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Mava Chou, mamma influencer si suicida. Istigata dall’odio dei followers?

MAVA CHOU

Mava Chou VLOG | Youtube

Annalisa Teggi - pubblicato il 12/01/22

C'era una famiglia che si proponeva come modello virtuale ed è andata in pezzi nella realtà. E ci sono un padre e una madre di 4 figli che da alleati si sono trasformati in accusatori l'uno dell'altro. La violenza degli haters è l'unica risposta agli interrogativi di questo dramma?

Maeva Frossard, nota al pubblico di Youtube come Mava Chou, si è tolta la vita a 32 anni. La nota influencer francese lascia 4 figli. La morte è avvenuta il 22 dicembre, ma la giovane mamma aveva già tentato il suicidio altre 3 volte. Il motivo? Si indaga sull’ondata di odio dei followers dopo la separazione dal marito.

Una vita esposta al pubblico

Era il 2015 quando Mava Chou aprì il suo canale Youtube per raccontare a favore di telecamera la vita domestica della sua famiglia. Accadeva solo 7 anni fa, ma il mondo dei social era ancora in una fase paragonabile al Neolitico rispetto ad oggi. Le macchine da guerra di Ferragnez&Co stavano ancora scaldando i motori.

Oggi i numeri degli influencer sono stellari, si parla di milioni di followers e di fatturati a molti zero.

Nel mondo del web Mava si era costruita nel tempo una platea di followers che secondo i criteri attuali è medio-bassa: 150 mila iscritti al canale Youtube, 90 mila followers su Instagram. (Siamo arrivati a queste unità di misura? Sì).Tanto è bastato perché la notorietà acquisita si trasformasse in un inferno, quando il modello proposto è andato in pezzi.

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Nel 2020 Mava si separa dal marito Adrien. Questa frattura nella vita reale si amplifica a livello mediatico. Gli ex coniugi (e partner nel social businness) si accusano a vicenda, sempre a favore di telecamera. Il pubblico dei followers si trasforma in un valanga di irati haters. Il nuovo compagno di Mava ha raccontato alla TV francese l’impatto dell’odio che ha travolto Mava.

Ho visto la sua discesa agli inferi. Sui social media è stato detto che Maëva era una madre violenta, che i bambini avrebbero avuto accesso a film porno sul mio computer. Siamo stati paragonati a Michel Fourniret (pedofilo e serial killer), a Myriam Badaoui (condannata per sette stupri di bambini a Outreau).

Ho iniziato ad avere paura quando il nome della nostra città è trapelato su internet, le foto della nostra strada sono state nuovamente pubblicate. Qualsiasi persona instabile poteva venire e farci del male. Il problema è che Adrien (Czajczynski, l’ex marito di Maëva) non ha mai smentito queste voci.

Curiosamente, o forse no, il compagno la chiama con il suo nome reale, Maeva e non con il nickname da influencer.

Da modello a bersaglio (di se stessa)

Concita De Gregorio ha commentato la notizia della morte dell’influencer francese, facendo un riferimento azzeccatissimo a un caso italiano:

Ieri Fabio D’Innocenzo, regista, si è scusato per aver risposto in malo modo a un commento critico: “Non credo che Instagram sia un posto adatto a me perché abbraccia la possibilità di soccombere alle proprie vulnerabilità. La mia è l’insicurezza”. Anche la mia, fratello. Così quando non riesco a tacere adotto la seconda regola: esco.

Da Repubblica

Sul caso Mava Chou è stata aperta un’indagine per suicidio istigato dall’odio. Sulle forme pessime e tragiche di bullismo scatenate dal web c’è una letteratura colossale. Sappiamo che è un veleno mortale. Vorrei spostarmi su un sentiero collegato, ma laterale, rispetto a questo tema. E riguarda la vulnerabilità chiamata in causa nella citazione precedente.

