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Lorenzo, 370 gr alla nascita, è un vero miracolo: ora può andare a casa

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Michael Dechev|Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 23/12/21

E' nato precipitosamente e troppo, troppo presto. La sua mamma si è trovata ad avere le doglie quando lui era in gestazione solo da 24 settimane. I medici del Mangiagalli lo hanno aiutato in tutti i modi e lui ha mostrato di volercela fare. Ora, raggiunti i 3 kg di peso, può tornare a casa.

La prima difesa della vita è la madre

Non serve mai mettere in competizione la vita della mamma con quella del bimbo, dovremmo ricordarcelo sempre, soprattutto noi pro life.

Non esiste prova più intensa e evidente del fatto che l’una e l’altro siano stretti in un legame spezzando il quale entrambi soffrono, a volte al punto di morirne.

Ricordiamocelo, quando vogliamo dire a tutto il mondo che la vita del feto è già umana, è già personale, è già importante e intoccabile. E’ verissimo, ma lo è anche quella della mamma. Aiutiamo finché è possibile a ricucire questa alleanza.

Un parto troppo prematuro

Chissà cos’avrà provato Elena, la mamma del piccolissimo Lorenzo, quando si è presentata al Mangiagalli di Milano in pieno travaglio. Era solo al quinto mese di gravidanza, poco più di 20 settimane durante le quali il suo bambino aveva fatto quel che gli spettava, ma non di più.

E così è dovuto nascere: troppo presto, troppo precipitosamente, troppo in pericolo. Ma vivo.

I polmoni non sono ancora formati, non può intonare quello strano inno alla vita col quale tutti i neonati in salute irrompono nel mondo dei suoni. Il suo intestino è perforato perché i suoi organi sono ancora in formazione.

Intervento chirurgico eccezionale

Di solito in queste condizioni un bambino soccombe, ma sappiamo anche quanto sempre più la scienza medica e la presenza di supporti tecnologici adeguati possano soccorrere vite tanto fragili.

Eppure non bastano le attrezzature all’avanguardia e gli specialisti più aggiornati: serve sempre un avamposto umano in questa battaglia. Qualcuno che urli “vita, vita!” come i marinai “Terra!” anche quando i segnali sono minimi, quasi invisibili.

E così hanno fatto i chirurghi pediatrici del Policlinico milanese: sono intervenuti subito per rimuovere la parte lesionata del tratto intestinale mettendolo a riposo in modo da permettergli di guarire.

Un ospedale che fa la differenza

“Il nostro ospedale – ha sottolineato Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano – è un centro di riferimento internazionale per i bimbi prematuri e per le gravidanze complesse.

Alla nostra clinica Mangiagalli nascono ogni anno circa 6mila bambini. Se una coppia sta affrontando una gravidanza a rischio, è indispensabile che abbia a disposizione un centro in cui i diversi specialisti lavorano in stretta sinergia”.

Il Sussidiario.net

La forza del piccolo Lorenzo

Tanto più è minuta e instabile la creaturina che vogliamo aiutare tanto più consistente e armato è l’esercito di quelli che le si mettono a difesa. Medici, neonatologi, specialisti di ogni ramo: tutti tesi a sostenere il piccolo Lorenzo e tutti consapevoli della loro impotenza. Tocca a te, piccolo. Facci vedere che cosa hai intenzione di fare.

E Lorenzo si è espresso: sì, voglio vivere, resisto, continuo, rimango aggrappato.

Certo, questa lettura è soprattutto una proiezione adulta: un bimbo tanto piccolo non soppesa né decide lambiccandosi tra diverse opzioni.

Vive e obbedisce allo stato che si ritrova: un battito dietro l’altro, veloci come quelli di un passerotto, un grammo ogni tot giorni, come lottasse al contrario contro la propria non voluta anoressia.

Un mondo invisibile ai più

Lorenzo resiste, cresce e non subisce le molte e probabili complicazioni che colpiscono i grandi prematuri: ai reni, al cuore, al cervello (a rischio emorragico come non mai), agli occhi (la retina in particolare).

Resiste e copre distanze siderali nel suo micromondo; le vede solo chi ha lo strumento giusto, un microscopio di cui si viene dotati ogni volta che si ha a che fare con vite fragili. Mezzo movimento, un sospiro più profondo, un decimo di grammo in più non sudato via.

“la sua incredibile forza di vivere ha permesso a Lorenzo di sconfiggere brillantemente le infezioni causate dalla perforazione intestinale”, ha aggiunto ai microfoni di TgCom 24 Ernesto Leva, direttore della Chirurgia Pediatrica del Policlinico che ha effettuato l’intervento insieme a Francesco Macchini.

 “Per fortuna il neonato non ha sviluppato altre complicazioni come emorragie cerebrali o difficoltà polmonari, tipiche in queste creature di bassissimo peso. Un successo dovuto anche al lavoro svolto dai neonatologi della nostra Terapia Intensiva Neonatale, guidati da Fabio Mosca”.

Ibidem

Una volta raggiunto un peso corporeo sufficiente i chirurghi sono intervenuti di nuovo per riattivare l’attività intestinale messa in letargo.

Tornare a casa, ma più felici

I medici hanno fatto tutto il possibile per sostenere la vita di questo bambino restituendo ai suoi genitori la speranza di un futuro possibile, fatto di normalità ma anche di una gratitudine che forse non avrebbero potuto sperimentare.

Lorenzo a sua volta ha fatto molto per i medici, l’ospedale, i suoi cari e per noi che leggiamo: ha obbedito alla prima grande vocazione che tutti ci interpella, quella a vivere, ad accettare di essere un magnete costretto a puntare il Nord.

“Storie come queste ci fanno re-innamorare ogni volta del nostro lavoro – ha concluso Leva – e non ho difficoltà a sostenere che solo nel nostro ospedale possono succedere questi ‘miracoli’.

Il merito è della professionalità di medici, infermieri, e di tutto il personale che lavora con e per i bambini. Oggi Lorenzo sta bene, è tornato a casa ed è arrivato a superare i 3 chili: anche per questo, per noi rimarrà sempre un supereroe”.

Ibidem

La vita e la sua forza

Ancora una volta sono queste esperienze, più di altre, che ci portano un po’ più in alto, a trovare un punto di vista più largo e profondo, capace di farci godere il panorama dell’esistenza.

Sono questi piccoli, anzi piccolissimi, che nella loro spaventosa fragilità ci mostrano quanto la vita sia un bene in sé stessa, in grado di chiamare a raccolta tutte le nostre forze semplicemente perché sia.

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