ferita giacente al margine della strada, diventa senza parole un testimone dell’amore di Dio. Quest’uomo ferito, bisognoso di essere guarito, siamo tutti noi. Annunciare il Vangelo, significa già di per sé guarire, perché l’uomo necessita soprattutto della verità e dell’amore».

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