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Come Sant’Antonio ha vinto i suoi demoni – e potete farlo anche voi

THE TORMENT OF SAINT ANTHONY

Public Domain

padre Michael Rennier - pubblicato il 17/01/22

Questo Padre del Deserto ci mostra come affrontare i peccati di ogni giorno

Ho fatto la mia prima Confessione circa dieci anni fa, quando sono stato accolto nella Chiesa cattolica. È stata un’esperienza rivelatrice. Al termine mi sono sentito così sollevato, così perdonato!Uscendo dal confessionale avrei potuto probabilmente camminare sull’acqua!

Ma questo è stato allora, e adesso è un altro momento. Dieci anni dopo, combatto ancora con gli stessi peccati. Le mie mancanze continuano ad accompagnarmi. Sono forse leggermente migliorato, ma la battaglia quotidiana è ancora in atto. Da dieci anni confesso le stesse mancanze. È imbarazzante.

Sembra una frustrazione comune. Tutti noi combattiamo contro i nostri demoni individuali, chi più chi meno. Sono sempre lì, pronti a saltar fuori.

È forse per questo che mi colpisce tanto Sant’Antonio Abate, chiamato anche Sant’Antonio il Grande o Sant’Antonio del Deserto. È stato un uomo che ha dedicato tutta la sua esistenza a superare le proprie mancanze, senza lesinare sforzi. Era disposto a compiere esattamente qualsiasi sacrificio per abbandonare le sue tentazioni abituali.

Antonio era nato in un’agiata famiglia egiziana nell’anno 251. I suoi genitori morirono quando era ancora giovane, lasciandogli una consistente eredità. Antonio sentiva che i suoi beni lo distraevano dal condurre una vita virtuosa, e quindi diede via buona parte delle sue ricchezze, rimanendo solo con ciò che serviva per mantenere se stesso e sua sorella.

Ma ancora non bastava. Antonio sentiva ancora che le sue mancanze avevano ancora il controllo su di lui, e quindi diede via il resto del suo denaro, mise la sorella in convento e lasciò la città per dedicarsi a una vita di preghiera e penitenza, trasferendosi vicino a un vecchio eremo e guadagnandosi rapidamente fama di santità.

Si potrebbe pensare che questi sacrifici lo abbiano aiutato a superare le sue tentazioni, come sembra indicare la sua fama di uomo santo, ma Sant’Ambrogio riferisce che Antonio continuò a lottare con vari fattori: “ricordo della sua ricchezza, cura della sorella, pretese di parentela, amore del denaro, amore della gloria, i vari piaceri della tavola e gli altri agi della vita, e infine la difficoltà di praticare la virtù e il lavoro che richiedeva”.

Antonio rimase irremovibile nel suo proposito di fare qualsiasi cosa per vincere i suoi demoni e intraprese passi ancor più drastici, trasferendosi nel deserto e chiudendosi in una piccola stanza sulla vetta di un monte in totale solitudine. Ambrogio dice che le tentazioni continuavano ad assillarlo anche dopo vent’anni nel deserto, ma non perse mai la speranza.

La mia esperienza è diversa. È molto più simile a far girare ostinatamente le ruote di un’auto in una fossa piena di fango. Dubito sempre e mi arrendo ai miei istinti peggiori.

E allora cos’ha fatto Sant’Antonio che anche noi possiamo imitare?

È andato avanti

Quando leggo della sua vita, mi sembra che avesse il dono della determinazione ad agire. Ha capito che tipo di uomo voleva diventare e si è impegnato subito a questo scopo senza dubbi o errori. Non ha mai accampato scuse e non ha mai tralasciato dei passi del cammino perché troppo difficili. Ha fatto quello che si doveva fare, e se non era abbastanza ha fatto di più, ha cambiato tattica o ha ripensato il suo progetto.

Sospetto che la maggior parte di noi desideri lasciarsi indietro le proprie mancanze ma non sia disposta a intraprendere le azioni necessarie per farlo. Per questo, Antonio è un modello da seguire.

Ha imitato il bene

Antonio si è anche sforzato di cercare il bene per poterlo imitare. Non ha agito senza un progetto. Assisteva alla Messa, imparava dalle persone che ammirava e imitava le persone sante. Una volta ha detto ai pellegrini che erano andati da lui nel deserto: “Se pensate che io sia saggio diventate come me, perché dovremmo imitare il bene. Se fossi venuto io da voi vi avrei imitato, ma visto che siete stati voi a venire da me diventate quello che sono io, perché sono un cristiano”.

Non si è mai arreso

Alla fine, il suo grande segreto è stato il semplice rifiuto di arrendersi. Ci sono stati momenti in cui è sembrato quasi morto per la lotta spirituale o le penitenze. I suoi amici erano preoccupati per lui, ma ha sempre perseverato risultando più forte che mai. Anche se è diventato famoso come santo eremita del deserto, non ha mai smesso di essere tentato dalle sue mancanze e non è mai riuscito a liberarsene del tutto. Sono certo che per lui, come per voi e per me, fosse pesante.

La cosa straordinaria di Antonio è che tecnicamente non ce l’ha mai fatta. Ha combattuto contro i suoi demoni fino alla fine. Questo comporta una lezione per noi: non che il progresso spirituale sia senza speranza, ma che possiamo sempre compiere ulteriori progressi. C’è qualcosa di meglio che ci aspetta dietro l’angolo se siamo abbastanza coraggiosi da coglierlo. I nostri demoni sono sempre lì – siamo esseri umani caduti che non saranno mai perfetti –, ma possiamo sfidare noi stessi ogni giorno.

Antonio morì a 105 anni. Mi chiedo se, guardando alla sua lunga vita, abbia apprezzato il lungo percorso compiuto.

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