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“Gamba dura”: perchè Papa Francesco aveva questo soprannome?

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AFP PHOTO/Bergoglio family

Il giovane s

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/12/21

Bergoglio racconta la sua infanzia. Uno dei primi libri che ha conosciuto da piccolo è stato “Cuore” di Edmondo De Amicis. Glielo leggeva il padre. A Natale usava mangiare i cappelletti in brodo

L’infanzia di “gamba dura” Papa Francesco passa per i cappelletti al brodo, il libro “Cuore”, le partita con la palla di stracci. Lo ha detto a La Repubblicae La Stampa a cui ha concesso, a Casa Santa Marta, una conversazione pre natalizia. 

Il cioccolato da bere

Pochi giorni fa, il Papa ha compiuto 85 anni, e ha ricordato come festeggiava il suo compleanno da bambino. «In casa eravamo cinque fratelli. Oltre a me c’erano Marta Regina, Alberto Horacio, Oscar Adrian e Maria Elena. Il giorno del compleanno era sempre una festa per tutta la famiglia. Venivano i nonni, gli zii… Mia mamma faceva il cioccolato da bere, molto denso».

La pelota de trapo

Papa Francesco ha poi raccontato quali erano i suoi giochi d’infanzia. «Vicino a casa nostra c’era una piccola piazza. Vi arrivavano tre strade e formavano una specie di triangolo. Quello era il nostro campo da calcio. Tutti i ragazzi del quartiere giocavano lì, a volte veniva anche qualche ragazza. Non sempre c’era qualcuno che portava il pallone di cuoio e allora giocavamo con un pallone di stracci, la pelota de trapo. In Argentina il pallone di stracci è diventato un simbolo culturale di quell’epoca, a tal punto che un poeta popolare ha scritto una poesia chiamata Pallone di stracci, e c’è anche un film intitolato Pallone di stracci, che fa vedere questa “cultura” dell’epoca».

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Papa Francesco e il fratello da bambini.

“Gamba dura”

Jorge Bergoglio ha rivelato il soprannome che aveva da bambino. «Mi chiamavano pata dura, letteralmente “gamba dura”: questo soprannome me lo avevano dato perché non ero molto bravo. Allora stavo in porta, dove mi arrangiavo. Fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere ai pericoli che possono arrivare da ogni parte…».

I primi libri

Da bambino, il futuro Papa Francesco, leggeva molti libri. «”I miei genitori avevano la preoccupazione di farci leggere. Ricordo che era uscita una collana di venti volumi, “Il tesoro della gioventù”. La leggevamo insieme, di pomeriggio. In casa non avevamo ancora la televisione. Più volte, dopo cena, papà ci leggeva a voce dei volumi. Ricordo benissimo che ci lesse tutto Cuore di Edmondo De Amicis, e anche oggi ricordo il racconto ‘Sangue romagnolo‘, che mi ha colpito tanto all’epoca».

Borges e Dostoevskij

A De Amicicis fecero seguito autori più “pesanti”. «Fra i primi libri che lessi da giovane ci fu Don Segundo Sombra di Ricardo Güiraldes; e poi i romanzi di Jorge Luis Borges eFëdor Dostoevskij, e le poesie di Friedrich Hölderlin. Quest’ultimo fu per me una seduzione. E poi, nella adolescenza ho letto Anni verdi di Archibald Joseph Cronin. L’ho infine ripreso nella versione italiana, e mi ha aiutato quando ero in seminario a rispolverare la vostra lingua». 

Fyodor Dostoevsky
Dostoevsky.

“Il tesoro della mia infanzia”

Queste letture, ha detto Papa Francesco, «sono state il tesoro della mia infanzia e della gioventù, perché mi hanno trasmesso emozioni forti, indelebili, insieme a quelle che ci leggeva mio padre, a cominciare dal libro Cuore: ricordo che i miei fratelli e io piangevamo spesso commossi quando lo ascoltavamo. Cuore è stata parte della nostra formazione e resta per me un libro indimenticabile. La nonna ci leggeva quaalche capitolo de I promessi sposi, e anche ci aiutava a studiarli a memoria. Recentemente li ho ripresi, perché ogni volta che li apri vi trovi qualcosa di nuovo. Spesso I promessi sposi mio padre ce li recitava a memoria e poi ce li spiegava».

I 400 cappelletti

Il Papa, infine, ha riportato il modo in cui trascorreva il Natale durante l’infanzia in Argentina. «Alcune volte andavamo da una zia, alla sera, perché a Buenos Aires e nella nostra famiglia non c’era in quel tempo l’abitudine di festeggiare la vigilia come oggi. Si festeggiava il 25 di mattina, sempre dai nonni. Ricordo una volta una cosa curiosa: siamo arrivati e la nonna stava ancora facendo i cappelletti, li faceva a mano. Ne aveva fatti 400! Eravamo sbalorditi! Tutta la nostra famiglia era lì: venivano anche zii e cugini. Solo da adolescente ho cominciato a festeggiare un po’ anche la vigilia, a casa di una sorella di mia mamma che abitava vicino».

Sveglia alle 4 e preghiera

Infine Bergoglio ha rilasciato una battuta sull’intervento chirurgico al Policlinico Gemelli, a cui è stato sottoposto cinque mesi fa. 

«Nulla è cambiato nella mia giornata: mi alzo sempre alle 4 di notte e inizio subito a pregare. E poi avanti con gli impegni e appuntamenti vari. Mi concedo solo una breve siesta dopo pranzo».

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