Il punto di vulnerabilità di questa vicenda esisteva prima del vomito d’odio rovesciato su Mava. C’è una famiglia che è andata in pezzi. E ci sono un padre e una madre di 4 figli che da alleati si trasformano in accusatori l’uno dell’altro. Questa è già una ferita profonda quando accade nella storia privata di famiglie senza esposizione mediatica. L’aggravante della visibilità è quella di esporre al pubblico giudizio un paradosso insanabile dai protagonisti: l’influencer che uccide il suo prodotto.

Ma la famiglia – di cui si era creato un avatar virtuale – è andata in pezzi nella vita reale.

Non voglio ridurre la responsabilità degli haters in questa vicenda. Ma mi chiedo se quell’odio social non sia stato un altoparlante sguaiato, ferale, cinico di una voce irrisolta dentro questa giovane madre che voleva essere un modello, e ha visto quel modello sgretolarsi così malamente fra le mani. Mava ha ucciso se stessa, sì. L’odio urlatole addosso è stato l’accelerante di una ferita a monte: essere modello, ma non avere un ideale che salva e redime dagli inciampi, dagli errori, dal male.

Famiglie seguite, famiglie che seguono

Come al supermercato, ora se ne trovano di tutti i tipi. C’è il profilo della famiglia ironica, di quella tutta bio, di quella assolutamente imperfetta e disordinata, di quella glamour. Trovati la tua nicchia e avrai il tuo pubblico – recita il mantra.

E della carovana fa parte, ovviamente, una sfilza di prodotti da sponsorizzare e tutti perfettamente tarati sulla nicchia. Tanta abbondanza di famiglie-modello da seguire mi fa pensare per contrasto alla canzone Una buona idea di Niccolò Fabi, in cui ripete molte volte sono orfano.

[orfano] di uno slancio che ci porti verso l’alto,
di una cometa da seguire, un maestro da ascoltare

Siamo un tempo orfano. La premura di esibire una famiglia, la curiosità di mettere il naso virtuale nelle famiglie altrui, nient’altro è se non una esplicita dichiarazione di mancanza. Ho un modello da proporre? Quali sono i miei modelli? – queste sono domande poste da orfani.

Sotto Natale, festa di cui è protagonista la Sacra Famiglia in quel di Betlemme, Amazon ha lanciato urbi et orbi la serie dedicata alla Social Famiglia per eccellenza, i Ferragnez. Orfani del sacro, ci surroghiamo di idoli. Ma quel che emerge chiarissimo in controluce è ciò che la nostra Paola ha fatto notare:

Eppure ciò che in modi insospettati torna fuori e chiede cittadinanza nel mondo dei significati condivisi è un modello di famiglia e di bellezza dei legami fondativi che abbia un che di supremo, ideale, e che se non è inimitabile almeno sia inaccessibile.

Il modello esige imitazione, l’ideale invita alla sequela. E qui la parola chiave è proprio “inaccessibile”. Che è tutt’altro che scoraggiante. La mera imitazione di un modello (che ci ammalia con il subdolo invito “anche tu puoi essere come noi, e se ci riuscirai sarai felice”) ci illude con l’ipotesi che seguendo bene – scimmiottando – il traguardo sia alla portata di tutti. Che traguardo poi?

Amare e amarsi è un traguardo impossibile, in una forma piena ed esauriente. Ecco perché l’unica vera alternativa è la sequela dell’inaccessibile Famiglia di Dio. Ogni madre, ogni padre, ogni famiglia ha sempre il cuore che sanguina un po’, perché vive nel dolore quotidiano di tradire il bene, nel poco e nel tanto. La tentazione più tremenda – se la famiglia umana fosse l’unico modello – sarebbe convincersi che l’amore di cui abbiamo bisogno non esiste.

E invece esiste. Ci cammina sempre davanti, e ci accoglie come i pastori che si scaldarono insieme a Maria, Giuseppe e il Bambino. Seguiamo, cioé siamo in viaggio verso, un ideale vivo ed eterno che custodisce sotto il suo mantello tutte le nostre famiglie.

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