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La beata Ana de los Ángeles, una domenicana dai doni straordinari

SOR ANA

Cicero Moraes-CC BY-SA 4.0-modified-

Salvador Aragonés - Patricia Navas - pubblicato il 10/01/22

Nata in Perù, ricevette la sua vocazione attraverso una visione di Santa Caterina da Siena

Ana Monteagudo Ponce de León nacque ad Arequipa (Perù) nel 1602 in una famiglia di 8 fratelli. Suo padre era spagnolo, la madre di Arequipa. I genitori affidarono la sua educazione alle Domenicane del Monastero di Santa Caterina, in cui rimase dai 3 ai 14 anni.

I genitori decisero poi di farla tornare a casa per farla fidanzare, ma lei aveva altri progetti, e continuò a vivere come faceva in monastero, lavorando e pregando.

Trasformò la sua stanza nel suo luogo di ritiro, e lì ebbe un giorno una visione di Santa Caterina da Siena.

La santa terziaria domenicana del XIV secolo le permise di scoprire che era chiamata a diventare monaca domenicana dicendole:

“Ana, figlia mia, ho preparato quest’abito per te; lascia tutto per Dio; ti assicuro che non ti mancherà nulla”.

Riformatrice della sua comunità

Anche se i suoi genitori si opponevano, entrò nel convento delle Domenicane di clausura in cui aveva trascorso l’infanzia.

Prima come maestra delle novizie e poi come priora, contribuì a riformarlo spiritualmente.

Si dedicò alla preghiera e ricevette doni spirituali straordinari, come predire fatti che dovevano accadere.

Ebbe anche un rapporto speciale con le anime del Purgatorio, un forte interesse per l’evangelizzazione degli indigeni e una grande generosità nei confronti dei bisognosi.

Morì cieca e piena di dolori a muscoli e ossa. Accettò tutto senza lamentarsi perché era volontà di Dio.

Una volta sepolta, dopo dieci mesi il suo corpo venne riesumato, ed era fresco e senza alcun odore.

San Giovanni Paolo II ha beatificato la domenicana peruviana nella sua visita ad Arequipa il 2 febbraio 1985 dicendo:

“Sapeva accogliere tutti quelli che le si rivolgevano, insegnando loro i sentieri del perdono e della vita di grazia. La sua presenza nascosta si fece notare oltre le mura del suo convento, con la fama della sua santità. Aiutò con il suo consiglio e la sua orazione i vescovi e i sacerdoti; accompagnava i viandanti, i pellegrini che giungevano a lei, con la sua preghiera”.

“Tutti hanno trovato in lei un amore vero. I poveri e gli umili trovarono vera accoglienza; i ricchi comprensione che non tralasciava l’esigenza della conversione; i pastori trovarono preghiera e consiglio; gli infermi, sollievo; i tristi, consolazione; i viandanti, ospitalità; i perseguitati, perdono; i moribondi, la preghiera ardente”.

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